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Responsabilità avvocato: nesso causale e danno

Un cliente ha citato in giudizio i propri legali per responsabilità professionale, accusandoli di non aver chiamato in causa la società datrice di lavoro in un processo per un infortunio mortale. La Corte d’Appello di Firenze, pur riconoscendo la negligenza degli avvocati, ha respinto la richiesta di risarcimento. La decisione si fonda sulla mancanza del nesso causale tra l’omissione e il danno economico subito dal cliente, poiché la successiva insolvenza della società avrebbe comunque lasciato invariato il suo onere di pagamento.

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Pubblicato il 29 marzo 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità avvocato: quando l’errore non basta per il risarcimento

La responsabilità avvocato è un tema centrale nel rapporto tra professionista e cliente. Ma cosa succede quando un legale commette un errore? È sempre dovuto un risarcimento? Una recente sentenza della Corte di Appello di Firenze chiarisce un punto fondamentale: per ottenere un risarcimento, non basta dimostrare la negligenza del professionista, ma è indispensabile provare il cosiddetto ‘nesso causale’, ovvero che senza quell’errore l’esito della causa sarebbe stato più favorevole. Analizziamo insieme questo caso emblematico.

I Fatti: Infortunio Mortale e Omissione Difensiva

Tutto ha origine da un tragico infortunio sul lavoro con esito mortale. I familiari della vittima avviano una causa di risarcimento danni nei confronti del presidente del consiglio di amministrazione della società datrice di lavoro. Quest’ultimo affida la sua difesa a due legali, i quali, tuttavia, omettono di compiere un passo processuale potenzialmente cruciale: la chiamata in causa della società stessa, quale datrice di lavoro e quindi soggetto potenzialmente co-responsabile.

L’omissione appare ancora più significativa alla luce del fatto che i medesimi avvocati assistevano anche la società, ponendosi in una situazione di potenziale conflitto di interessi. Il processo si conclude con la condanna del solo presidente a un cospicuo risarcimento. Sentendosi danneggiato dalla condotta dei suoi difensori, l’ex presidente decide di agire in giudizio contro di loro per responsabilità avvocato, chiedendo la restituzione di quanto pagato.

La Decisione di Primo Grado e l’Appello

Il Tribunale di primo grado riconosce la negligenza dei legali: essi avevano violato il dovere di informazione, non prospettando al cliente la possibilità di chiamare in causa la società. Ciononostante, la domanda di risarcimento viene respinta. Il motivo? La mancanza della prova del nesso di causalità. Secondo il giudice, anche se la società fosse stata coinvolta, non vi era certezza che il cliente avrebbe ottenuto un risultato migliore. Contro questa decisione, il cliente propone appello.

L’Analisi del Nesso Causale e la Responsabilità Avvocato

La Corte d’Appello si concentra sull’elemento più critico della responsabilità avvocato: il nesso eziologico tra la condotta omissiva e il danno lamentato. Il principio, consolidato in giurisprudenza, è che la responsabilità del professionista sorge solo se si può ragionevolmente affermare, secondo un criterio del ‘più probabile che non’, che il suo corretto adempimento avrebbe portato a un esito favorevole per il cliente. In altre parole, il cliente deve dimostrare che l’errore del legale è stato la causa diretta del suo pregiudizio economico.

Le Motivazioni della Corte d’Appello

La Corte d’Appello di Firenze ha rigettato l’appello, confermando la sentenza di primo grado. La motivazione è un esempio di rigorosa applicazione del ragionamento controfattuale.

Il punto dirimente è stato lo stato di insolvenza in cui la società datrice di lavoro è venuta a trovarsi poco dopo la conclusione del primo giudizio. La Corte ha ragionato così:

1. Condanna in solido: Ammettiamo che gli avvocati avessero correttamente chiamato in causa la società e che questa fosse stata condannata in solido con il presidente. Inizialmente, il debito si sarebbe diviso tra i co-obbligati.
2. Effetto dell’insolvenza: Tuttavia, a causa della successiva e comprovata insolvenza della società, questa non sarebbe stata in grado di pagare la sua quota. L’articolo 1299 del Codice Civile stabilisce che, in caso di insolvenza di un condebitore, la sua quota si ripartisce tra gli altri condebitori solventi.
3. Esito invariato: Di conseguenza, la quota di debito della società insolvente sarebbe stata suddivisa tra gli altri responsabili, incluso il cliente. Alla fine dei conti, egli si sarebbe trovato a pagare una somma sostanzialmente identica a quella che ha effettivamente pagato.

La Corte ha quindi concluso che l’omissione dei legali, sebbene negligente, non ha causato il danno lamentato. Il pregiudizio economico del cliente non è dipeso dall’errore difensivo, ma dalla successiva insolvenza del terzo che avrebbe dovuto essere chiamato in causa. Mancando il nesso causale, la richiesta di risarcimento non poteva essere accolta.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio cruciale in materia di responsabilità avvocato: l’errore professionale non è di per sé sufficiente a fondare un diritto al risarcimento. Il cliente che agisce contro il proprio legale ha l’onere di fornire una prova complessa: deve dimostrare non solo la negligenza, ma anche che, in assenza di tale negligenza, avrebbe concretamente ottenuto un vantaggio patrimoniale. Come dimostra questo caso, eventi esterni e successivi, come l’insolvenza di un terzo, possono interrompere il nesso causale e rendere irrisarcibile un danno che, a prima vista, sembrava una diretta conseguenza dell’operato del professionista.

Quando un avvocato è responsabile per un’omissione difensiva?
Un avvocato è ritenuto responsabile non solo quando commette un’omissione negligente (come non informare il cliente di una possibile strategia difensiva), ma solo se tale omissione ha causato un danno concreto. Il cliente deve provare che, se l’avvocato avesse agito correttamente, l’esito del giudizio sarebbe stato, con alta probabilità, a lui più favorevole.

Perché la Corte ha negato il risarcimento pur riconoscendo l’errore dell’avvocato?
La Corte ha negato il risarcimento perché ha ritenuto assente il ‘nesso causale’. Ha concluso che, anche se l’avvocato avesse chiamato in causa la società, il cliente non avrebbe subito un danno economico inferiore. Questo a causa della successiva e comprovata insolvenza della società, che avrebbe comportato la ripartizione del suo debito sugli altri co-obbligati, lasciando di fatto invariato l’esborso finale del cliente.

Cosa significa ‘prova controfattuale’ nel contesto della responsabilità dell’avvocato?
Significa che per accertare la responsabilità, il giudice deve fare un ragionamento ipotetico. Deve immaginare cosa sarebbe successo se l’avvocato si fosse comportato diligentemente (scenario ‘controfattuale’) e confrontare l’esito di questo scenario ipotetico con l’esito reale. Se l’esito ipotetico fosse stato migliore per il cliente in modo ‘più probabile che non’, allora il nesso causale è provato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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