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Responsabilità amministratori: dovere di informarsi

La Corte di Cassazione conferma la sanzione irrogata da un’autorità di vigilanza a un amministratore privo di deleghe di un istituto di credito per omissioni informative in un prospetto. L’ordinanza chiarisce l’estensione della responsabilità amministratori, sottolineando il loro dovere di agire informati e di attivarsi proattivamente per vigilare sulla gestione, specialmente in presenza di segnali di allarme. Viene ribadito che, in questo contesto, la negligenza è sufficiente per configurare l’illecito e non si applica il principio della legge più favorevole (favor rei).

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Responsabilità Amministratori: Il Dovere di Vigilanza Attiva secondo la Cassazione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato principi cruciali in materia di responsabilità amministratori, in particolare per coloro che operano senza deleghe operative all’interno di un Consiglio di Amministrazione. La decisione, che conferma una sanzione dell’autorità di vigilanza nei confronti di un consigliere di un istituto di credito, delinea con chiarezza i contorni di un ruolo che non può mai essere passivo, ma richiede un’attiva e informata partecipazione alla vita societaria. Questo caso offre spunti fondamentali per comprendere la portata dei doveri di diligenza e vigilanza che gravano su ogni componente dell’organo amministrativo.

I Fatti: Omissioni nel Prospetto e la Sanzione dell’Autorità

Il caso trae origine da una sanzione pecuniaria inflitta dall’autorità di vigilanza a un componente del Consiglio di Amministrazione di un importante istituto di credito. La contestazione riguardava l’omessa indicazione, nei prospetti informativi destinati al pubblico tra il 2014 e il 2015, di informazioni essenziali relative al cosiddetto ‘capitale finanziato’. Si trattava, in sostanza, di finanziamenti erogati dalla stessa banca alla clientela per la sottoscrizione o l’acquisto delle proprie azioni.

Secondo l’autorità, questa omissione violava l’art. 94 del Testo Unico della Finanza (TUF), in quanto privava gli investitori di dati indispensabili per formulare un giudizio consapevole sull’investimento, data l’incidenza di tali operazioni sulla reale situazione patrimoniale e finanziaria della banca. L’amministratore sanzionato ha impugnato la delibera, dando il via a un contenzioso che è giunto fino al vaglio della Suprema Corte.

L’Appello e i Numerosi Motivi del Ricorso

L’amministratore ha presentato ricorso in Cassazione articolando ben quattordici motivi di censura contro la sentenza della Corte d’Appello che aveva confermato la sanzione. Tra le principali doglianze sollevate figuravano:
* Il difetto di giurisdizione del giudice ordinario.
* La violazione del diritto di difesa e del contraddittorio.
* La decadenza del potere sanzionatorio per decorso dei termini.
La mancata applicazione della normativa successiva più favorevole (favor rei*).
* La portata della responsabilità amministratori privi di deleghe, che a dire del ricorrente non potevano essere a conoscenza dei fatti contestati.
* L’erronea imputazione della condotta a titolo di colpa, laddove, secondo il ricorrente, sarebbe stato necessario il dolo.

La Responsabilità degli Amministratori non Esecutivi: un Ruolo non Passivo

Il cuore della pronuncia della Cassazione risiede nella definizione del perimetro della responsabilità amministratori senza deleghe. La Corte ha rigettato con fermezza la tesi difensiva secondo cui un amministratore non esecutivo possa limitarsi a un ruolo di mero destinatario passivo delle informazioni fornite dagli organi delegati.

Al contrario, i giudici hanno ribadito che su ogni consigliere, in virtù dei requisiti di professionalità richiesti, grava un dovere attivo di ‘agire informato’. Ciò significa che, soprattutto di fronte a ‘segnali di allarme’, l’amministratore ha l’obbligo di attivarsi per ottenere le necessarie informazioni, anche sollecitando gli organi esecutivi e le strutture interne, al fine di esercitare efficacemente la propria funzione di monitoraggio e controllo sulle scelte gestionali. La rigida compartimentazione delle attribuzioni, specialmente in settori complessi come quello bancario, non può tradursi in un esonero da tale responsabilità.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha sistematicamente respinto tutti i motivi di ricorso. In primo luogo, ha confermato la giurisdizione del giudice ordinario per le opposizioni alle sanzioni dell’autorità di vigilanza. Ha poi escluso che il principio del favor rei, di matrice penalistica, possa estendersi automaticamente alle sanzioni amministrative in esame, per le quali vige invece il principio del tempus regit actum.

Per quanto riguarda l’elemento soggettivo, la Corte ha chiarito che l’illecito di omessa informazione nel prospetto è punibile sia a titolo di dolo che di colpa, conformemente ai principi generali della L. 689/1981. Infine, ha ribadito che, una volta che l’autorità di vigilanza ha provato la sussistenza dell’illecito nella sua materialità, grava sull’amministratore l’onere di dimostrare di aver agito senza colpa, provando di aver adempiuto diligentemente ai propri doveri di vigilanza. La Corte ha ritenuto che la pretesa esistenza di un disegno occulto da parte dei vertici societari non fosse sufficiente a escludere la colpa del consigliere, dato l’elevato livello di diligenza richiesto dalla carica.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale di grande rigore nei confronti degli organi amministrativi. Le conclusioni che se ne possono trarre sono di notevole importanza pratica:
1. Nessun ruolo è passivo: Essere un amministratore non esecutivo non significa essere un semplice spettatore. La carica impone un obbligo di vigilanza proattiva e di ricerca attiva delle informazioni.
2. La colpa è sufficiente: Per la responsabilità amministratori in questo ambito non è necessario provare l’intenzione (dolo) di commettere l’illecito; è sufficiente la negligenza nel non aver vigilato adeguatamente.
3. Onere della prova: In sede di opposizione, spetta all’amministratore dimostrare di aver fatto tutto il possibile per prevenire l’illecito, una volta che questo è stato accertato dall’autorità.
4. Principi diversi dal penale: Le garanzie previste per il processo penale, come l’applicazione della lex mitior, non si estendono automaticamente alle sanzioni amministrative del settore finanziario, che seguono regole proprie.

Un amministratore senza deleghe è responsabile per le omissioni informative nei prospetti societari?
Sì. Secondo la Corte, anche gli amministratori privi di deleghe hanno un dovere di ‘agire informati’ e di attivarsi per esercitare una funzione di monitoraggio e controllo. Non possono assumere un ruolo passivo, ma devono richiedere informazioni e vigilare sulla gestione, specialmente in presenza di segnali di allarme, essendo altrimenti responsabili per l’omissione a titolo di colpa.

La legge più favorevole (favor rei) si applica alle sanzioni amministrative dell’autorità di vigilanza in materia finanziaria?
No. La Corte ha stabilito che queste sanzioni amministrative, non avendo natura sostanzialmente penale secondo il diritto interno, non sono soggette al principio del ‘favor rei’. Si applica, invece, il principio ‘tempus regit actum’, secondo cui la condotta è disciplinata dalla legge in vigore al momento in cui è stata commessa.

A chi spetta l’onere della prova in un giudizio di opposizione a una sanzione amministrativa?
Una volta che l’autorità amministrativa ha provato i fatti costitutivi dell’illecito (la condotta omissiva e la sua ‘suità’ all’autore), grava sull’amministratore sanzionato l’onere di provare di aver agito senza colpevolezza. Egli deve dimostrare di aver adempiuto diligentemente agli obblighi imposti dalla normativa di settore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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