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Responsabilità amministratori srl: quando è esclusa?

Una sentenza del Tribunale di Milano ha escluso la responsabilità degli amministratori di una srl per l’aggravamento del dissesto. La curatela fallimentare aveva accusato i gestori di aver ritardato la messa in liquidazione, ma il giudice ha stabilito che la loro reazione è stata tempestiva, avvenendo subito dopo la perdita del capitale sociale certificata dal bilancio. La decisione sottolinea che la responsabilità amministratori srl sorge solo in caso di inerzia colpevole di fronte a una crisi irreversibile, non per la semplice emersione di difficoltà finanziarie.

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Responsabilità Amministratori SRL: Quando la Gestione della Crisi Non Comporta Condanna

La gestione di una società a responsabilità limitata comporta oneri e doveri precisi, soprattutto quando l’orizzonte si tinge dei colori della crisi. Una recente sentenza del Tribunale di Milano offre un’importante chiave di lettura sulla responsabilità amministratori srl, chiarendo i confini tra una gestione prudente ma sfortunata e una condotta colpevole meritevole di condanna al risarcimento del danno. Il caso analizzato riguarda un’azione promossa da una curatela fallimentare contro gli ex amministratori, accusati di aver aggravato il dissesto della società ritardandone la messa in liquidazione. La decisione del Tribunale, rigettando le domande, stabilisce un principio fondamentale: la responsabilità sorge non alla prima avvisaglia di difficoltà, ma quando, di fronte alla perdita conclamata del capitale, gli amministratori rimangono inerti.

I Fatti di Causa: Un’Azienda di Marketing in Crisi

La vicenda ha origine dal fallimento di una società operante nel settore del marketing. La curatela fallimentare, agendo nell’interesse dei creditori, citava in giudizio gli ex membri del consiglio di amministrazione e il liquidatore, avanzando una serie di pesanti accuse:

1. Ritardata messa in liquidazione: Secondo l’accusa, gli amministratori avrebbero proseguito l’attività d’impresa nonostante la società versasse in una situazione di crisi già dal 2017, aggravando così il passivo fallimentare.
2. Indebita percezione di compensi: Nel corso del 2018, anno in cui la perdita si era aggravata, il CdA avrebbe percepito cospicui compensi, ritenuti illegittimi in quanto distrattivi rispetto al patrimonio destinato a soddisfare i creditori.
3. Concorrenza sleale: Uno dei soci amministratori veniva accusato di aver costituito una nuova società con il medesimo oggetto sociale, sviando la clientela della società ormai decotta.

Sulla base di queste contestazioni, la curatela chiedeva la condanna degli ex amministratori al risarcimento di un danno quantificato in centinaia di migliaia di euro, pari alla differenza tra attivo e passivo fallimentare.

L’Analisi del Tribunale e la Responsabilità degli Amministratori SRL

Il Tribunale ha esaminato nel dettaglio ciascuna delle accuse, giungendo a conclusioni che scagionano gli amministratori. La decisione si fonda su un’attenta analisi dei dati contabili e della cronologia degli eventi.

La Tempistica della Messa in Liquidazione: Un Fattore Decisivo

Il punto cruciale della controversia era stabilire se gli amministratori avessero colpevolmente ritardato lo scioglimento della società. Il Tribunale ha analizzato i bilanci degli anni precedenti al fallimento, osservando che:

– L’esercizio 2016 si era chiuso in sostanziale parità.
– L’esercizio 2017 aveva registrato la prima perdita, ma di entità tale da non erodere il capitale sociale in modo significativo. Sebbene fosse un segnale di allarme, non integrava ancora una causa di scioglimento obbligatoria.

Il Tribunale ha inoltre valorizzato le misure correttive adottate dagli amministratori in quel periodo, come la riduzione dei costi di locazione trasferendo la sede e la diminuzione dei compensi e del costo del personale. La situazione è precipitata solo con il bilancio 2018, che ha certificato una perdita tale da portare il patrimonio netto in territorio negativo. A questo punto, e solo a questo punto, è sorto l’obbligo di agire. Il CdA, nel gennaio 2019, ha prontamente constatato la causa di scioglimento e convocato l’assemblea che, nel febbraio 2019, ha nominato il liquidatore. Secondo il giudice, questa sequenza dimostra una reazione tempestiva e non un’inerzia colpevole.

