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Responsabilità Consob: i limiti del controllo

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 1653/2024, ha chiarito i confini della responsabilità Consob (l’Autorità di vigilanza sui mercati finanziari) in caso di prospetti informativi falsi. La Corte ha stabilito che il controllo dell’Autorità non è una verifica della veridicità intrinseca dei dati, ma si concentra sulla completezza, coerenza e comprensibilità del documento. La responsabilità sorge solo se l’Autorità omette, per negligenza, di agire di fronte a palesi irregolarità o a specifiche segnalazioni, non per il solo fatto che le informazioni si siano poi rivelate false.

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Responsabilità Consob per Prospetti Falsi: La Cassazione Fissa i Paletti

L’investimento in mercati finanziari comporta rischi, ma cosa succede quando le informazioni su cui si basa una scelta si rivelano false? E quale ruolo gioca l’autorità di vigilanza? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato il tema cruciale della responsabilità Consob (l’organo di vigilanza sui mercati italiani) per i danni subiti dai risparmiatori a causa di un prospetto informativo contenente dati non veritieri, delineando con precisione i confini del suo dovere di controllo.

I Fatti del Caso

Un gruppo di investitori aveva acquistato azioni di una società in occasione della sua offerta pubblica di sottoscrizione. Successivamente, a seguito della perdita del capitale investito, avevano citato in giudizio non solo la banca responsabile del collocamento e la società di revisione, ma anche l’autorità di vigilanza finanziaria. L’accusa principale mossa a quest’ultima era di aver omesso la doverosa attività di vigilanza e controllo sul contenuto del prospetto informativo, che a loro dire conteneva dati “falsi e gonfiati” allo scopo di attrarre il pubblico risparmio.

Sia in primo grado che in appello, le domande contro l’autorità di vigilanza erano state respinte. I giudici di merito avevano sostenuto che il controllo dell’organo di vigilanza fosse di natura puramente “estrinseca”, ovvero limitato alla coerenza, completezza e non contraddittorietà delle informazioni, senza implicare una verifica della loro veridicità sostanziale. Gli investitori, insoddisfatti, hanno quindi presentato ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso degli investitori, confermando la decisione della Corte d’Appello. La sentenza ha fornito un’analisi dettagliata ed esaustiva sulla natura e i limiti della responsabilità Consob, stabilendo che questa non può essere ritenuta responsabile per il solo fatto che un prospetto si sia rivelato falso.

L’evoluzione della responsabilità Consob

La Corte ha ripercorso l’evoluzione giurisprudenziale in materia. Se in passato si tendeva a escludere una responsabilità diretta dell’autorità verso i singoli investitori, da decenni la giurisprudenza ha riconosciuto che anche la Pubblica Amministrazione è tenuta a rispettare il principio del neminem laedere (non danneggiare nessuno), sancito dall’art. 2043 del codice civile. Pertanto, anche l’autorità di vigilanza può essere chiamata a risarcire i danni derivanti da un esercizio negligente delle sue funzioni.

Le Motivazioni

Il cuore della decisione risiede nella definizione della natura e dei limiti del potere di controllo sui prospetti informativi. La Corte ha chiarito che l’attività dell’autorità di vigilanza, sebbene fondamentale per la tutela del risparmio e la trasparenza dei mercati, non si traduce in un’assicurazione sulla veridicità di ogni singola informazione contenuta in un prospetto.

La natura del controllo: non è una garanzia di verità

Il controllo esercitato dall’autorità è di tipo estrinseco. L’ordinamento, sia nazionale che europeo (come confermato da direttive e regolamenti successivi ai fatti di causa), richiede all’autorità di verificare tre aspetti fondamentali del prospetto:

1. Completezza: Il documento deve contenere tutte le informazioni richieste dalla legge.
2. Comprensibilità: Le informazioni devono essere presentate in modo chiaro e accessibile agli investitori.
3. Coerenza: Non devono esserci contraddizioni logiche tra le varie parti del prospetto.

Questo approccio non prevede una verifica intrinseca della veridicità dei dati, un’attività che richiederebbe tempi e risorse incompatibili con le esigenze di celerità dei mercati finanziari. Imporre un simile obbligo trasformerebbe l’autorizzazione alla pubblicazione in una sorta di certificazione di merito dell’operazione, un ruolo che non spetta all’autorità.

Quando sorge la responsabilità Consob?

La responsabilità dell’autorità non è esclusa a priori, ma sorge solo a condizioni ben precise. La Corte afferma che si può ravvisare una colpa, e quindi una responsabilità Consob, quando l’attività di verifica non sia stata condotta con la diligenza, la prudenza e la perizia richieste dalla natura dell’incarico. Ciò accade, in particolare, in due scenari:

* Quando la falsità delle informazioni contenute nel prospetto è manifesta e immediatamente riconoscibile.
* Quando l’autorità omette di svolgere i necessari approfondimenti a fronte di specifiche segnalazioni o di gravi indizi di irregolarità.

Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva accertato che l’autorità di vigilanza si era attivata a seguito di una segnalazione, svolgendo un’approfondita istruttoria che, tuttavia, non aveva fatto emergere elementi concreti a supporto del rischio paventato. Di conseguenza, non essendo stata provata una condotta negligente, la domanda di risarcimento è stata correttamente respinta.

Le Conclusioni

La sentenza della Cassazione offre un importante punto di equilibrio. Da un lato, conferma che l’autorità di vigilanza non è un ente infallibile né un garante ultimo della bontà di ogni investimento, tutelandola da una responsabilità oggettiva che ne paralizzerebbe l’attività. Dall’altro, ribadisce che essa è soggetta ai principi generali di responsabilità civile e deve esercitare i suoi poteri con la massima diligenza.

Per gli investitori, il messaggio è chiaro: il prospetto informativo è uno strumento essenziale, ma la sua approvazione da parte dell’autorità non elimina il rischio intrinseco dell’investimento. La tutela risarcitoria nei confronti dell’organo di vigilanza è possibile, ma richiede la prova di una colpa specifica e grave nel suo operato, non bastando la mera scoperta a posteriori della falsità delle informazioni.

L’autorità di vigilanza finanziaria è sempre responsabile se un prospetto informativo si rivela falso?
No. La sua responsabilità non deriva automaticamente dalla falsità del prospetto, ma sorge solo se viene provata una sua colpa specifica, ovvero una condotta negligente nell’esercizio delle sue funzioni di controllo.

Che tipo di controllo deve esercitare l’autorità di vigilanza su un prospetto informativo?
Deve esercitare un controllo primariamente estrinseco, finalizzato a verificare la completezza, la coerenza e la comprensibilità delle informazioni presentate. Non è tenuta a svolgere una verifica intrinseca sulla veridicità di ogni singolo dato contenuto nel documento.

In quali casi può sorgere la responsabilità dell’autorità di vigilanza?
La responsabilità può sorgere quando la falsità delle informazioni è manifesta e palese, oppure quando l’autorità omette di compiere i dovuti approfondimenti e le necessarie verifiche a fronte di specifiche segnalazioni o di gravi e concreti indizi di irregolarità, violando così i suoi doveri di diligenza, prudenza e perizia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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