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Responsabilità banca per illecito: il cliente cauto

Un cliente viene truffato da un direttore di banca per un investimento mai avvenuto. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 33854/2024, ha escluso la responsabilità della banca, ribaltando la decisione d’appello. La Suprema Corte ha ritenuto decisiva la condotta anomala del cliente, il quale aveva consegnato somme ingenti con modalità non tracciabili e non aveva mai contestato l’assenza delle operazioni sui suoi estratti conto. Tale comportamento ha interrotto il nesso di occasionalità necessaria tra le mansioni del dipendente e il danno subito, esonerando l’istituto di credito da ogni obbligo risarcitorio.

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Responsabilità della Banca per Fatto del Dipendente: Quando la Condotta del Cliente Annulla il Risarcimento

La questione della responsabilità della banca per gli illeciti commessi dai propri dipendenti è un tema di grande attualità. Un cliente che si affida a un funzionario di banca si aspetta professionalità e correttezza. Ma cosa succede se il cliente stesso adotta comportamenti anomali che facilitano una truffa? La Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 33854 del 2024, ha fornito una risposta chiara: la condotta gravemente negligente del cliente può interrompere il nesso causale e, di conseguenza, escludere la responsabilità dell’istituto di credito.

I Fatti: Una Truffa Mascherata da Investimento Sicuro

Il caso ha origine dalla denuncia di un risparmiatore, di professione farmacista, che nel 1996 aveva affidato ingenti somme a un direttore di filiale per due operazioni di investimento che promettevano un rendimento annuo del 10%. Per anni, il rapporto era proseguito sulla base di rinnovi fittizi, fino a quando, nel 1999, il cliente aveva richiesto la restituzione del capitale e degli interessi.

Il direttore, che nel frattempo aveva cambiato istituto di credito, aveva iniziato ad accampare scuse e a procrastinare la restituzione, consegnando infine al cliente degli assegni personali, tratti su un altro conto, che risultarono insoluti. A quel punto, la truffa era evidente: nessun investimento era mai stato effettuato e il direttore si era appropriato indebitamente delle somme.

Il Percorso Giudiziario e l’Altalena sulla Responsabilità della Banca

Il percorso legale è stato complesso. In primo grado, il Tribunale aveva condannato solo il direttore alla restituzione delle somme, escludendo la responsabilità della banca. La motivazione si basava sulla natura ‘privata’ del rapporto tra il cliente e il funzionario, dato che le somme erano state consegnate con modalità anomale e non erano mai transitate sui canali ufficiali dell’istituto.

La Corte d’Appello, tuttavia, aveva ribaltato la decisione, condannando la banca in solido con il suo ex dipendente. Secondo i giudici di secondo grado, la posizione apicale del direttore e l’apparenza di operare per conto della banca erano sufficienti a stabilire il cosiddetto ‘nesso di occasionalità necessaria’ previsto dall’art. 2049 c.c., rendendo l’istituto responsabile per l’illecito del preposto.

Gli Indici di Anomalia: La Svolta Decisiva della Cassazione

La banca ha impugnato la sentenza d’appello dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando che i giudici di merito non avessero dato il giusto peso a evidenti ‘indici di anomalia’ nella condotta del cliente. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, individuando quattro elementi cruciali che avrebbero dovuto allertare qualunque risparmiatore mediamente diligente:

1. Modalità di versamento non tracciabili: Il cliente aveva consegnato le somme tramite assegni personali intestati a sé stesso e poi girati al direttore, anziché effettuare versamenti diretti alla banca.
2. Mancanza di documentazione contrattuale: Non era mai stato firmato alcun contratto di investimento o modulo ufficiale della banca.
3. Assenza di riscontri negli estratti conto: Per anni, il cliente aveva ricevuto estratti conto che non riportavano alcuna traccia degli investimenti o dei relativi rendimenti, senza mai sollevare contestazioni.
4. Accettazione di rimborsi personali: Al momento della richiesta di disinvestimento, il cliente aveva accettato assegni personali del direttore, anziché pretendere un’operazione di restituzione da parte della banca.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha stabilito che la responsabilità della banca ai sensi dell’art. 2049 c.c. non è automatica. È necessario un ‘nesso di occasionalità necessaria’, il quale presuppone che le mansioni del dipendente abbiano reso possibile o agevolato l’illecito. Tuttavia, questo nesso si interrompe quando il danneggiato pone in essere una condotta agevolatrice che presenta connotati di anomalia tali da rivelare, se non una collusione, quantomeno una consapevole acquiescenza alla violazione delle regole.

I giudici hanno chiarito che il tribunale d’appello ha errato nel non considerare l’insieme di queste circostanze. La condotta del cliente non era quella di un investitore prudente, ma di una persona che, consapevolmente o per grave negligenza, ha scelto di operare al di fuori dei canali bancari ufficiali, fidandosi di un rapporto personale con il direttore. Questo comportamento ha avuto un’efficacia causale decisiva nella produzione del danno, al punto da escludere la responsabilità dell’intermediario.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Banche e Investitori

Questa ordinanza rafforza un principio fondamentale: la tutela del risparmiatore non può prescindere da un suo dovere di diligenza e cautela. Per gli investitori, il messaggio è chiaro: operare sempre attraverso i canali ufficiali, esigere documentazione formale per ogni operazione, verificare attentamente gli estratti conto e diffidare di proposte che prevedono modalità di pagamento anomale o rapporti esclusivamente personali con i funzionari.

Per le banche, la sentenza rappresenta un importante precedente che circoscrive la loro responsabilità oggettiva. Sebbene l’istituto di credito abbia il dovere di vigilare sui propri dipendenti, non può essere ritenuto responsabile all’infinito per danni che il cliente ha contribuito a causare con un comportamento palesemente imprudente e anomalo. La decisione invita a una valutazione complessiva dei fatti, in cui anche il comportamento del danneggiato assume un ruolo centrale.

Quando è esclusa la responsabilità della banca per il fatto illecito di un suo dipendente?
La responsabilità della banca è esclusa quando il cliente danneggiato pone in essere una condotta ‘agevolatrice’ con connotati di anomalia, che dimostri una consapevole acquiescenza alla violazione delle regole. Tale comportamento interrompe il nesso di occasionalità necessaria tra le mansioni del dipendente e il danno.

Quali sono considerati ‘comportamenti anomali’ da parte dell’investitore?
Secondo la sentenza, sono indici di anomalia: la consegna di denaro con modalità non tracciabili e al di fuori dei canali bancari (es. assegni personali consegnati al dipendente), la mancata sottoscrizione di contratti o moduli ufficiali, l’assenza di contestazioni a fronte di estratti conto che non riportano le operazioni e l’accettazione di rimborsi tramite strumenti personali del dipendente.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la decisione della Corte d’Appello?
La Corte di Cassazione ha annullato la decisione perché la Corte d’Appello aveva omesso di valutare gli indicatori di anomalia nel comportamento del cliente. Aveva erroneamente attribuito la responsabilità alla banca basandosi solo sull’apparenza di professionalità del direttore, senza considerare che le azioni del cliente erano state decisive nel facilitare la truffa e dimostravano che stava operando su un piano personalistico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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