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Responsabilità amministratore prospetto: la Cassazione

Un amministratore di un istituto di credito viene sanzionato dall’autorità di vigilanza per aver omesso informazioni cruciali in un prospetto informativo relative a finanziamenti per l’acquisto di azioni. L’amministratore ricorre in Cassazione lamentando una violazione del diritto di difesa e l’errata qualificazione della sanzione. La Suprema Corte rigetta il ricorso, confermando la piena responsabilità dell’amministratore per il prospetto e chiarendo che la sanzione ha natura amministrativa, escludendo quindi l’applicazione del principio di retroattività della norma penale più favorevole.

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Responsabilità Amministratore Prospetto: La Cassazione Sulle Sanzioni Finanziarie

L’ordinanza in esame affronta un tema cruciale nel diritto societario e finanziario: la responsabilità dell’amministratore per il prospetto informativo e la natura delle sanzioni irrogate dall’autorità di vigilanza. La Corte di Cassazione, con una decisione chiara e lineare, ha rigettato il ricorso di un amministratore di un importante istituto bancario, confermando la sanzione per omessa informazione al mercato e fornendo importanti chiarimenti sui doveri di diligenza e sulla qualificazione giuridica delle sanzioni.

I Fatti del Caso

Un amministratore, membro del consiglio di amministrazione di una banca popolare, veniva sanzionato dall’autorità nazionale di vigilanza sui mercati finanziari. La contestazione riguardava l’omissione di informazioni rilevanti all’interno di un prospetto di base, pubblicato per un’offerta di azioni. Nello specifico, l’autorità imputava all’organo amministrativo di non aver menzionato il fenomeno del cosiddetto “capitale finanziato”, ovvero i finanziamenti concessi dalla stessa banca per l’acquisto delle proprie azioni.

L’amministratore, nominato solo pochi mesi prima dell’approvazione del prospetto, proponeva opposizione, ma la Corte d’Appello la respingeva. Di qui il ricorso per Cassazione, basato su tre distinti motivi.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Il ricorrente ha articolato la sua difesa su tre punti principali:

1. Violazione del principio di correlazione tra accusa e sanzione: Secondo il ricorrente, la Corte d’Appello avrebbe illegittimamente modificato l’accusa. Mentre la contestazione originaria verteva sul contenuto del prospetto (violazione dell’art. 94, comma 2, TUF), la sentenza d’appello avrebbe fondato la responsabilità sulla mancata proposta di pubblicare un supplemento al prospetto (art. 94, comma 7, TUF), alterando così i termini della difesa.
2. Violazione del diritto al contraddittorio: Collegato al primo motivo, il ricorrente lamentava che la questione del supplemento al prospetto era stata sollevata d’ufficio dalla Corte d’Appello, senza dare alle parti la possibilità di discutere sul punto.
3. Errata qualificazione della sanzione: L’amministratore sosteneva che la sanzione amministrativa, per la sua severità, dovesse essere considerata di natura “sostanzialmente penale” secondo i criteri della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Di conseguenza, si sarebbe dovuto applicare il principio della retroattività della legge penale più favorevole, e non il principio del tempus regit actum.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione e la Responsabilità dell’Amministratore sul Prospetto

La Suprema Corte ha respinto integralmente il ricorso, fornendo motivazioni dettagliate per ciascun punto.

In primo luogo, ha escluso la violazione del principio di correlazione. La Corte ha chiarito che il nucleo della contestazione è sempre rimasto lo stesso: l’omessa rappresentazione del fenomeno del “capitale finanziato” nei documenti d’offerta. La condotta omissiva contestata si sostanziava nella mancata inclusione di tali informazioni, un dovere che incombe su tutti gli amministratori, anche quelli privi di deleghe, in virtù dell’obbligo di agire informati (art. 2381 c.c.). Il riferimento della Corte d’Appello alla possibilità di predisporre un supplemento è stato qualificato come un argomento ad abundantiam, ovvero un’argomentazione aggiuntiva che non modificava la sostanza della violazione, ma ne rafforzava la logica. Essendo infondato il primo motivo, il secondo (violazione del contraddittorio) è stato assorbito.

Per quanto riguarda il terzo motivo, la Corte ha ribadito il suo consolidato orientamento. Le sanzioni amministrative previste dal Testo Unico Finanziario (TUF), ad eccezione di quelle specifiche in materia di abusi di mercato (artt. 187-bis e ter), non hanno natura sostanzialmente penale secondo il diritto interno. Pertanto, ad esse si applica il principio generale del tempus regit actum, secondo cui la sanzione è regolata dalla legge in vigore al momento della commissione dell’illecito, e non il principio della retroattività della norma più favorevole, tipico del diritto penale.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza della Cassazione offre importanti spunti di riflessione. In primo luogo, riafferma l’elevato standard di diligenza richiesto agli amministratori di società, i quali non possono esimersi dalle proprie responsabilità, neanche se in carica da poco tempo, in merito alle informazioni cruciali fornite al mercato. L’obbligo di agire informati impone un ruolo attivo e vigile. In secondo luogo, consolida la distinzione tra illeciti amministrativi e illeciti penali nel contesto finanziario, confermando che, al di fuori dei casi specificamente previsti, le sanzioni dell’autorità di vigilanza seguono le regole proprie del diritto amministrativo. Questa decisione rafforza la certezza del diritto e sottolinea l’importanza della trasparenza informativa come pilastro fondamentale della tutela degli investitori e del corretto funzionamento del mercato.

Un amministratore è responsabile per le omissioni in un prospetto anche se nominato da poco tempo?
Sì. Secondo la Corte, la responsabilità deriva dall’obbligo di agire informati sancito dall’art. 2381 c.c., che si applica anche agli amministratori senza deleghe. La recente nomina non esime dalla responsabilità per le informazioni contenute nei documenti approvati durante il mandato.

La Corte d’appello può modificare la base giuridica di una sanzione senza violare il diritto di difesa?
No, ma in questo specifico caso la Cassazione ha ritenuto che la base giuridica non fosse stata modificata. Il fulcro della contestazione è rimasto l’omissione di informazioni nel prospetto (art. 94, comma 2, TUF). Il riferimento alla mancata pubblicazione di un supplemento è stato considerato un argomento aggiuntivo (ad abundantiam) che non ha alterato la contestazione originaria.

Le sanzioni amministrative dell’autorità di vigilanza finanziaria sono considerate di natura penale?
Generalmente no. La Cassazione ha confermato il suo orientamento secondo cui le sanzioni previste dal Testo Unico Finanziario, ad eccezione di quelle specifiche in materia di abusi di mercato (artt. 187-bis e ter), hanno natura amministrativa. Di conseguenza, non si applica il principio della retroattività della legge penale più favorevole, ma quello del tempus regit actum.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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