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Responsabilità del committente: appalto e danni a terzi

Un gruppo di società commerciali ha subito danni a seguito della costruzione di una galleria per l’alta velocità. La Corte d’Appello aveva escluso la responsabilità del committente e del progettista, addebitandola solo all’impresa appaltatrice. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha ritenuto la questione di diritto di particolare importanza, in particolare se la progettazione e committenza di un’opera pubblica possa configurarsi come attività pericolosa ai sensi dell’art. 2050 c.c. Pertanto, ha rinviato la causa a una pubblica udienza per una decisione approfondita.

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Responsabilità del committente: appalto e attività pericolosa

La questione della responsabilità del committente per i danni causati a terzi dall’impresa appaltatrice è un tema complesso e di grande attualità, specialmente nel contesto di grandi opere pubbliche. Una recente ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione ha riacceso i riflettori su questo argomento, sollevando un interrogativo di fondamentale importanza: la progettazione e la committenza di un’opera pubblica, come una galleria per l’alta velocità, possono essere considerate un’attività pericolosa ai sensi dell’art. 2050 c.c.?

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine dalla richiesta di risarcimento danni avanzata da un gruppo di società commerciali. Queste ultime lamentavano di aver subito danni strutturali ai propri immobili e pregiudizi alle loro attività commerciali a causa dei lavori di scavo di una galleria sotterranea per una linea ferroviaria ad alta velocità. L’azione legale era stata intentata nei confronti della società committente dell’opera, dell’impresa incaricata della progettazione e della direzione dei lavori, e della società appaltatrice che aveva materialmente eseguito gli scavi.

Le Decisioni dei Giudici di Merito

In primo grado, il Tribunale aveva riconosciuto la responsabilità solidale delle parti convenute, condannandole al risarcimento dei danni quantificati. Tuttavia, la Corte d’Appello, riformando parzialmente la sentenza, ha ribaltato la decisione. I giudici di secondo grado hanno escluso la responsabilità del committente e della società progettista. Secondo la Corte territoriale, l’attività pericolosa, ai sensi dell’art. 2050 c.c., era solo quella materialmente eseguita dall’appaltatore. Il committente, secondo questa interpretazione, risponde solo in casi eccezionali, come la culpa in eligendo (aver scelto un’impresa inadeguata) o in caso di ingerenze dirette e vincolanti nell’esecuzione dei lavori, circostanze non riscontrate nel caso di specie. La responsabilità è stata quindi attribuita esclusivamente all’impresa appaltatrice.

I Motivi del Ricorso e la questione della responsabilità del committente

Le società danneggiate hanno impugnato la sentenza d’appello dinanzi alla Corte di Cassazione, articolando diversi motivi di ricorso. Il punto centrale della loro difesa verteva sulla violazione dell’art. 2050 c.c. Secondo i ricorrenti, la Corte d’Appello avrebbe errato nel non considerare come ‘pericolosa’ l’intera attività, inclusa la fase di committenza e progettazione di un’opera che, per sua natura, comportava rischi significativi di danni a terzi. Si sosteneva che accettare il rischio di causare danni, come previsto nel progetto, dovesse implicare una responsabilità solidale di tutti i soggetti coinvolti, inclusi committente e progettista.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione, con la presente ordinanza interlocutoria, non ha emesso una decisione definitiva sul merito della controversia. Ha, tuttavia, riconosciuto la straordinaria importanza della questione legale sollevata. I giudici hanno evidenziato che il primo motivo di ricorso pone una ‘questione di diritto a rilevanza nomofilattica’.

In altre parole, stabilire se l’attività di progettazione e committenza di un’opera pubblica ad alto impatto possa rientrare nella nozione di ‘attività pericolosa’ dell’art. 2050 c.c. è una questione che richiede una riflessione approfondita e un’interpretazione uniforme per garantire la certezza del diritto. La sua risoluzione avrà impatti significativi su tutti i futuri casi analoghi.

Per questa ragione, la Corte ha ritenuto opportuno rinviare la causa a una pubblica udienza. Questa procedura permetterà una discussione più ampia e un confronto diretto tra le parti e il Pubblico Ministero, al fine di giungere a una sentenza ponderata e di principio.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame lascia in sospeso il giudizio finale, ma segna un passaggio cruciale. La Suprema Corte ha ufficialmente riconosciuto la necessità di chiarire i confini della responsabilità del committente nei grandi appalti. La futura sentenza, che verrà emessa dopo la pubblica udienza, è destinata a diventare un punto di riferimento giurisprudenziale. Stabilirà se il committente di un’opera intrinsecamente rischiosa possa essere chiamato a rispondere dei danni a terzi in solido con l’appaltatore, superando l’interpretazione tradizionale che tende a isolare la responsabilità nella sola fase esecutiva del contratto d’appalto.

In un contratto d’appalto, chi è generalmente responsabile per i danni causati a terzi?
Secondo l’orientamento tradizionale richiamato dalla Corte d’Appello, la responsabilità per i danni a terzi derivati dall’esecuzione di opere appaltate ricade di norma solo sull’appaltatore, in quanto è quest’ultimo a operare in piena autonomia. La responsabilità del committente è un’eccezione, limitata a ipotesi come la colpa nella scelta dell’impresa (culpa in eligendo) o l’aver impartito direttive vincolanti che hanno ridotto l’autonomia dell’appaltatore.

Perché la Corte di Cassazione ha ritenuto questo caso particolarmente importante?
La Corte ha ritenuto il caso importante perché solleva una ‘questione di diritto a rilevanza nomofilattica’. La questione è se l’attività di progettazione e committenza di un’opera pubblica complessa e rischiosa, come una galleria sotterranea, possa essere qualificata come ‘attività pericolosa’ ai sensi dell’art. 2050 c.c., estendendo così la responsabilità anche al committente e al progettista. La risposta a questa domanda avrà un impatto significativo sulla giurisprudenza futura in materia di appalti pubblici.

La Corte di Cassazione ha già deciso chi è il responsabile finale dei danni?
No. Con questa ordinanza, definita ‘interlocutoria’, la Corte non ha deciso il merito della questione. Ha semplicemente riconosciuto la complessità e l’importanza del problema legale e ha disposto che il caso venga discusso in una pubblica udienza. La decisione finale sulla responsabilità delle parti è quindi rinviata a una futura sentenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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