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Responsabilità custode giudiziario: analisi Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 1756/2024, ha chiarito la portata della responsabilità del custode giudiziario per i danni causati a terzi dall’immobile affidatogli. Nel caso specifico di un allagamento, la Corte ha stabilito che il custode non può essere esonerato da responsabilità sulla base di una mera ipotesi di un fatto doloso di terzi non provato. La sua posizione implica un dovere di vigilanza e controllo, la cui violazione fa scattare la responsabilità ai sensi dell’art. 2051 c.c., a meno che non fornisca la prova rigorosa del caso fortuito.

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Responsabilità Custode Giudiziario: Doveri e Limiti secondo la Cassazione

L’ordinanza in esame affronta un tema di grande rilevanza pratica: la responsabilità custode giudiziario per i danni che l’immobile affidatogli può causare a terzi. La Suprema Corte fornisce un’interpretazione rigorosa dell’articolo 2051 del codice civile, delineando i confini del dovere di vigilanza e l’onere della prova necessario per escludere la colpa. Il caso, originato da un allagamento, diventa l’occasione per ribadire principi fondamentali sulla custodia e sulla gestione dei beni sotto sequestro.

I Fatti di Causa

Due coniugi citavano in giudizio un geometra, nominato custode giudiziario di un appartamento sovrastante il loro, per ottenere il risarcimento dei danni subiti a causa di un’infiltrazione d’acqua. L’evento dannoso si era verificato mentre l’appartamento da cui proveniva la perdita era disabitato ma sotto la piena disponibilità del custode, che ne deteneva le chiavi da circa due mesi. Il custode, a sua volta, aveva chiamato in causa la propria compagnia assicurativa per essere tenuto indenne da eventuali condanne.

Il Percorso Giudiziario

Il Tribunale di primo grado accoglieva la domanda dei danneggiati, condannando il custode al risarcimento e respingendo la richiesta di manleva verso l’assicurazione. La Corte d’Appello, invece, ribaltava la decisione. I giudici di secondo grado ritenevano che la causa dell’allagamento fosse da attribuire a un “fatto doloso di ignoti”, ovvero alla manomissione dell’impianto idraulico da parte di terzi, escludendo così la responsabilità del custode.

La Decisione della Cassazione sulla Responsabilità del Custode Giudiziario

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dei coniugi danneggiati, cassando con rinvio la sentenza d’appello. Il punto centrale della decisione risiede nella critica alla motivazione dei giudici di merito, i quali avevano fondato il loro convincimento su un’ipotesi non provata.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha evidenziato come la Corte d’Appello abbia commesso un vizio di motivazione, omettendo di considerare fatti storici cruciali e discussi in giudizio. In particolare, non è stata data la giusta rilevanza alla circostanza che il custode giudiziario avesse la disponibilità esclusiva delle chiavi dell’appartamento da quasi due mesi prima dell’evento. Questa “signoria di fatto” sulla cosa è il presupposto della responsabilità oggettiva prevista dall’art. 2051 c.c.

Secondo la Cassazione, la responsabilità per danno da cose in custodia è presunta. Per liberarsene, il custode non può limitarsi a formulare congetture, ma deve fornire la prova positiva del “caso fortuito”. Il caso fortuito può consistere anche nel fatto di un terzo, ma deve essere un evento imprevedibile e inevitabile, la cui esistenza deve essere accertata e non solo ipotizzata.

Nel caso di specie, attribuire la colpa a un generico “fatto doloso di ignoti” sulla base delle sole risultanze di una consulenza tecnica preventiva, senza spiegare perché il custode non potesse prevenire l’evento (ad esempio, chiudendo la valvola centrale dell’acqua in un appartamento disabitato), equivale a svuotare di significato il suo dovere di vigilanza. La Corte ribadisce che il custode, proprio in virtù del suo ruolo, è titolare di un potere-dovere di controllo che lo obbliga ad adottare tutte le misure necessarie per evitare che la cosa causi danni a terzi.

Le Conclusioni

La decisione riafferma un principio cardine: la responsabilità custode giudiziario è una responsabilità aggravata, che si fonda sulla relazione di controllo con il bene. L’esonero da tale responsabilità non può derivare da mere supposizioni, ma richiede la prova rigorosa di un evento esterno che abbia interrotto il nesso causale tra la cosa e il danno. Questa pronuncia serve da monito per tutti coloro che assumono l’incarico di custode giudiziario, sottolineando la serietà e la diligenza richieste nella gestione dei beni altrui. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare i fatti attenendosi a questo fondamentale principio di diritto.

Chi è responsabile per i danni causati da un immobile sotto sequestro giudiziario?
La responsabilità ricade sul custode giudiziario, il quale ha il dovere di vigilanza e controllo sul bene. Questa responsabilità è presunta ai sensi dell’art. 2051 c.c. e si basa sulla sua disponibilità materiale e giuridica dell’immobile.

Come può il custode giudiziario dimostrare di non essere responsabile?
Per essere esonerato dalla responsabilità, il custode deve fornire la prova del “caso fortuito”, ossia un evento imprevedibile e inevitabile che ha causato il danno, interrompendo il nesso di causalità. Una semplice ipotesi, come un presunto atto vandalico non provato, non è sufficiente.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di secondo grado?
La Corte ha annullato la sentenza perché i giudici d’appello avevano basato la loro decisione su una mera ipotesi (il fatto doloso di ignoti) senza prove concrete, omettendo di valutare elementi decisivi come la disponibilità esclusiva delle chiavi da parte del custode e il suo conseguente dovere di vigilanza attiva per prevenire danni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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