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Responsabilità collegio sindacale: doveri e oneri

La Corte di Cassazione conferma la sanzione irrogata dall’Organo di Vigilanza a un membro del collegio sindacale di un istituto di credito. La decisione sottolinea la gravità dell’omessa vigilanza attiva, anche su problematiche preesistenti, e ribadisce che la responsabilità del collegio sindacale non è esclusa dalla non vincolatività dei pareri di una banca tutor. L’ordinanza chiarisce che spetta al sindaco sanzionato provare di aver agito senza colpa.

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Responsabilità Collegio Sindacale: Doveri e Onere della Prova

Un’ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce i confini e la gravità della responsabilità del collegio sindacale nelle società bancarie. La decisione analizza in dettaglio i doveri di vigilanza attiva e continua che gravano sui sindaci, chiarendo che la loro responsabilità non viene meno neanche di fronte a situazioni critiche preesistenti o a pareri non vincolanti di altri organi.

I Fatti del Caso: La Sanzione dell’Organo di Vigilanza

La vicenda trae origine da una sanzione amministrativa pecuniaria inflitta dall’Organo di Vigilanza a un membro del collegio sindacale di un istituto di credito cooperativo. Le contestazioni erano gravi e numerose: carenze nei controlli, omesse o inesatte comunicazioni all’autorità di vigilanza e mancato rispetto dei requisiti patrimoniali.
La sanzione faceva seguito a un’ispezione che aveva messo in luce una gestione problematica, già oggetto di precedenti verifiche negative e di un piano di risanamento assistito da una banca “tutor”. Tra i principali addebiti mossi al collegio sindacale, e quindi al singolo membro, figuravano:
– Mancata contabilizzazione di perdite su crediti per 12 milioni di euro.
– Inefficace azione di monitoraggio sui presidi antiriciclaggio.
– Inerzia di fronte a disfunzioni del processo amministrativo-contabile.
– Mancato impedimento alla concessione di nuovi affidamenti, nonostante il parere negativo della banca tutor.

L’Appello e i Motivi del Ricorso in Cassazione

L’ex sindaco impugnava la sanzione dinanzi alla Corte d’Appello, che però respingeva il ricorso, confermando la validità del provvedimento sanzionatorio. La Corte territoriale riteneva provata la condotta omissiva, sottolineando come il collegio sindacale non avesse esercitato una sorveglianza attiva ed efficace sulla gestione dell’ente.
Contro questa decisione, veniva proposto ricorso per cassazione basato su numerosi motivi, tra cui la presunta violazione delle norme sull’onere della prova, l’omesso esame di fatti decisivi e l’errata interpretazione dei doveri imposti ai sindaci. La ricorrente sosteneva, tra le altre cose, di non poter essere ritenuta responsabile per la mancata contabilizzazione delle perdite, in quanto basata su relazioni di una società di outsourcing mai messe a disposizione del collegio.

La Responsabilità del Collegio Sindacale secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarando infondati o inammissibili tutti i motivi sollevati. L’ordinanza offre spunti cruciali per definire la portata della responsabilità del collegio sindacale.

Il Dovere di Sorveglianza Attiva

La Corte ribadisce un principio fondamentale: il ruolo dei sindaci non è meramente formale, ma implica l’assolvimento di un obbligo di sorveglianza attiva, continua, specifica e ad ampio raggio. Questo controllo non riguarda solo la legittimità, ma anche il merito delle delibere del Consiglio di Amministrazione, al fine di garantire il buon funzionamento della struttura. I sindaci devono informare senza indugio l’Organo di Vigilanza di ogni irregolarità gestionale di cui vengano a conoscenza. In questo caso, la Corte ha ritenuto insufficiente l’attività di controllo svolta, che non si era tradotta in un’efficace azione di impulso e monitoraggio per la risoluzione dei problemi.

L’Onere della Prova e la Colpa

Un altro punto centrale della decisione riguarda l’onere della prova. La Cassazione, in linea con la giurisprudenza consolidata, afferma che in materia di sanzioni amministrative vige una presunzione di colpa a carico dell’autore del fatto vietato. Spetta quindi al sindaco sanzionato dimostrare di aver agito senza colpa, ovvero di aver adempiuto diligentemente a tutti gli obblighi imposti dalla normativa.
Non è sufficiente, a tal fine, sostenere che la situazione critica della banca fosse preesistente all’insediamento del collegio o che le informazioni necessarie non fossero state fornite dagli amministratori. I sindaci hanno poteri di controllo e ispezione che devono esercitare attivamente per superare eventuali ostacoli informativi.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha smontato punto per punto le difese della ricorrente. Per quanto riguarda la mancata contabilizzazione delle perdite, ha ritenuto irrilevante la questione delle relazioni dell’outsourcer, poiché la veridicità del dato era confermata da un successivo bilancio infrannuale, non contestato. Sulle carenze in materia di antiriciclaggio, è stato evidenziato come l’azione del collegio sindacale fosse stata tardiva e stimolata solo dalle sollecitazioni dell’OdV. Anche in merito alla concessione di nuovi crediti nonostante il parere negativo della banca tutor, la Corte ha confermato il rilievo, non perché il parere fosse vincolante, ma perché dimostrava l’insufficiente attività di controllo del collegio sindacale, che aveva persino ammesso l’esistenza di “casi sporadici” di finanziamenti deliberati senza il parere necessario. La Corte ha concluso che il ruolo dei sindaci impone un controllo proattivo e sostanziale, non una mera presa d’atto formale, e che spetta a loro provare di aver fatto tutto il possibile per prevenire o segnalare le irregolarità.

Conclusioni: Le Implicazioni per i Sindaci di Società Bancarie

L’ordinanza in esame rappresenta un importante monito per tutti i componenti degli organi di controllo societario, in particolare nel settore bancario. Essa conferma un orientamento rigoroso sulla responsabilità del collegio sindacale, che non può essere elusa invocando carenze informative o situazioni ereditate dal passato. Ai sindaci è richiesto un impegno costante, incisivo e proattivo, supportato da un corretto esercizio dei poteri di ispezione e controllo. La decisione chiarisce che, di fronte a una sanzione dell’autorità di vigilanza, l’inversione dell’onere della prova pone in capo al sindaco il compito di dimostrare la propria diligenza, un compito che richiede una documentazione puntuale e completa della propria attività di vigilanza.

Qual è l’estensione dei doveri di un membro del collegio sindacale di una banca?
Il collegio sindacale ha un obbligo di sorveglianza attiva, continua, specifica e ad ampio raggio. Questo controllo non riguarda solo la legittimità formale, ma anche il merito delle delibere del CdA per garantire il buon funzionamento della struttura amministrativa, con il dovere di informare tempestivamente l’Organo di Vigilanza di ogni irregolarità riscontrata.

Su chi ricade l’onere di provare la propria innocenza in caso di sanzioni amministrative da parte dell’Organo di Vigilanza?
In tema di sanzioni amministrative, l’art. 3 della legge n. 689/1981 pone una presunzione di colpa a carico del soggetto sanzionato. Di conseguenza, spetta a quest’ultimo l’onere di provare di aver agito senza colpa e di aver adempiuto diligentemente a tutti i propri doveri.

È sufficiente per un sindaco dimostrare che i problemi della banca erano preesistenti al proprio incarico per escludere la propria responsabilità?
No, la sentenza chiarisce che la preesistenza dei problemi non esclude la colpa del sindaco. Ai fini dell’esclusione della colpa, rimane irrilevante che la situazione critica della banca fosse preesistente all’insediamento, poiché i sindaci hanno il dovere di agire per risanare e ricondurre alla legalità la situazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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