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Responsabilità da contatto sociale: PA e risarcimento

Una società immobiliare ha citato in giudizio un Ente Regionale e un Comune per i danni subiti a causa di vincoli di inedificabilità imposti su terreni oggetto di una convenzione di lottizzazione. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5990/2024, ha qualificato la responsabilità dell’ente pubblico come “responsabilità da contatto sociale”, di natura contrattuale. Ha rigettato i motivi principali del ricorso dell’Ente Regionale, confermando il diritto al risarcimento della società, ma ha accolto il motivo relativo al calcolo degli interessi, stabilendo che decorrono dall’atto di citazione e non dalla data della sentenza.

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Responsabilità da contatto sociale: la P.A. paga per l’affidamento tradito

Quando un’impresa investe basandosi su accordi con la Pubblica Amministrazione, cosa succede se quest’ultima cambia le regole del gioco? La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5990 del 6 marzo 2024, affronta un caso complesso di danno urbanistico, introducendo il fondamentale principio della responsabilità da contatto sociale della P.A. Questa decisione chiarisce che la violazione dei doveri di correttezza e buona fede da parte di un ente pubblico genera un obbligo risarcitorio assimilabile a quello contrattuale, anche in assenza di un contratto formale.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine da due convenzioni di lottizzazione stipulate negli anni ’60 e ’80 tra una società immobiliare e un Comune, finalizzate alla realizzazione di un insediamento turistico. La società si era impegnata a realizzare le opere di urbanizzazione in cambio della possibilità di edificare.

Successivamente, l’Ente Regionale ha imposto un vincolo di inedificabilità su parte dei terreni, stralciando di fatto le aree dal piano urbanistico comunale. Questo ha dato il via a un lungo contenzioso amministrativo e, infine, a una causa civile intentata dalla società immobiliare contro il Comune e l’Ente Regionale per ottenere il risarcimento dei danni subiti. Il Tribunale di primo grado rigettava la domanda, ma la Corte d’Appello, in riforma della prima sentenza, condannava in solido gli enti pubblici a risarcire la società per circa 700.000 euro.

La responsabilità da contatto sociale e le altre questioni in Cassazione

L’Ente Regionale ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali:
1. Domanda nuova in appello (mutatio libelli): L’Ente sosteneva che in primo grado la società avesse chiesto i danni per la lesione del diritto soggettivo a costruire (ius aedificandi), mentre in appello avesse fondato la pretesa sulla lesione dell’interesse legittimo a partecipare al procedimento di modifica urbanistica.
2. Violazione dell’onere della prova: Secondo il ricorrente, la Corte d’Appello avrebbe erroneamente utilizzato la Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) per sopperire alle mancanze probatorie della società.
3. Difetto di motivazione: La Corte d’Appello non avrebbe adeguatamente motivato perché la domanda non fosse da considerarsi nuova.

Anche il Comune e la Società Immobiliare hanno presentato ricorsi incidentali, contestando rispettivamente la giurisdizione del giudice ordinario e il calcolo degli interessi e del lucro cessante.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato e deciso su tutti i ricorsi, fornendo chiarimenti cruciali.

In primo luogo, ha rigettato il motivo relativo alla domanda nuova. I giudici hanno osservato che la questione della mancata partecipazione al procedimento amministrativo era già emersa in primo grado, come parte del complesso dei fatti di causa. Pertanto, non si è trattato di introdurre un tema d’indagine nuovo, ma di valorizzare un aspetto già presente nel dibattito processuale. La causa petendi non è stata radicalmente mutata.

Anche il secondo motivo, riguardante la CTU, è stato respinto. La Corte ha chiarito che il consulente tecnico può acquisire documenti, specialmente se provenienti da fonti pubbliche, per verificare tecnicamente le affermazioni delle parti, a condizione che ciò avvenga nel rispetto del contraddittorio. Nel caso di specie, l’attività del CTU si è innestata su documenti già prodotti e ha coinvolto i consulenti di parte, risultando quindi legittima e non sostitutiva dell’onere probatorio della società.

Il punto centrale della decisione riguarda la qualificazione della responsabilità. La Corte ha stabilito che la vicenda non rientra nella classica responsabilità extracontrattuale (art. 2043 c.c.), ma nella cosiddetta responsabilità da contatto sociale. Questo tipo di responsabilità, di natura contrattuale, sorge quando la P.A., con il suo comportamento, viola l’affidamento che i privati hanno riposto nella sua correttezza e buona fede. L’obbligazione non deriva da un contratto, ma da un “fatto idoneo a produrla in conformità dell’ordinamento giuridico” (art. 1173 c.c.).

Proprio sulla base di questa qualificazione, la Corte ha accolto il secondo motivo del ricorso incidentale della società immobiliare. Poiché si tratta di responsabilità contrattuale, gli interessi legali sul danno non decorrono dalla data della sentenza (come per i debiti di valore puri), ma dalla costituzione in mora, che in questo caso coincide con la notifica dell’atto di citazione di primo grado (art. 1219 c.c.).

Infine, sono stati rigettati gli altri ricorsi, inclusi quelli sulla giurisdizione (ormai coperta da giudicato implicito) e sulla liquidazione del lucro cessante, ritenuta correttamente motivata dalla Corte d’Appello come generica e non provata.

Le Conclusioni

L’ordinanza ha cassato la sentenza d’appello limitatamente al punto sulla decorrenza degli interessi, rinviando alla stessa Corte d’Appello in diversa composizione per la rideterminazione. La decisione è di grande importanza perché rafforza la tutela dei cittadini e delle imprese nei confronti della Pubblica Amministrazione. Affermare il principio della responsabilità da contatto sociale significa riconoscere che l’azione amministrativa deve essere improntata non solo alla legalità, ma anche ai principi di correttezza e buona fede. Quando questo affidamento viene tradito, la P.A. è tenuta a un risarcimento secondo le regole più stringenti della responsabilità contrattuale, con conseguenze significative, come in questo caso, sul calcolo degli accessori del debito.

Cos’è la responsabilità da contatto sociale della Pubblica Amministrazione?
È una forma di responsabilità che sorge quando la P.A. viola i principi di correttezza e buona fede, ledendo l’affidamento che un privato ha riposto nella sua azione, anche in assenza di un contratto formale. Questa responsabilità è equiparata a quella contrattuale, con regole più favorevoli per il danneggiato.

Quando una domanda può essere considerata ‘nuova’ in appello e quindi inammissibile?
Una domanda è considerata nuova e inammissibile in appello quando introduce un tema di indagine completamente diverso, alterando i fatti costitutivi del diritto fatto valere in primo grado. Non è considerata nuova se si limita a specificare o qualificare diversamente fatti già presenti nel dibattito processuale del primo giudizio.

In caso di responsabilità da contatto sociale, da quando decorrono gli interessi sulla somma liquidata a titolo di risarcimento?
Trattandosi di una responsabilità di natura contrattuale, gli interessi legali sulla somma risarcitoria decorrono non dalla data della sentenza, ma dal momento della costituzione in mora del debitore. Generalmente, questo momento coincide con la notificazione dell’atto di citazione che ha dato inizio al giudizio di primo grado.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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