Compensi e Bancarotta Preferenziale

Anche l’accusa relativa alla percezione dei compensi nel 2018 è stata respinta. Il Tribunale ha ritenuto che, per configurare una responsabilità, la curatela avrebbe dovuto dimostrare che gli amministratori, al momento della percezione, fossero consapevoli che l’attivo sociale non sarebbe stato sufficiente a soddisfare i creditori privilegiati. Mancando tale prova e non essendo ancora la società in uno stato di dissesto conclamato, il pagamento dei compensi non poteva essere considerato illegittimo.

Concorrenza Sleale: Impossibile tra un’Azienda Attiva e una in Chiusura

Infine, l’accusa di concorrenza sleale è stata giudicata infondata. Il giudice ha osservato che la nuova società era stata costituita sul finire del 2018, quando gli amministratori della vecchia avevano già deciso di avviarla alla liquidazione. Affinché vi sia concorrenza, è necessario che due imprese operino attivamente e simultaneamente sul mercato. Se un’impresa ha cessato o sta per cessare definitivamente la propria attività, viene meno il presupposto stesso della concorrenzialità.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della sentenza si concentra sulla distinzione tra la gestione di una crisi aziendale e la condotta illecita che genera una responsabilità degli amministratori srl. Il Tribunale chiarisce che l’obbligo di porre in liquidazione la società non scatta ai primi segnali di difficoltà economica, ma solo quando si verifica una causa di scioglimento legale, come la perdita integrale del capitale sociale. Gli amministratori hanno il dovere di monitorare la salute finanziaria dell’impresa e di adottare misure per fronteggiare le perdite. Finché tali misure vengono intraprese e la situazione non è irreversibilmente compromessa, la prosecuzione dell’attività non costituisce di per sé un illecito. La colpa grave, fonte di responsabilità, si configura solo quando, di fronte all’evidenza contabile della perdita del capitale, gli amministratori omettono di prendere i provvedimenti conservativi imposti dalla legge, ovvero la convocazione dell’assemblea per la ricapitalizzazione o la liquidazione.

Conclusioni

Questa sentenza offre preziose indicazioni pratiche per gli amministratori di SRL. Sottolinea che la legge non punisce il rischio d’impresa, né l’insuccesso di un piano di risanamento. La responsabilità amministratori srl per aggravamento del dissesto è ancorata a un presupposto oggettivo – la perdita del capitale sociale – e a uno soggettivo – l’inerzia colpevole e ingiustificata di fronte a tale evento. La decisione ribadisce l’importanza di una gestione documentata e tempestiva: aver agito prontamente non appena i dati di bilancio hanno certificato la crisi irreversibile ha salvato gli amministratori da una pesante condanna risarcitoria.

Quando sorge per gli amministratori l’obbligo di mettere in liquidazione una SRL in crisi?
Secondo la sentenza, l’obbligo non sorge ai primi segnali di difficoltà, ma solo quando si verifica una causa legale di scioglimento, come la perdita del capitale sociale certificata dal bilancio. Fino a quel momento, gli amministratori possono tentare di risanare l’azienda.

La percezione di compensi da parte degli amministratori durante un periodo di crisi è sempre illegittima?
No. Il Tribunale ha stabilito che la percezione dei compensi è illegittima solo se, al momento del pagamento, gli amministratori sono consapevoli che il patrimonio sociale non sarà sufficiente a soddisfare i creditori privilegiati. Se lo stato di dissesto non è ancora conclamato, i compensi per l’attività svolta sono leciti.

Può esserci concorrenza sleale se un socio fonda una nuova società mentre quella vecchia sta chiudendo?
No. La sentenza chiarisce che il presupposto della concorrenza è che entrambe le imprese siano attive e operanti sul mercato. Se un’impresa sta cessando la propria attività perché avviata alla liquidazione, viene meno la situazione di concorrenzialità e, di conseguenza, non può configurarsi un atto di concorrenza sleale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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