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Responsabilità amministratori banca: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha confermato le sanzioni pecuniarie emesse dall’Autorità di Vigilanza nei confronti degli amministratori e sindaci di un istituto di credito. L’ordinanza chiarisce la piena legittimità del procedimento sanzionatorio, anche in presenza di una gerarchia interna tra uffici inquirenti e decidenti, e ribadisce che la valutazione sulla responsabilità degli amministratori banca per le condotte del management rientra nel merito del giudizio e non può essere riesaminata in sede di legittimità.

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Responsabilità Amministratori Banca: La Cassazione Conferma le Sanzioni

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale nel diritto bancario e societario: la responsabilità amministratori banca e dei membri del collegio sindacale per le violazioni riscontrate dall’Autorità di Vigilanza. La decisione conferma la legittimità delle sanzioni pecuniarie irrogate a seguito di un’ispezione che aveva rivelato significative carenze nella gestione e nel controllo dei rischi.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un’ispezione condotta dall’Autorità di Vigilanza nazionale presso un istituto di Credito Cooperativo. Durante l’accertamento, svoltosi tra il 2016 e il 2017, emersero diverse criticità. Ai componenti del consiglio di amministrazione vennero contestate “carenze nella gestione e nel controllo dei rischi di credito, operativi e finanziari e nelle politiche di remunerazione, nonché inesatta informativa all’organo di vigilanza”. Al collegio sindacale, invece, furono addebitate “carenze nei controlli”.

All’esito del procedimento sanzionatorio, l’Autorità di Vigilanza comminò a ciascun amministratore e sindaco una sanzione amministrativa pecuniaria di 22.000 euro.

L’Opposizione e la Decisione della Corte d’Appello

I dieci componenti del consiglio di amministrazione e i tre sindaci sanzionati proposero opposizione dinanzi alla Corte d’Appello competente, la quale, tuttavia, rigettò le loro istanze, confermando in toto la validità delle sanzioni. Avverso tale sentenza, gli esponenti aziendali hanno proposto ricorso per Cassazione, articolandolo in tre motivi principali.

I Motivi del Ricorso e la Responsabilità degli Amministratori della Banca

I ricorrenti hanno basato la loro difesa su tre argomenti principali:

1. Violazione del principio di separazione delle funzioni: Sostenevano che il procedimento sanzionatorio fosse illegittimo perché, all’interno dell’Autorità di Vigilanza, l’organo che aveva condotto l’istruttoria si trovava in una posizione gerarchicamente subordinata a quello che aveva preso la decisione finale, violando così il principio di imparzialità.
2. Difetto di motivazione e specificità: Lamentavano che le sanzioni fossero state irrogate senza una specificazione analitica delle singole condotte addebitate a ciascun individuo, raggruppando le infrazioni in categorie generali e violando così il loro diritto di difesa.
3. Attribuzione della responsabilità: Affermavano che le condotte illecite fossero in realtà ascrivibili unicamente all’operato del direttore generale, che avrebbe agito a loro insaputa, e che quindi nessuna responsabilità potesse essere loro attribuita.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, ritenendo infondati o inammissibili tutti i motivi sollevati.

Sul primo punto, la Corte ha ribadito il suo orientamento consolidato: l’affidamento della decisione sanzionatoria a un organo gerarchicamente sovraordinato a quello istruttorio, all’interno della stessa autorità, non viola i principi del giusto processo. Ciò che conta è la possibilità, garantita dall’ordinamento, di impugnare il provvedimento amministrativo davanti a un giudice indipendente e imparziale, dove può svolgersi un pieno contraddittorio.

In merito al secondo motivo, i giudici hanno osservato che, sebbene il provvedimento finale abbia raggruppato le contestazioni, l’atto formale di avvio del procedimento descriveva in modo analitico e circostanziato tutte le infrazioni. Pertanto, il diritto di difesa dei ricorrenti era stato pienamente garantito, avendo essi avuto modo di conoscere nel dettaglio tutti i fatti addebitati.

Infine, il terzo motivo è stato dichiarato inammissibile. La Corte ha sottolineato che valutare se la responsabilità fosse del direttore generale o se, invece, gli organi di amministrazione e controllo avessero avallato il suo operato, costituisce un accertamento di fatto. Tale valutazione era già stata compiuta dalla Corte d’Appello, la quale aveva concluso che era stato provato “con tranquillizzante certezza” l’avallo del consiglio di amministrazione e del collegio sindacale all’operato del direttore. La Corte di Cassazione, in quanto giudice di legittimità, non può riesaminare il merito dei fatti, ma solo verificare la corretta applicazione della legge.

Conclusioni

L’ordinanza ribadisce due principi fondamentali. In primo luogo, consolida la legittimità dei procedimenti sanzionatori condotti dalle Autorità di Vigilanza, chiarendo che la struttura organizzativa interna non inficia la validità del procedimento, purché sia garantita la successiva tutela giurisdizionale. In secondo luogo, traccia una linea netta sulla responsabilità amministratori banca: non è possibile, in sede di legittimità, rimettere in discussione l’accertamento fattuale compiuto dai giudici di merito riguardo al coinvolgimento e all’omessa vigilanza degli organi apicali. Questa pronuncia serve da monito per amministratori e sindaci, richiamandoli a un esercizio attento e diligente dei loro doveri di gestione e controllo, poiché non potranno facilmente sottrarsi alle proprie responsabilità invocando l’operato di figure esecutive.

La subordinazione gerarchica tra ufficio inquirente e decidente all’interno dell’autorità di vigilanza viola il diritto di difesa?
No. Secondo la Corte di Cassazione, questa organizzazione interna non comporta una violazione dei principi del giusto processo, poiché è garantita la possibilità di impugnare il provvedimento sanzionatorio davanti a un giudice indipendente e imparziale che assicura il pieno contraddittorio.

È legittimo raggruppare diverse infrazioni in categorie generali nel provvedimento sanzionatorio finale?
Sì, a condizione che la contestazione formale che avvia il procedimento descriva in modo preciso, circostanziato e analitico i singoli fatti addebitati. Se il diritto di difesa è stato garantito nella fase iniziale, l’accorpamento successivo non rende illegittimo il provvedimento.

Gli amministratori e i sindaci possono scaricare la responsabilità sul direttore generale per le irregolarità gestionali?
No, non se emerge che essi hanno avallato o non hanno vigilato adeguatamente sull’operato del direttore. La valutazione se vi sia stato un avallo o un’omessa vigilanza è una questione di fatto decisa dai giudici di merito (come la Corte d’Appello) e non può essere riesaminata dalla Corte di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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