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Responsabilità del committente per danni edili

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna dei proprietari di un immobile e della società di gestione al risarcimento dei danni causati a un edificio vicino durante lavori di demolizione. La Corte ha stabilito che la responsabilità del committente, in qualità di custode ai sensi dell’art. 2051 c.c., non viene meno con l’affidamento dei lavori a un’impresa terza. Per escludere la propria responsabilità, il committente deve provare il caso fortuito, ovvero una condotta dell’appaltatore del tutto imprevedibile e inevitabile, prova che in questo caso non è stata fornita.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Responsabilità del committente: quando il proprietario risponde dei danni dell’impresa

La questione della responsabilità del committente per i danni causati a terzi durante l’esecuzione di lavori edili è un tema cruciale nel diritto immobiliare. Chi paga se l’impresa appaltatrice danneggia la proprietà del vicino? Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: affidare i lavori a un’impresa non esonera automaticamente il proprietario dell’immobile dalle proprie responsabilità. Analizziamo insieme questo importante caso.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da lavori di demolizione commissionati dai proprietari di un immobile e dalla società che lo gestiva come motel. Durante le operazioni, l’edificio adiacente di proprietà di un terzo subiva lesioni significative. Il proprietario danneggiato agiva quindi in giudizio per ottenere il risarcimento dei danni sia contro i proprietari dell’immobile sia contro la società di gestione.

In primo grado, il Tribunale rigettava la domanda, attribuendo la colpa esclusiva all’impresa esecutrice dei lavori (rimasta contumace). La Corte d’Appello, tuttavia, ribaltava la decisione, riconoscendo la responsabilità solidale dei proprietari e della società di gestione ai sensi dell’art. 2051 del Codice Civile, condannandoli al risarcimento. Avverso questa sentenza, i soccombenti proponevano ricorso in Cassazione.

La Responsabilità del Committente secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando la decisione della Corte d’Appello. Il punto centrale della sentenza è l’applicazione dell’articolo 2051 c.c., che disciplina il danno da cose in custodia. Secondo la Corte, il proprietario (o chi ha la disponibilità materiale del bene, come la società di gestione in questo caso) è il ‘custode’ dell’immobile e, come tale, ha un dovere di vigilanza e controllo che non viene meno con la stipula di un contratto d’appalto.

Il Dovere di Custodia non si Trasferisce

La Cassazione ha chiarito che la consegna del bene all’appaltatore per l’esecuzione dei lavori non elimina il dovere di custodia e vigilanza del committente. Quest’ultimo rimane responsabile per i danni cagionati a terzi dall’esecuzione dell’opera. La responsabilità del committente è quindi una responsabilità oggettiva, che prescinde da una sua colpa diretta nell’aver scelto o sorvegliato l’impresa.

L’unico modo per il committente di liberarsi da tale responsabilità è dimostrare il ‘caso fortuito’.

Il Caso Fortuito come Unica Esimente

Il caso fortuito rappresenta il limite alla responsabilità oggettiva del custode. Tuttavia, esso non coincide automaticamente con l’inadempimento dell’appaltatore. Per essere considerato tale, il comportamento dell’impresa deve essere imprevedibile e inevitabile, anche a fronte di un costante e adeguato controllo da parte del committente. Nel caso di specie, i ricorrenti non sono riusciti a fornire questa prova liberatoria, limitandosi a richiamare genericamente comportamenti della ditta appaltatrice senza dimostrarne l’eccezionalità e l’imprevedibilità.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha ritenuto infondati tutti i motivi di ricorso. In particolare, ha stabilito che la responsabilità ex art. 2051 c.c. era stata correttamente invocata sin dal primo grado, poiché gli elementi fondamentali (il danno e il nesso con la cosa in custodia) erano presenti negli atti. La Corte ha inoltre specificato che il riferimento della Corte d’Appello alla ‘culpa in vigilando’ era da considerarsi un mero ‘obiter dictum’, un’argomentazione aggiuntiva non essenziale per la decisione, fondata solidamente sulla responsabilità oggettiva da custodia. Di conseguenza, la responsabilità dei proprietari e della società di gestione derivava dalla loro posizione di custodi e dalla disponibilità materiale dell’immobile su cui si svolgevano i lavori, una condizione che genera una situazione di corresponsabilità.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio di grande importanza pratica per chiunque intenda intraprendere lavori di ristrutturazione o costruzione. La responsabilità del committente è un fattore da non sottovalutare. Non è sufficiente scegliere un’impresa e firmare un contratto per sentirsi al riparo da eventuali danni a terzi. È necessario esercitare un controllo attivo sull’andamento dei lavori e assicurarsi che l’appaltatore adotti tutte le misure necessarie per prevenire danni. La decisione sottolinea l’importanza di stipulare adeguate polizze assicurative che coprano non solo la responsabilità dell’impresa, ma anche quella del committente stesso, per tutelarsi da conseguenze economiche anche molto pesanti.

Affidare lavori edili a un’impresa esonera il proprietario dell’immobile (committente) dalla responsabilità per danni causati a terzi?
No. Secondo la sentenza, la consegna del bene all’appaltatore non fa venir meno il dovere di custodia e di vigilanza che grava sul committente. Quest’ultimo resta responsabile per i danni a terzi ai sensi dell’art. 2051 c.c., salvo che provi il caso fortuito.

Cosa deve dimostrare il committente per liberarsi dalla responsabilità per i danni causati dall’appaltatore?
Il committente deve provare il ‘caso fortuito’. Questo non è un semplice inadempimento dell’appaltatore, ma una sua condotta talmente imprevedibile e inevitabile da superare qualsiasi obbligo di controllo e vigilanza da parte del committente stesso. La prova è molto rigorosa.

Il vicino danneggiato può citare in giudizio direttamente la compagnia assicuratrice del proprietario che ha causato il danno?
No. La sentenza chiarisce che, a differenza di quanto avviene nella responsabilità civile auto, non esiste una norma specifica che preveda un’azione diretta del danneggiato nei confronti dell’assicuratore del responsabile. L’azione di garanzia può essere esercitata solo dall’assicurato (il committente) nei confronti della propria assicurazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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