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Responsabilità contrattuale: i rischi del fornitore

La Corte di Cassazione si è pronunciata sulla responsabilità contrattuale di più soggetti coinvolti nella fornitura di un impianto di cogenerazione risultato difettoso. La vicenda vedeva un consulente, una società venditrice e un installatore condannati a risarcire i danni agli acquirenti. La Corte ha confermato la decisione di merito, distinguendo le colpe: l’installatore per non aver rilasciato il certificato di conformità, il venditore per aver garantito l’uso di un combustibile che causava guasti, e il consulente per aver fornito pareri tecnici errati e un business plan inattendibile. La sentenza ribadisce l’autonomia delle singole obbligazioni e la piena responsabilità di ogni professionista.

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Responsabilità Contrattuale: Fornitore, Installatore e Consulente Sotto la Lente della Cassazione

In un’operazione commerciale complessa, come l’acquisto e l’installazione di un impianto industriale, le figure professionali coinvolte sono molteplici e le loro obbligazioni si intrecciano. Una recente sentenza della Corte di Cassazione fa luce sulla responsabilità contrattuale di ciascun soggetto – venditore, installatore e consulente – quando il risultato finale è un impianto difettoso e inutilizzabile. Questo caso offre spunti fondamentali sull’importanza della diligenza professionale e sulla chiara definizione dei ruoli.

I Fatti di Causa: Un Progetto Energetico Finito Male

Una società, attiva nel settore delle energie rinnovabili, insieme ai suoi soci, decide di acquistare un impianto di cogenerazione per la produzione di energia. L’operazione viene guidata da un architetto di fiducia che agisce come consulente. Su suo suggerimento, viene acquistato un macchinario da una società specializzata (la venditrice) e la sua installazione e collegamento idraulico vengono affidati a un tecnico installatore.

Dopo l’attivazione, l’impianto manifesta da subito gravi difetti di funzionamento. Un accertamento tecnico preventivo rivela che il macchinario è sovradimensionato, installato senza un progetto specifico e privo del necessario certificato di conformità. Inoltre, non può essere alimentato con il combustibile previsto (olio vegetale) senza subire guasti. Di fronte a questo quadro, gli acquirenti citano in giudizio il consulente, la società venditrice e l’installatore, chiedendo il risarcimento dei danni derivanti dai rispettivi inadempimenti.

La Decisione della Corte di Appello: Ripartizione delle Colpe

Se in primo grado le domande degli acquirenti vengono respinte, la Corte di Appello ribalta la decisione. I giudici di secondo grado riconoscono la fondatezza delle richieste risarcitorie, individuando una specifica responsabilità contrattuale per ciascuno dei convenuti:

* Il consulente (architetto): per aver fornito pareri tecnici errati, non tenendo conto di parametri fondamentali come i costi del combustibile e della manutenzione, e per aver predisposto un progetto e un business plan del tutto inattendibili.
* L’installatore: per aver eseguito l’installazione e il collegamento idraulico in assenza di un progetto esecutivo, impedendo così il rilascio del certificato di conformità e, di conseguenza, del certificato di prevenzione incendi, rendendo l’impianto inutilizzabile.
* La società venditrice: per aver garantito all’acquirente la possibilità di utilizzare come combustibile olio di friggitoria, contrariamente alle indicazioni della casa costruttrice, causando così i guasti al sistema di filtraggio.

La Corte condanna quindi ciascuna parte a risarcire una quota del danno, in base alle proprie mancanze.

La Sentenza della Cassazione e la responsabilità contrattuale

Investita del caso, la Corte di Cassazione rigetta i ricorsi presentati dai tre convenuti, confermando integralmente la sentenza d’appello. La Suprema Corte sottolinea come i giudici di merito abbiano correttamente distinto le posizioni e le responsabilità di ciascuna parte, senza confonderle. La responsabilità contrattuale non è un blocco unico, ma deriva dalle specifiche obbligazioni assunte da ogni professionista nell’ambito del proprio incarico.

La Cassazione chiarisce che ogni figura professionale ha un dovere di diligenza specifico. L’installatore non può essere considerato un mero esecutore materiale, ma ha l’obbligo di verificare la fattibilità tecnica dell’opera. Il venditore è tenuto a garantire che il bene possieda le qualità promesse. Il consulente, infine, deve fornire pareri basati su dati concreti e competenze tecniche adeguate.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte Suprema sono chiare per ogni posizione. Per l’installatore, la mancanza di un progetto esecutivo non era una scusante, ma un motivo per cui avrebbe dovuto rifiutare l’incarico o, quantomeno, avvisare la committenza dell’impossibilità di certificare l’impianto. La sua colpa risiede proprio nell’aver proceduto con i lavori, rendendo l’opera inutilizzabile a causa dell’omessa certificabilità.

Per la società venditrice, la responsabilità deriva direttamente dalla violazione dell’art. 1497 c.c. (mancanza di qualità promesse). Aver confermato la possibilità di usare un combustibile inadatto, in contrasto con le specifiche del produttore, costituisce un inadempimento contrattuale grave, poiché ha inciso direttamente sulla funzionalità del bene venduto.

Infine, per il consulente, la Corte evidenzia una grave negligenza professionale. Aver indirizzato i clienti verso un investimento basato su un business plan palesemente errato e su valutazioni tecniche superficiali integra una chiara violazione degli obblighi derivanti dall’incarico professionale. La mancanza di cognizioni tecniche specifiche non è una scusante, ma un’aggravante della sua colpa.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante monito per tutti i professionisti e le imprese che operano in filiere complesse. Le principali implicazioni pratiche sono:

1. Autonomia delle responsabilità: Ogni professionista risponde per il proprio operato. Non è possibile scaricare la colpa su altri anelli della catena o sulla presunta inesperienza del cliente.
2. Dovere di informazione e rifiuto: Il professionista tecnico (come l’installatore) ha il dovere di segnalare criticità progettuali e, se necessario, di rifiutare l’esecuzione di un lavoro che sa di non poter certificare a norma di legge.
3. Garanzia sulle qualità del bene: Il venditore è vincolato dalle promesse fatte al cliente riguardo le caratteristiche e le prestazioni del prodotto. Affermazioni non veritiere possono fondare una richiesta di risarcimento del danno.
4. Diligenza del consulente: Chi fornisce consulenza professionale deve basare i propri pareri su analisi accurate e dati oggettivi, assumendosi la piena responsabilità delle indicazioni fornite.

Un installatore è responsabile se esegue un lavoro senza un progetto esecutivo fornito dal committente?
Sì, secondo la sentenza, l’installatore è responsabile in quanto avrebbe dovuto segnalare alla committenza l’assenza del progetto e la conseguente impossibilità di rilasciare il certificato di conformità, rifiutandosi eventualmente di eseguire l’opera. Procedere ugualmente lo rende inadempiente.

Quando risponde il venditore di un macchinario per ‘mancanza di qualità promesse’?
Il venditore risponde quando il bene venduto non possiede le qualità specificamente garantite all’acquirente. Nel caso di specie, la responsabilità è sorta perché il venditore aveva assicurato la possibilità di utilizzare un combustibile (olio di friggitoria) che, invece, causava il malfunzionamento dell’impianto.

La condotta superficiale del committente può ridurre la responsabilità del consulente professionale?
No, la Corte ha ritenuto che la presunta superficialità degli acquirenti non attenua la grave negligenza del consulente. Il professionista ha il dovere di svolgere il suo incarico con la massima diligenza e perizia tecnica, indipendentemente dal livello di competenza del cliente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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