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Responsabilità collegio sindacale: doveri di controllo

La Corte di Cassazione ha confermato le sanzioni pecuniarie inflitte a due membri del collegio sindacale di una banca per carenze nei controlli. La sentenza sottolinea che la responsabilità del collegio sindacale deriva non da un controllo sul merito delle scelte gestionali, ma dall’omessa vigilanza sull’adeguatezza dell’assetto organizzativo e dei sistemi di controllo interno della società, un dovere fondamentale per prevenire irregolarità e rischi.

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Responsabilità del collegio sindacale: la Cassazione delinea i confini del dovere di controllo

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 15293 del 2024, è tornata a pronunciarsi su un tema di cruciale importanza nel diritto societario e bancario: la responsabilità del collegio sindacale. La decisione chiarisce in modo netto che i sindaci non sono chiamati a giudicare il merito delle scelte imprenditoriali, ma hanno il preciso e inderogabile dovere di vigilare sull’adeguatezza dell’assetto organizzativo e dei sistemi di controllo interno. Un’omissione in questo campo può comportare sanzioni personali significative.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un provvedimento sanzionatorio emesso dall’organo di vigilanza bancaria nei confronti di due membri del collegio sindacale di un istituto di credito. A seguito di accertamenti ispettivi, erano emerse significative carenze nei controlli interni della banca, che avevano portato alla diffusione di prodotti finanziari rischiosi senza le dovute cautele e a ritardi nell’applicazione della normativa antiriciclaggio. L’autorità di vigilanza aveva quindi irrogato una sanzione pecuniaria di 15.000 euro a ciascun sindaco, ritenendoli responsabili per l’omessa vigilanza.

I due professionisti avevano impugnato la sanzione, prima dinanzi al TAR (che dichiarava il proprio difetto di giurisdizione) e poi, in riassunzione, avanti alla Corte di Appello. Quest’ultima, tuttavia, aveva respinto integralmente le loro opposizioni, confermando la legittimità del provvedimento sanzionatorio. I sindaci hanno quindi proposto ricorso per cassazione, basandolo su otto distinti motivi, tra cui vizi procedurali sulla notifica degli atti, carenza di motivazione, violazione del principio di colpevolezza e incompetenza dell’organo di vigilanza.

L’Analisi della Corte e la Responsabilità del Collegio Sindacale

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso in ogni sua parte, offrendo un’analisi dettagliata dei doveri e dei limiti che definiscono la responsabilità del collegio sindacale. Gli Ermellini hanno innanzitutto respinto le censure di carattere procedurale, confermando la correttezza della notifica e la congruità della motivazione dell’atto sanzionatorio.

Il cuore della pronuncia risiede nella definizione del ruolo dei sindaci. La Corte ha ribadito un principio ormai consolidato: i componenti del collegio sindacale sono responsabili a titolo di dolo o colpa per l’omesso o difettoso compimento dei loro doveri di controllo e ispezione. Questa responsabilità non è oggettiva, ma sorge da un comportamento cosciente e volontario.

Il Ruolo Attivo dei Sindaci nel Controllo Interno

La sentenza chiarisce che il dovere di vigilanza dei sindaci non si esaurisce in un controllo formale, ma richiede un approccio proattivo. Essi devono verificare l’adeguatezza e il concreto funzionamento delle procedure aziendali volte a una corretta gestione societaria. Non si tratta di interferire nelle scelte gestionali degli amministratori, ma di assicurarsi che esistano presidi organizzativi e di controllo idonei a prevenire e gestire i rischi.

Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che i sindaci non si fossero attivati per far emergere e rimuovere le gravi anomalie e irregolarità gestionali, come la diffusione di prodotti finanziari rischiosi e le mancanze nella normativa antiriciclaggio. Questa inerzia configura quel “concorso omissivo quoad functione” che giustifica pienamente la sanzione irrogata.

La Distinzione di Competenze tra gli Organi di Vigilanza

Infine, la Cassazione ha respinto la doglianza relativa alla presunta incompetenza dell’organo di vigilanza bancaria, che secondo i ricorrenti avrebbe invaso la sfera di attribuzioni dell’autorità di vigilanza sui mercati finanziari. La Corte ha precisato che le sanzioni riguardavano le carenze nei controlli interni e nell’adeguatezza dell’attività di controllo sulle funzioni societarie, materie che rientrano pienamente nei compiti di vigilanza assegnati all’autorità bancaria.

Le Motivazioni

La decisione della Suprema Corte si fonda su una chiara interpretazione delle norme che regolano il sistema dei controlli societari. Le motivazioni principali possono essere così sintetizzate:
1. Natura della Responsabilità: La responsabilità dei sindaci non è una responsabilità di risultato, ma di mezzi. Essi non rispondono per le perdite patrimoniali della società, ma per non aver adempiuto diligentemente ai propri doveri di vigilanza sull’adeguatezza dell’assetto organizzativo e amministrativo.
2. Principio di Colpevolezza: La sanzione amministrativa richiede un elemento soggettivo, che nel caso di specie è stato individuato nella colpa per l’omessa attivazione di fronte a evidenti indici di criticità gestionale. Non si tratta di una responsabilità oggettiva per fatti altrui.
3. Completezza della Motivazione: Un provvedimento sanzionatorio che riprende gli esiti di un’ispezione non è di per sé carente di motivazione, purché risponda in modo essenziale alle doglianze del soggetto sanzionato, come avvenuto nel caso di specie.
4. Autonomia dei Poteri di Vigilanza: Le competenze dell’organo di vigilanza bancaria in materia di controlli interni sono distinte e non si sovrappongono a quelle dell’autorità di vigilanza sui mercati finanziari in materia di prestazione di servizi di investimento.

Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante monito per tutti coloro che ricoprono cariche negli organi di controllo societari, in particolare nel settore bancario. Viene riaffermato con forza che il ruolo del sindaco non è meramente formale o passivo. Al contrario, esso richiede un impegno costante e proattivo nel verificare che la società sia dotata di un sistema di governance e di controllo interno efficace. L’inerzia di fronte a segnali di allarme non è tollerata e può esporre i professionisti a significative conseguenze sanzionatorie, a tutela della stabilità del sistema e della fiducia degli stakeholder.

Qual è l’esatta natura della responsabilità del collegio sindacale secondo questa sentenza?
La responsabilità del collegio sindacale non consiste nel valutare l’opportunità delle scelte di gestione degli amministratori, ma nel vigilare attivamente sull’adeguatezza dell’assetto organizzativo, amministrativo e contabile della società. Si tratta di una responsabilità per omesso o difettoso compimento dei doveri di controllo, che richiede un elemento soggettivo di dolo o colpa.

I sindaci possono essere sanzionati per irregolarità commesse dagli amministratori o dai promotori finanziari?
Sì, ma non per una responsabilità oggettiva. Sono sanzionabili a titolo di concorso omissivo “quoad functione” se, pur essendo a conoscenza di indici di criticità (come la vendita di prodotti rischiosi senza cautele), non si attivano per esercitare i propri poteri ispettivi e di controllo al fine di far emergere e rimuovere tali irregolarità.

Un atto sanzionatorio è legittimo se la sua motivazione si limita a riprodurre gli esiti di un’ispezione?
Sì, la Corte ha chiarito che un provvedimento sanzionatorio, pur se sostanzialmente riproduttivo degli esiti di un’ispezione, non è considerato insufficientemente motivato per questo solo motivo. È sufficiente che risponda, anche in modo essenziale, alle doglianze mosse dai ricorrenti e non risulti del tutto privo di motivazione o con una motivazione solo apparente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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