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Responsabilità amministratore: personale e della società

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna di un amministratore al risarcimento del danno, rigettando il suo ricorso. La Corte ha stabilito che la responsabilità amministratore, accertata in sede penale, è personale e non può essere esclusa a favore della sola responsabilità della società. La condanna penale è vincolante nel giudizio civile, rendendo l’amministratore direttamente responsabile.

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Responsabilità Amministratore: la Condanna Penale Vincola nel Civile

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale in materia di responsabilità amministratore. Quando un amministratore di società viene condannato in sede penale per un illecito commesso nell’esercizio delle sue funzioni, la sua responsabilità personale per i danni civili non può essere messa in discussione, anche se potenzialmente concorre con quella della società che rappresenta. Questa decisione chiarisce che il principio di immedesimazione organica non serve a schermare l’individuo, ma a estendere la responsabilità anche all’ente.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una richiesta di risarcimento danni avanzata da un soggetto e sua moglie a seguito di un incidente. L’amministratore e legale rappresentante di una società consortile era stato precedentemente riconosciuto responsabile in sede penale per l’accaduto.

Il Tribunale di primo grado aveva accolto parzialmente la domanda del danneggiato, condannando l’amministratore a risarcire la metà del danno non patrimoniale subito, per un importo considerevole. La domanda nei confronti della società era stata invece respinta, così come quella della moglie per intervenuta prescrizione. La Corte d’Appello aveva confermato integralmente la decisione.

L’amministratore ha quindi proposto ricorso per cassazione, basandolo su due motivi principali: l’errata affermazione della sua legittimazione passiva e l’erronea applicazione delle norme sulla gradazione della colpa.

I Motivi del Ricorso e la Chiara Posizione sulla Responsabilità Amministratore

L’amministratore sosteneva di non dover rispondere personalmente, in quanto la responsabilità civile avrebbe dovuto ricadere unicamente sulla società in virtù del principio di “immedesimazione organica”. Secondo questa tesi, gli atti illeciti compiuti dall’organo nell’esercizio delle sue funzioni sono direttamente imputabili alla persona giuridica.

Inoltre, lamentava che i giudici di merito non avessero ammesso le prove volte a dimostrare una diversa ripartizione della colpa, che avrebbe potuto ridurre o escludere la sua responsabilità rispetto a quella del danneggiato.

L’Efficacia Vincolante della Sentenza Penale

La Corte di Cassazione ha respinto entrambi i motivi. Sul primo, e più rilevante, punto relativo alla responsabilità amministratore, i giudici hanno sottolineato l’importanza dell’art. 651 del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce che la sentenza penale irrevocabile di condanna ha efficacia di giudicato nel processo civile per il risarcimento del danno.

Ciò significa che l’accertamento della sussistenza del fatto, della sua illiceità penale e dell’affermazione che l’imputato lo ha commesso, compiuto dal giudice penale, non può essere rimesso in discussione in sede civile.

L’Inammissibilità del Secondo Motivo

Anche il secondo motivo è stato giudicato inammissibile. La Corte ha rilevato che il ricorrente non aveva riproposto in appello le istanze istruttorie disattese in primo grado. Inoltre, il motivo di ricorso mancava del requisito di specificità richiesto dall’art. 366 c.p.c., non avendo riportato puntualmente il contenuto delle prove non ammesse, impedendo così alla Corte di valutarne la decisività.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte Suprema ha chiarito in modo inequivocabile che la responsabilità personale dell’amministratore, una volta accertata con sentenza penale passata in giudicato, è un punto fermo. Il principio di immedesimazione organica non opera come uno scudo per l’individuo che ha commesso l’illecito, ma, al contrario, può servire a fondare una responsabilità concorrente e solidale della società.

La responsabilità dell’ente si aggiunge a quella della persona fisica, non la sostituisce né la esclude. Di conseguenza, l’eccezione di carenza di legittimazione passiva sollevata dall’amministratore era palesemente infondata. La condanna penale per lesioni colpose era sufficiente a fondare la sua responsabilità civile, rendendolo obbligato al risarcimento del danno liquidato nel giudizio civile.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un principio cruciale: la responsabilità amministratore per un fatto illecito commesso nell’esercizio delle sue funzioni è personale e diretta. La condanna in sede penale cristallizza questa responsabilità, rendendola indiscutibile nel successivo giudizio civile. La società potrà essere chiamata a rispondere in solido con il suo amministratore, ma quest’ultimo non può invocare il rapporto organico per sottrarsi alle proprie obbligazioni risarcitorie. Questa decisione rappresenta un importante monito per tutti gli amministratori sulla natura personale delle conseguenze derivanti da condotte illecite.

La condanna penale di un amministratore ha effetti sul successivo processo civile per il risarcimento dei danni?
Sì, ai sensi dell’art. 651 del codice di procedura penale, la sentenza penale irrevocabile di condanna ha efficacia di giudicato nel giudizio civile. L’accertamento del fatto, della sua illiceità penale e della sua attribuzione all’imputato è vincolante per il giudice civile.

La responsabilità civile della società esclude quella personale del suo amministratore?
No, la Corte ha chiarito che la potenziale responsabilità concorrente della società non esclude in alcun modo la responsabilità personale dell’amministratore, specialmente quando questa sia stata accertata in sede penale. Le due responsabilità possono coesistere.

Cosa significa che un motivo di ricorso in Cassazione è inammissibile per difetto di specificità?
Significa che il ricorrente non ha rispettato i requisiti di legge (in questo caso, l’art. 366, n. 6, c.p.c.) nel formulare la censura. Ad esempio, se ci si lamenta della mancata ammissione di prove, è necessario indicare in modo puntuale e dettagliato il contenuto di tali prove per permettere alla Corte di valutarne la rilevanza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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