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Responsabilità avvocato concordato: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 50/2024, ha definito i confini della responsabilità dell’avvocato nel concordato preventivo. Un professionista ha visto respinta la sua richiesta di compenso per l’assistenza in una procedura di concordato, poiché il piano presentato si basava su dati aziendali palesemente inattendibili e modificati strumentalmente. La Corte ha stabilito che il legale non può limitarsi a un controllo formale, ma ha il dovere di garantire la coerenza e l’attendibilità giuridica della proposta, non potendo presentare atti fondati su dati manipolati per superare i requisiti di legge.

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Responsabilità Avvocato Concordato: Quando il Piano si Basa su Dati Inattendibili

La responsabilità dell’avvocato nel concordato preventivo è un tema delicato e di grande attualità, che tocca il cuore della diligenza professionale richiesta al legale che assiste un’impresa in crisi. Con la recente ordinanza n. 50 del 2 gennaio 2024, la Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali, delineando i doveri dell’avvocato non solo come mero redattore di atti, ma come garante della coerenza e della fattibilità giuridica del piano. La pronuncia sottolinea che il professionista non può nascondersi dietro le perizie di altri tecnici quando i dati su cui si fonda la proposta di concordato sono palesemente inattendibili o manipolati.

I Fatti del Caso: Una Richiesta di Compenso Contestata

La vicenda trae origine dalla richiesta di ammissione al passivo fallimentare presentata da un avvocato per il compenso relativo alla sua attività di assistenza in una procedura di concordato preventivo, poi sfociata nel fallimento della società assistita. La curatela fallimentare si era opposta al pagamento, eccependo un grave inadempimento contrattuale da parte del legale.

Secondo la curatela, l’avvocato aveva presentato un piano di concordato fondato su dati palesemente inaffidabili. In particolare, per superare le obiezioni del tribunale e del commissario giudiziale, era stata depositata una modifica del piano in cui il valore del patrimonio immobiliare della società veniva drasticamente ridotto (da quasi 8 milioni a meno di 4 milioni di euro) per far apparire prevalenti le risorse derivanti dalla continuità aziendale rispetto a quelle liquidatorie. Questa operazione, secondo il Tribunale di merito, dimostrava un uso strumentale dei dati contabili, finalizzato a “piegare” la realtà per ottenere l’ammissione alla procedura, configurando un inadempimento dell’avvocato al suo mandato professionale.

La Decisione della Corte e la Responsabilità dell’Avvocato nel Concordato

L’avvocato ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo di non avere le competenze tecniche per valutare la correttezza delle stime di altri professionisti e che il suo ruolo fosse limitato a un controllo sulla conformità formale dell’operato altrui. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile e confermando la decisione del Tribunale.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha stabilito che l’oggetto dell’incarico conferito all’avvocato non era semplicemente il controllo sull’operato di altri tecnici, ma la predisposizione di un atto giudiziario – la domanda di concordato – che fosse fondato su dati attendibili e idoneo a superare il vaglio di ammissibilità.

Il punto centrale della ratio decidendi è che il Tribunale di merito non ha accusato il legale di non aver controllato il lavoro dell’attestatore o dello stimatore, ma di aver egli stesso presentato una domanda e una successiva modifica basate su dati palesemente inattendibili e contraddittori. L’avvocato, secondo la Corte, ha utilizzato in modo strumentale e non veritiero i dati contabili per confezionare una proposta solo formalmente ammissibile, venendo meno al suo dovere di diligenza.

La Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: la veridicità dei dati aziendali è un presupposto di ammissibilità della domanda di concordato che deve esistere fin dall’inizio e non può essere “creata” in corso d’opera attraverso aggiustamenti valutativi. Presentare una modifica del piano basata su una diversa e drasticamente inferiore stima degli stessi beni immobiliari costituisce un inadempimento contrattuale, poiché l’avvocato è responsabile della coerenza e della non manifesta inattendibilità dell’atto giudiziario che presenta.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza traccia una linea netta sulla responsabilità dell’avvocato nel concordato. Il legale non è un semplice passacarte delle perizie altrui, ma un professionista con un dovere di coordinamento e controllo sulla fattibilità giuridica dell’intera operazione. Non può ignorare macroscopiche incongruenze o modifiche strumentali dei dati, anche se provenienti da altri tecnici.

Le implicazioni sono significative:

1. Dovere di controllo sostanziale: L’avvocato deve esercitare un controllo critico sui dati forniti, rifiutandosi di presentare piani basati su valutazioni palesemente contraddittorie o manipolate.
2. Responsabilità per l’atto presentato: Il legale è responsabile dell’atto giudiziario nel suo complesso. La presentazione di una domanda fondata su presupposti falsati costituisce un inadempimento professionale che può compromettere il diritto al compenso.
3. Limite alla fiducia verso altri professionisti: Sebbene non sia richiesta una competenza tecnica specialistica in materia di stime, l’avvocato non può abdicare al proprio ruolo di garante della logicità e coerenza giuridica del piano.

Qual è la responsabilità di un avvocato nella preparazione di un piano di concordato preventivo?
Secondo la Corte, l’avvocato ha la responsabilità di predisporre un atto giudiziario fondato su dati attendibili e giuridicamente ammissibile. Non può limitarsi a un ruolo formale, ma deve garantire la coerenza e la non manifesta inattendibilità della proposta, anche se basata su perizie di altri tecnici.

L’avvocato può giustificarsi affermando di essersi fidato delle perizie di altri professionisti?
No. La Corte ha chiarito che l’avvocato non può esimersi da responsabilità se presenta un piano basato su dati palesemente contraddittori o strumentalmente modificati. Il suo dovere di diligenza include un controllo critico sull’intera operazione per garantirne la fattibilità giuridica, non potendo ignorare evidenti incongruenze.

La veridicità dei dati aziendali è un requisito essenziale per l’ammissibilità del concordato?
Sì. La Cassazione ha ribadito che la veridicità dei dati aziendali è un presupposto di ammissibilità che deve sussistere fin dalla presentazione iniziale della domanda. Non è ammissibile modificare in corso di procedura le attestazioni in modo strumentale per superare le obiezioni del tribunale, poiché ciò mina la credibilità dell’intera proposta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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