LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Responsabilità appaltatore progettista: la Cassazione

Un condominio cita in giudizio l’impresa costruttrice per gravi vizi dell’immobile. L’impresa, a sua volta, chiama in causa il progettista e direttore dei lavori chiedendo di essere manlevata. La Cassazione chiarisce la distinzione tra la responsabilità dell’appaltatore verso il committente (ex art. 1669 c.c.) e quella, di natura contrattuale, nei confronti del progettista. La Suprema Corte rigetta i ricorsi, confermando la ripartizione della responsabilità e la condanna in solido, e spiegando perché i termini di decadenza e prescrizione dell’art. 1669 c.c. non si applicano al rapporto interno tra costruttore e professionista.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Responsabilità appaltatore progettista: come si ripartisce la colpa?

La responsabilità dell’appaltatore e del progettista in caso di gravi difetti costruttivi è un tema centrale nel diritto immobiliare. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto cruciale: la natura del rapporto tra queste due figure professionali e le conseguenze sui termini per far valere i propri diritti. La Corte distingue nettamente l’azione del committente verso il costruttore da quella di rivalsa del costruttore verso il direttore dei lavori.

I Fatti di Causa

Un Condominio conveniva in giudizio l’impresa costruttrice di un edificio per ottenere il risarcimento dei danni derivanti da gravi vizi costruttivi. L’impresa, pur difendendosi, chiedeva di poter chiamare in causa il progettista e direttore dei lavori, ritenendolo il vero responsabile, al fine di essere integralmente manlevata da ogni eventuale condanna.

Il progettista, a sua volta, si costituiva in giudizio eccependo la prescrizione dell’azione nei suoi confronti e chiamando in causa la propria compagnia di assicurazioni per la responsabilità professionale.

L’Iter Processuale

Il Tribunale di primo grado accoglieva la domanda del Condominio, condannando l’impresa costruttrice al risarcimento. Accoglieva anche la domanda di manleva dell’impresa nei confronti del progettista, ma solo per il 50% dell’importo, ritenendo sussistente una corresponsabilità. La Corte d’Appello, successivamente, confermava integralmente la decisione di primo grado, rigettando sia l’appello principale dell’impresa che quello incidentale del progettista. La questione giungeva così dinanzi alla Corte di Cassazione.

Responsabilità appaltatore progettista: la Decisione della Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato entrambi i ricorsi, quello principale del progettista e quello incidentale dell’impresa, fornendo importanti chiarimenti sulla natura delle rispettive responsabilità.

La Natura della Domanda di Manleva tra Appaltatore e Progettista

Il punto focale della decisione riguarda la qualificazione giuridica dell’azione dell’impresa costruttrice contro il direttore dei lavori. La Corte ha stabilito che tale azione non rientra nell’ambito della responsabilità extracontrattuale per gravi difetti (art. 1669 c.c.), che regola il rapporto tra costruttore e committente (o suoi aventi causa).

L’azione di manleva si fonda, invece, sul rapporto contrattuale interno tra l’impresa e il professionista (contratto di prestazione d’opera intellettuale). Di conseguenza, l’impresa fa valere un inadempimento contrattuale del progettista ai suoi obblighi professionali. Questo ha un’implicazione fondamentale: i termini di decadenza (60 giorni dalla scoperta) e prescrizione (un anno dalla denuncia) previsti dall’art. 1669 e 1670 c.c. non si applicano al rapporto tra il costruttore e il progettista. La loro relazione è disciplinata dalle norme generali sull’inadempimento contrattuale e sulla prestazione d’opera intellettuale (artt. 2222 e ss. c.c.).

Il Riparto delle Responsabilità

La Cassazione ha confermato la valutazione dei giudici di merito sulla ripartizione della colpa. I giudici avevano analiticamente esaminato gli elaborati peritali, attribuendo una responsabilità preponderante al progettista per l’inosservanza delle norme sul risparmio energetico, ma senza escludere la colpa dell’impresa per difetti nell’esecuzione materiale dell’opera, come la mancata realizzazione di sistemi di ventilazione previsti.

La Corte ha ritenuto corretto l’uso di un criterio equitativo per determinare il danno derivante dall’inadempimento del progettista, data l’oggettiva difficoltà di scindere con precisione matematica i diversi apporti causali ai vizi complessivi.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato il rigetto del ricorso del progettista chiarendo che il Condominio non aveva alcun onere di denunciare i vizi direttamente a lui, essendo il suo unico interlocutore l’impresa costruttrice. Quest’ultima, agendo in manleva, ha avviato un’azione autonoma per inadempimento contrattuale, non soggetta ai brevi termini di decadenza e prescrizione della garanzia per vizi. Il richiamo all’art. 1670 c.c. (relativo al subappalto) è stato ritenuto erroneo, poiché non applicabile a un contratto d’opera intellettuale.

Per quanto riguarda il ricorso incidentale dell’impresa costruttrice, la Corte ha ritenuto infondate le censure sull’uso del criterio equitativo, ribadendo che, a fronte di una corresponsabilità accertata, il giudice di merito ha correttamente individuato le singole responsabilità, ripartendo il danno in base al diverso peso delle rispettive condotte.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale nella gestione del contenzioso per vizi edilizi. La responsabilità dell’appaltatore e del progettista opera su due piani distinti:
1. Piano Esterno (verso il committente): Qui opera la speciale garanzia per gravi difetti prevista dall’art. 1669 c.c., che tutela il cliente finale con termini specifici.
2. Piano Interno (tra costruttore e professionista): Qui la responsabilità è di natura contrattuale, basata sul mandato professionale conferito. Le contestazioni per errori o inadempimenti seguono le regole ordinarie, non i termini speciali previsti per la garanzia edilizia.

Questa distinzione è vitale per i professionisti del settore: un’impresa costruttrice che intende rivalersi sul progettista deve basare la propria azione sull’inadempimento del contratto d’opera, senza poter opporre o subire le eccezioni di decadenza e prescrizione tipiche dell’art. 1669 c.c.

Quale natura ha l’azione di rivalsa dell’impresa costruttrice nei confronti del progettista per vizi dell’opera?
Ha natura di responsabilità contrattuale. Si basa sull’inadempimento degli obblighi derivanti dal contratto di prestazione d’opera intellettuale tra l’impresa e il professionista, e non sulla norma speciale per gravi difetti (art. 1669 c.c.) che regola il rapporto con il committente.

I termini di decadenza e prescrizione dell’art. 1669 c.c. si applicano nel rapporto tra costruttore e progettista?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che i brevi termini di decadenza (60 giorni) e prescrizione (1 anno) previsti per la denuncia dei vizi da parte del committente non si applicano alla richiesta di manleva che il costruttore avanza nei confronti del direttore dei lavori. A tale rapporto si applicano le norme generali sull’inadempimento contrattuale.

Come viene suddivisa la responsabilità se sia l’appaltatore che il progettista hanno contribuito ai difetti?
Il giudice valuta il contributo causale di ciascuna condotta alla produzione del danno. La Corte ha confermato che, se è impossibile determinare con precisione matematica le singole quote, il giudice può ripartire la responsabilità secondo un criterio equitativo, basandosi sulle risultanze peritali e sulla gravità delle rispettive mancanze.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati