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Responsabilità amministratore: se l’assemblea approva

Un socio e una curatela fallimentare citano in giudizio un ex amministratore per presunta mala gestio, ma la Corte d’Appello respinge le accuse. La sentenza chiarisce che la responsabilità amministratore è esclusa quando le sue azioni, anche se potenzialmente discutibili, sono state preventivamente autorizzate da specifiche delibere dell’assemblea dei soci. Il provvedimento è stato riformato solo sulla ripartizione delle spese legali, confermando nel merito la correttezza dell’operato dell’amministratore.

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Responsabilità Amministratore: Scagionato se Agisce su Delibera Assembleare

La questione della responsabilità amministratore è un pilastro del diritto societario. Quando un amministratore può essere chiamato a rispondere con il proprio patrimonio per i danni causati alla società? Una recente sentenza della Corte d’Appello di Roma offre spunti cruciali, sottolineando come l’autorizzazione dell’assemblea dei soci possa fungere da scudo protettivo, anche di fronte a scelte gestionali complesse e contestate. Analizziamo questo caso per capire i confini tra autonomia gestionale e mala gestio.

I Fatti di Causa: Una Gestione Sotto Accusa

La vicenda trae origine dall’azione di un socio, poi proseguita dalla curatela fallimentare della società, contro l’ex amministratore. Le accuse erano numerose e vertevano su diverse operazioni considerate dannose per il patrimonio sociale. In particolare, venivano contestati:

1. Una transazione con un’impresa appaltatrice ritenuta svantaggiosa.
2. L’affidamento di incarichi di progettazione e direzione lavori a nuovi professionisti, con presunti costi ingiustificati.
3. L’assegnazione di opere di urbanizzazione e di completamento immobiliare a una società di servizi tecnici, in presunto conflitto di interessi e a condizioni economiche sfavorevoli.
4. L’inerzia nel resistere a un’azione legale e a un decreto ingiuntivo, che avrebbero aggravato la situazione finanziaria della società, portando alla revoca di un mutuo bancario.

Il Tribunale di primo grado aveva respinto tutte le domande, ma la curatela ha insistito in appello, sostenendo la piena responsabilità amministratore per i danni subiti dalla società e dalla massa dei creditori.

La Decisione della Corte sulla Responsabilità Amministratore

La Corte d’Appello ha confermato la decisione di primo grado nel merito, rigettando l’appello della curatela. L’analisi dei giudici si è concentrata su un elemento chiave, emerso in quasi tutte le operazioni contestate: la presenza di una delibera assembleare che autorizzava o ratificava l’operato dell’amministratore.

Transazioni e Incarichi: Il Peso della Volontà dei Soci

Per quanto riguarda la transazione con l’appaltatrice e l’affidamento dei nuovi incarichi professionali, la Corte ha osservato che l’amministratore non aveva agito di sua iniziativa. Al contrario, si era mosso in esecuzione di specifiche decisioni prese all’unanimità dall’assemblea dei soci. I soci erano pienamente consapevoli della situazione critica del cantiere e della necessità di sbloccare i lavori. In questo contesto, l’amministratore ha semplicemente attuato la volontà sociale, e non può essergli addebitata una scelta che fu collegiale.

Gestione Contratti e Conflitto di Interessi

Anche sull’affidamento dei lavori alla società di servizi tecnici, la Corte ha evidenziato come la decisione fosse stata presa in assemblea. Sebbene fosse stato sollevato un potenziale conflitto di interessi, i giudici hanno notato che la delibera non era mai stata impugnata dal socio assente. Di conseguenza, l’amministratore aveva il dovere di darvi esecuzione. La Corte ha ribadito che non si può imputare una violazione dei doveri all’amministratore che si limita ad adempiere a una delibera valida ed efficace.

Inerzia Giudiziaria: Una Scelta Ponderata

Relativamente alla mancata opposizione a una sentenza e a un decreto ingiuntivo, la Corte ha ritenuto che la condotta dell’amministratore non integrasse una negligenza colpevole. La decisione di non appellare una sentenza era stata presa dopo aver consultato diversi legali e averne discusso in assemblea, dove la prognosi di un esito favorevole era stata giudicata negativa. Per quanto riguarda il decreto ingiuntivo, l’amministratore ha fornito prove che suggerivano una probabile mancata ricezione della notifica, rendendo impossibile una tempestiva opposizione. Inoltre, la Corte ha ritenuto non provato il nesso causale diretto tra questa mancata opposizione e la successiva crisi finanziaria della società.

Le Motivazioni della Corte

Il principio cardine su cui si fonda la decisione è che la responsabilità amministratore presuppone una violazione dei doveri imposti dalla legge o dallo statuto, da cui derivi un danno diretto alla società. Nel caso di specie, l’amministratore ha costantemente operato sulla base di delibere assembleari. L’assemblea dei soci è l’organo sovrano che esprime la volontà della società. Quando i soci, informati dei fatti, deliberano di intraprendere una certa azione (come una transazione o l’affidamento di un incarico), l’amministratore che esegue tale decisione adempie a un suo dovere. Per affermare la sua responsabilità, l’attore avrebbe dovuto dimostrare che l’amministratore aveva agito in malafede, ingannando i soci o eseguendo una delibera palesemente illegittima, prove che in questo caso non sono emerse. La Corte ha quindi escluso la mala gestio, riconoscendo che le scelte, pur complesse, erano state vagliate e approvate dall’organo competente.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un concetto fondamentale per chi amministra una società: il dialogo e la formalizzazione delle decisioni attraverso l’assemblea dei soci sono strumenti di tutela essenziali. Un amministratore diligente non si limita a gestire, ma si assicura che le scelte strategiche e potenzialmente rischiose siano condivise e approvate dai soci. Quando ciò avviene, e in assenza di prove di dolo o grave negligenza, la sua posizione è notevolmente rafforzata di fronte a eventuali future azioni di responsabilità. La delibera assembleare non è una garanzia assoluta, ma sposta l’onere della prova su chi accusa, che dovrà dimostrare un comportamento illecito dell’amministratore che va oltre la semplice esecuzione della volontà sociale.

Un amministratore è sempre responsabile per le sue decisioni di gestione?
No. La responsabilità sorge solo se viola i doveri imposti dalla legge o dallo statuto (come il dovere di diligenza) e se da tale violazione deriva un danno patrimoniale per la società. Non risponde per scelte che, sebbene si rivelino svantaggiose, sono state prese in modo informato e senza negligenza.

L’approvazione dell’assemblea dei soci esonera sempre l’amministratore da responsabilità?
In linea di principio sì. Secondo la sentenza, se l’amministratore agisce in esecuzione di una valida delibera assembleare, non può essere ritenuto responsabile, poiché sta attuando la volontà della società. La sua responsabilità potrebbe sorgere solo se avesse indotto i soci a deliberare con l’inganno o se la delibera fosse palesemente illegale.

Cosa succede se un socio avvia un’azione di responsabilità e poi la società fallisce?
La curatela fallimentare subentra nell’azione, facendola propria nell’interesse della massa dei creditori. Il socio che ha iniziato la causa rimane parte del giudizio per le fasi precedenti all’intervento della curatela e può essere condannato a pagare una parte delle spese legali, come stabilito in questo caso dalla Corte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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