LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Responsabilità amministratori: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha confermato una sanzione dell’Autorità di Vigilanza a un ex amministratore di una banca, privo di deleghe operative. La decisione si fonda sulla violazione dei doveri informativi nei prospetti di un aumento di capitale. La sentenza chiarisce la portata della responsabilità amministratori, sottolineando il loro dovere di agire informati e la presunzione di colpa, anche in assenza di poteri esecutivi diretti.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Responsabilità amministratori senza deleghe: la Cassazione conferma la linea dura

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce i confini e la severità della responsabilità amministratori, anche per coloro che sono privi di deleghe operative. La Corte ha confermato una sanzione pecuniaria irrogata dall’Autorità di Vigilanza a un ex consigliere di amministrazione di un istituto di credito, colpevole di aver omesso informazioni cruciali nei prospetti relativi a un aumento di capitale. Questa decisione offre importanti spunti di riflessione sui doveri di diligenza e vigilanza che incombono su tutti i membri di un organo amministrativo.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una delibera dell’Autorità di Vigilanza che sanzionava diversi esponenti di un noto istituto di credito per la violazione dell’art. 94 del Testo Unico della Finanza (TUF). Nello specifico, l’Autorità contestava l’omissione, nei prospetti informativi di due aumenti di capitale, di informazioni rilevanti per gli investitori.
Le principali omissioni riguardavano:

1. La determinazione del prezzo delle azioni: era stato dato rilievo preminente a un metodo di valutazione (‘Income approach’) che restituiva un valore significativamente più alto rispetto a un altro (‘Market approach’), senza informare il mercato di tale divario.
2. Il fenomeno del “capitale finanziato”: la banca concedeva finanziamenti a clienti per permettere loro di sottoscrivere le azioni dell’aumento di capitale, un’informazione cruciale per valutare la genuinità della raccolta.
3. L’illiquidità del titolo: non erano state fornite adeguate informazioni sulla crescente mole di ordini di vendita inevasi e sui reclami della clientela.

Un ex amministratore non esecutivo (privo di deleghe) impugnava la sanzione, ma la Corte d’Appello respingeva la sua domanda. La questione è così giunta dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Cassazione e la Responsabilità degli Amministratori

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’amministratore, confermando integralmente la sanzione e sviluppando principi di diritto fondamentali in materia di responsabilità amministratori.

Il Dovere di Agire Informati degli Amministratori senza Deleghe

Il punto centrale della difesa dell’amministratore era la sua posizione di consigliere non esecutivo, e quindi, a suo dire, non direttamente responsabile per la redazione delle informative. La Cassazione ha smontato questa tesi, ribadendo un principio consolidato: anche gli amministratori privi di deleghe hanno un inderogabile dovere di agire informati.

Questo dovere non è passivo, cioè non si esaurisce nel prendere atto delle informazioni fornite dagli organi esecutivi. Al contrario, richiede un ruolo proattivo. In presenza di “segnali di allarme” o di anomalie, l’amministratore non esecutivo ha l’obbligo di chiedere chiarimenti, sollecitare approfondimenti e, se necessario, manifestare il proprio dissenso. La semplice assenza di deleghe non può trasformarsi in uno scudo contro la responsabilità.

La Presunzione di Colpa e l’Onere della Prova

Un altro aspetto cruciale toccato dalla Corte riguarda l’elemento soggettivo dell’illecito. In materia di sanzioni amministrative, vige il principio della presunzione di colpa, sancito dall’art. 3 della Legge n. 689/1981. Questo significa che, una volta che l’Autorità di Vigilanza ha provato la condotta illecita (l’omissione delle informazioni), non è tenuta a dimostrare anche il dolo o la colpa dell’amministratore.

L’onere della prova si inverte: spetta all’amministratore sanzionato dimostrare di aver agito senza colpa, ad esempio provando l’esistenza di un errore scusabile o di aver fatto tutto il possibile per adempiere ai propri doveri. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che l’amministratore non avesse fornito tale prova liberatoria.

L’Irrilevanza dello Ius Superveniens nelle Sanzioni Amministrative

Il ricorrente aveva anche invocato l’applicazione di una normativa successiva, più favorevole. La Corte ha respinto anche questa doglianza, ricordando che le sanzioni amministrative, a differenza di quelle penali, sono governate dal principio tempus regit actum. Pertanto, si applica la legge in vigore al momento della commissione dell’illecito, e non una legge successiva, anche se più mite.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Corte si fondano su un’interpretazione rigorosa dei doveri imposti dalla normativa societaria (art. 2381 c.c.) e bancaria. I giudici hanno sottolineato come il ruolo del consigliere non esecutivo, specialmente nel settore bancario, sia centrale per la governance e la supervisione strategica. La conoscenza delle dinamiche aziendali e la capacità di individuare i rischi sono requisiti essenziali della carica. La Corte ha evidenziato che l’intero CdA era a conoscenza di elementi critici, come le denunce di un socio sul deficit informativo e il fenomeno del capitale finanziato. L’inerzia di fronte a tali segnali costituisce di per sé una condotta colpevole. L’obbligo informativo previsto dall’art. 94 TUF è una clausola generale che impone di fornire tutte le informazioni necessarie per un giudizio fondato, non solo quelle minimamente previste dagli schemi comunitari. Ignorare questa responsabilità significa tradire il mandato fiduciario ricevuto dagli azionisti e dal mercato.

Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un importante monito per tutti coloro che ricoprono cariche amministrative. La responsabilità amministratori non è frazionabile in base alle deleghe ricevute. Ogni consigliere, esecutivo o meno, è custode della trasparenza e della correttezza della gestione societaria. La sentenza riafferma che la diligenza richiesta non è una mera formalità, ma un impegno concreto e costante, che si manifesta attraverso la vigilanza attiva, la richiesta di informazioni e la capacità di leggere criticamente i dati aziendali. Essere un amministratore significa, prima di tutto, essere un garante e un controllore, un ruolo che non ammette né passività né disattenzione.

Un amministratore senza deleghe è responsabile per le informazioni omesse in un prospetto informativo?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, anche gli amministratori non esecutivi hanno un dovere di ‘agire informati’ che non è passivo. In presenza di segnali di allarme, hanno l’obbligo di attivarsi per ottenere chiarimenti e assicurarsi della correttezza delle informazioni fornite al mercato. La mancanza di deleghe operative non li esonera da questa responsabilità di vigilanza.

Chi deve provare la colpa in caso di illecito amministrativo sanzionato dall’Autorità di Vigilanza?
In base all’art. 3 della L. 689/1981, vige una presunzione di colpa. L’Autorità di Vigilanza deve provare l’esistenza della condotta illecita, ma non la colpa dell’agente. Spetta all’amministratore sanzionato l’onere di provare di aver agito senza colpa, dimostrando di aver adempiuto diligentemente ai propri doveri.

Una nuova legge con sanzioni più lievi si applica a una violazione commessa prima della sua entrata in vigore?
No. La Corte ha ribadito che alle sanzioni amministrative, a differenza di quelle penali, si applica il principio ‘tempus regit actum’. Ciò significa che la violazione è disciplinata dalla legge in vigore al momento in cui è stata commessa, e non si può beneficiare di una normativa successiva più favorevole.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati