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Responsabilità da contatto sociale: i limiti del notaio

Una promissaria acquirente ha citato in giudizio un notaio per un’errata iscrizione ipotecaria e un altro professionista per negligenza. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo i confini della responsabilità da contatto sociale. La responsabilità del notaio verso la danneggiata, terza estranea all’atto specifico, è stata qualificata come extracontrattuale e quindi prescritta, non rientrando la signora nella categoria dei “terzi protetti”. La richiesta contro l’altro professionista è stata respinta per assenza di nesso causale.

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Responsabilità da contatto sociale: la Cassazione ne definisce i confini per i notai

La responsabilità da contatto sociale è un istituto giuridico fondamentale che estende le tutele della responsabilità contrattuale anche a situazioni in cui non esiste un vero e proprio contratto. Questo avviene quando tra due soggetti si instaura un rapporto qualificato che impone doveri di protezione. Ma fin dove si spinge questa tutela, specialmente quando l’errore di un professionista, come un notaio, danneggia un terzo? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su questo punto, distinguendo nettamente tra terzi protetti e terzi estranei.

I fatti di causa: un’ipoteca errata e un acquisto sfumato

La vicenda ha origine da un contratto preliminare di compravendita immobiliare. La promissaria acquirente avrebbe dovuto saldare parte del prezzo tramite la permuta di un suo appartamento. Tuttavia, il notaio incaricato di iscrivere un’ipoteca su un immobile adiacente per conto di altri clienti, commette un errore e iscrive l’ipoteca proprio sull’appartamento della promissaria acquirente. Questo errore di fatto blocca la permuta e causa un notevole danno alla donna, che si trova impossibilitata a concludere l’acquisto.

La danneggiata decide quindi di agire in giudizio non solo contro il notaio, ma anche contro un altro professionista che la assisteva, accusandolo di aver ritardato il versamento di una somma destinata alla banca mutuante. I giudici di primo e secondo grado respingono le sue richieste, seppur per motivi diversi.

La questione della responsabilità da contatto sociale del professionista

Il nodo centrale della controversia riguarda la natura della responsabilità del notaio. La ricorrente sosteneva che si trattasse di responsabilità da contatto sociale, con un termine di prescrizione decennale. Secondo questa tesi, pur non avendo un incarico diretto dalla donna per l’iscrizione ipotecaria, il notaio avrebbe dovuto proteggere i suoi interessi in quanto direttamente coinvolti.

La Corte d’Appello, invece, aveva qualificato la responsabilità come extracontrattuale (art. 2043 c.c.), ritenendo la donna una terza estranea all’atto specifico dell’iscrizione ipotecaria. Di conseguenza, il diritto al risarcimento si era estinto per prescrizione quinquennale.

La decisione della Corte di Cassazione: quando il terzo non è ‘protetto’

La Suprema Corte, con la sua ordinanza, ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione dei giudici di merito. I giudici hanno chiarito che la responsabilità da contatto sociale non si applica indiscriminatamente a chiunque subisca le conseguenze riflesse dell’attività di un professionista. Essa è configurabile solo quando il danno deriva dalla violazione di precise regole di condotta imposte dalla legge per tutelare specifici interessi di terzi, i cosiddetti ‘terzi protetti’.

Nel caso specifico, la promissaria acquirente è stata considerata una ‘terza estranea’ rispetto al negozio di iscrizione di ipoteca che il notaio stava compiendo per altri clienti. L’errore ha danneggiato la sua proprietà, ma non nell’ambito di un rapporto qualificato che potesse far sorgere obblighi di protezione assimilabili a quelli contrattuali. Pertanto, la responsabilità rimane nell’alveo di quella extracontrattuale, con il relativo termine di prescrizione più breve.

Le motivazioni della Cassazione

La Corte ha ritenuto che i motivi del ricorso fossero inammissibili in quanto tendevano a una rivalutazione dei fatti già ampiamente esaminati dalla Corte di merito. Quest’ultima aveva correttamente escluso che la ricorrente potesse rientrare nella ‘ristretta categoria di terzi protetti’ idonea a fondare una responsabilità da contatto sociale. Di conseguenza, essendo l’azione di natura extracontrattuale, il termine di prescrizione quinquennale era pacificamente spirato. La Corte ha inoltre sottolineato che il dies a quo, ovvero il momento da cui far decorrere la prescrizione, è quello in cui il danno diventa oggettivamente percepibile, e non la data dell’errore materiale.
Per quanto riguarda la posizione dell’altro professionista, la Cassazione ha confermato la decisione di merito che escludeva il nesso causale tra il suo presunto inadempimento (il ritardo nel pagamento) e il danno lamentato dalla cliente. Le difficoltà economiche della donna derivavano da altre cause, in primis dalla mancata permuta dovuta all’errore del notaio.

Le conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante lezione sui limiti della responsabilità da contatto sociale. Essa non costituisce una garanzia generica per tutti i terzi che subiscono un danno, ma una tutela specifica per coloro i cui interessi sono direttamente protetti dalle norme che regolano una determinata attività professionale. Per i professionisti, ciò rafforza la necessità di una diligenza mirata non solo verso i clienti diretti, ma anche verso quel cerchio definito di ‘terzi protetti’. Per i cittadini, chiarisce che, al di fuori di questo perimetro, la tutela contro gli errori professionali altrui ricade nella responsabilità extracontrattuale, con oneri probatori e termini di prescrizione differenti e più stringenti.

Quando la responsabilità di un notaio per un errore è extracontrattuale anziché da ‘contatto sociale’?
Secondo questa ordinanza, la responsabilità è extracontrattuale quando il soggetto danneggiato è un terzo estraneo allo specifico negozio giuridico che il professionista stava compiendo. La tutela rafforzata del ‘contatto sociale’ non si estende a chiunque subisca un danno di riflesso, ma solo a ‘terzi protetti’ i cui interessi sono specificamente tutelati dalla legge nell’ambito di quell’attività.

Da quale momento inizia a decorrere la prescrizione per un danno da errore professionale?
La prescrizione non inizia a decorrere dal momento in cui l’errore viene commesso, ma dal momento in cui il danno che ne deriva diventa oggettivamente percepibile e riconoscibile dal soggetto danneggiato.

Perché è necessario provare il nesso causale in un’azione di risarcimento?
È fondamentale dimostrare il nesso causale, cioè il legame diretto di causa-effetto tra la condotta illecita del professionista e il danno subito. In assenza di tale prova, come nel caso del secondo professionista coinvolto, la domanda di risarcimento viene respinta perché non è possibile addebitare a quella specifica condotta le conseguenze dannose lamentate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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