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Responsabilità amministratori non esecutivi: la Cassazione

Un ex amministratore di un istituto di credito contesta una pesante sanzione irrogata dall’Autorità di Vigilanza per carenze gestionali. La Corte di Cassazione ha respinto il suo ricorso, consolidando il principio della responsabilità amministratori non esecutivi. Secondo la Corte, anche in assenza di deleghe specifiche, questi soggetti hanno un dovere attivo di informazione e monitoraggio sulla gestione aziendale. L’ordinanza sottolinea che spetta all’amministratore dimostrare di aver agito con diligenza, e non all’autorità provare la sua colpa.

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Responsabilità Amministratori Non Esecutivi: Dovere di Vigilanza Attiva

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale nel diritto societario e bancario: la responsabilità amministratori non esecutivi non è un concetto formale, ma implica doveri concreti di vigilanza e intervento. La vicenda, che ha visto un ex consigliere di amministrazione di un noto istituto di credito sanzionato dall’Autorità di Vigilanza, offre spunti fondamentali sul ruolo e gli obblighi di chi siede in un consiglio di amministrazione, anche senza avere deleghe operative.

Il Contesto: La Sanzione dell’Autorità di Vigilanza

La questione nasce da una sanzione pecuniaria di oltre 250.000 euro inflitta a un ex membro del consiglio di amministrazione di una banca. L’addebito riguardava quattordici violazioni della normativa bancaria, tra cui carenze nella governance, nei controlli interni e nella gestione del credito. L’amministratore aveva impugnato la sanzione, ma la sua opposizione era stata respinta sia in primo grado che in Corte d’Appello, portando il caso dinanzi alla Corte di Cassazione.

I Motivi del Ricorso e le Difese dell’Amministratore

L’ex consigliere ha basato il suo ricorso su diversi punti, sostenendo principalmente:

* La genericità delle accuse e la motivazione solo apparente del provvedimento sanzionatorio.
* La sproporzione della sanzione e la mancata considerazione della sua posizione di amministratore privo di deleghe specifiche.
La violazione del principio del ne bis in idem*, a seguito dell’archiviazione di un parallelo procedimento penale per gli stessi fatti.

In sostanza, la sua linea difensiva mirava a circoscrivere la sua responsabilità, affermando di non avere gli strumenti operativi per incidere sulle decisioni gestionali contestate.

La Decisione della Cassazione sulla Responsabilità degli Amministratori Non Esecutivi

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, fornendo una chiara e dettagliata analisi dei doveri che incombono su tutti i membri di un consiglio di amministrazione, inclusi quelli non esecutivi.

Il Dovere di Agire Informati

Il punto centrale della decisione è che gli amministratori non esecutivi non possono rimanere inerti. Hanno l’obbligo di agire in modo informato. Questo non significa solo ricevere passivamente le informazioni dagli organi esecutivi, ma attivarsi per ottenere dati supplementari qualora sorgano dubbi o emergano segnali di allarme. La professionalità richiesta per il ruolo impone di ostacolare attivamente gli eventi dannosi.

L’Onere della Prova e la Presunzione di Colpa

La Corte ha ribadito un aspetto fondamentale in materia di sanzioni amministrative: la presunzione di colpa. Una volta che l’Autorità di Vigilanza ha dimostrato l’esistenza della violazione e l’inerzia degli amministratori di fronte a segnali di allarme, spetta a questi ultimi provare di aver agito senza colpa. Devono dimostrare di aver tenuto una condotta attiva per scongiurare il danno (ad esempio, chiedendo la convocazione del consiglio, sollecitando la revoca di delibere, ecc.) o che una causa esterna ha reso impossibile percepire i segnali di pericolo.

L’Inapplicabilità del “Ne Bis in Idem”

La Cassazione ha chiarito che le sanzioni amministrative pecuniarie irrogate dalla Banca d’Italia in questo contesto non hanno una natura “sostanzialmente penale”. Di conseguenza, il principio che vieta un doppio processo per lo stesso fatto (ne bis in idem) non è applicabile. L’archiviazione del procedimento penale non impedisce quindi all’Autorità di Vigilanza di procedere con la propria sanzione.

Le Motivazioni: Un Ruolo Non Meramente Formale

Le motivazioni della Corte si fondano sull’idea che il ruolo dell’amministratore non esecutivo è essenziale per il corretto funzionamento della governance societaria, specialmente nel delicato settore bancario. Essi sono compartecipi delle decisioni strategiche e hanno l’obbligo di contribuire a un governo efficace dei rischi. La loro funzione di monitoraggio non può essere delegata o demandata unicamente alle segnalazioni degli amministratori delegati. Devono possedere e mantenere una conoscenza adeguata del business per poter esercitare un controllo efficace e indipendente. L’inerzia, di fronte a gestioni anomale, si configura come colpa, poiché equivale a non aver rilevato colposamente i segnali di pericolo e non essersi attivati per evitare il danno.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Consigli di Amministrazione

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso e serve da monito per tutti i membri dei consigli di amministrazione. La responsabilità amministratori non esecutivi non è attenuata dall’assenza di deleghe. Al contrario, il loro ruolo di controllori e garanti della corretta gestione richiede un impegno proattivo e costante. La sentenza sottolinea che la professionalità e la diligenza richieste dalla carica impongono un dovere di vigilanza che va oltre la semplice partecipazione formale alle riunioni, implicando un’analisi critica e, se necessario, un’azione correttiva decisa.

Un amministratore non esecutivo, senza deleghe specifiche, può essere ritenuto responsabile per le irregolarità di gestione di una banca?
Sì. La Cassazione ha confermato che la responsabilità non deriva dalle deleghe, ma dal dovere generale di vigilanza. Gli amministratori non esecutivi devono agire in modo informato, monitorare la gestione e attivarsi per prevenire danni, anche se non hanno poteri operativi diretti.

Su chi ricade l’onere di provare la colpa o l’assenza di colpa dell’amministratore in caso di sanzioni?
Sull’amministratore. In base alla normativa sulle sanzioni amministrative (L. 689/1981), una volta che l’Autorità di Vigilanza ha provato la violazione, si presume la colpa del trasgressore. Spetta quindi all’amministratore dimostrare di aver agito senza colpa, ovvero di aver adempiuto diligentemente ai propri doveri di vigilanza.

L’archiviazione di un procedimento penale per gli stessi fatti impedisce l’applicazione di una sanzione amministrativa da parte dell’Autorità di Vigilanza?
No. Secondo la Corte, le sanzioni amministrative pecuniarie irrogate dall’Autorità di Vigilanza per violazioni della normativa bancaria non hanno natura “sostanzialmente penale”. Pertanto, il principio del ne bis in idem (non essere processati due volte per lo stesso fatto) non si applica, e l’archiviazione penale non impedisce la sanzione amministrativa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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