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Responsabilità amministratore: la Cassazione decide

Una società fa causa a un suo amministratore per non aver messo a reddito gli immobili sociali. La Cassazione chiarisce la responsabilità amministratore, affermando che l’inerzia gestionale non è coperta dalla business judgment rule e va provata. La sentenza d’appello è annullata con rinvio.

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Responsabilità Amministratore: Quando l’Inerzia Diventa Colpa Grave

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 25260 del 2024 offre un’importante lezione sulla responsabilità amministratore, delineando i confini entro cui le scelte gestionali, o la loro assenza, possono essere sindacate. La Corte interviene su un caso complesso che vede contrapposti una società immobiliare e un suo ex amministratore, accusato di non aver messo a reddito i beni sociali. La pronuncia chiarisce che il principio della business judgment rule non costituisce uno scudo assoluto, specialmente di fronte a una condotta palesemente inerte e irragionevole.

I Fatti del Contenzioso: Incarico Professionale e Accuse di Mala Gestio

La vicenda nasce da un decreto ingiuntivo ottenuto da un professionista nei confronti di una società a responsabilità limitata per il pagamento di compensi relativi ad attività di progettazione e direzione lavori su immobili di proprietà della stessa società. La società si oppone al pagamento, contestando la validità dell’incarico, e propone una domanda riconvenzionale per mala gestio contro il professionista, che rivestiva anche il ruolo di amministratore.

L’accusa principale mossa dalla società era che l’amministratore avesse omesso di mettere a frutto gli immobili sociali, lasciandoli inutilizzati e privando così la società dei potenziali canoni di locazione, in un contesto in cui lo scopo sociale era proprio la gestione e la redditività di tali beni. Inoltre, veniva lamentato un possibile uso personale degli stessi da parte dell’amministratore.

La Decisione dei Giudici di Merito

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione al professionista, confermando il suo diritto al compenso e rigettando la domanda di risarcimento danni per cattiva gestione. I giudici di merito avevano ritenuto che le scelte gestionali dell’amministratore fossero insindacabili, applicando in modo estensivo la business judgment rule e ritenendo non provata la cattiva gestione.

L’Analisi della Cassazione sulla Responsabilità Amministratore

La Corte di Cassazione, pur respingendo i motivi di ricorso relativi alla validità del contratto professionale, accoglie il motivo concernente la responsabilità amministratore per mala gestio, cassando con rinvio la sentenza d’appello su questo specifico punto. Il ragionamento della Corte Suprema è fondamentale per comprendere i doveri e le responsabilità di chi gestisce una società.

Il Principio della Business Judgment Rule e i Suoi Limiti

La Corte ribadisce che il merito delle scelte di gestione non è, di regola, sindacabile dal giudice. Un amministratore non può essere ritenuto responsabile per scelte economiche che si rivelano inopportune, poiché ciò rientra nel normale rischio d’impresa. Tuttavia, questo principio, noto come business judgment rule, non si applica in caso di palese irragionevolezza, imprudenza o arbitrarietà dell’iniziativa economica. La Cassazione chiarisce che l’inerzia, ovvero il ‘non fare’, può costituire una violazione del dovere di diligenza quando appare prima facie irrazionale e implausibile rispetto all’oggetto sociale. Nel caso di una società immobiliare, non locare gli immobili senza una valida giustificazione gestionale è una condotta che esula dalla discrezionalità protetta.

L’Onere della Prova nella Gestione Societaria

Un altro punto cruciale della decisione riguarda la ripartizione dell’onere della prova. La Corte d’Appello aveva erroneamente posto a carico della società l’intera prova della mala gestio. La Cassazione, invece, precisa: spetta alla società che agisce in giudizio allegare e provare gli elementi di fatto dai quali si possa dedurre la violazione del dovere di lealtà e diligenza (ad esempio, la mancata locazione e l’uso personale del bene). Una volta forniti questi indizi, spetta all’amministratore dimostrare le ragioni della sua scelta gestionale, provando di aver agito in modo diligente e informato, e che la sua condotta non era arbitraria ma dettata da una specifica valutazione economica.

Le Motivazioni

La motivazione della Cassazione si fonda sul dovere di diligenza imposto dall’art. 2392 c.c., che obbliga l’amministratore ad adottare tutte le misure necessarie per la cura degli interessi sociali. La Corte ha ritenuto che la Corte d’Appello avesse errato nel non verificare se l’inerzia dell’amministratore, unita all’allegato utilizzo personale degli immobili, costituisse una violazione di tale dovere. Affermare l’insindacabilità assoluta delle scelte gestionali, anche di quelle omissive e contrarie all’oggetto sociale, svuoterebbe di significato la responsabilità degli amministratori. La condotta è illegittima se l’amministratore omette di curare gli interessi sociali, e l’attore (la società) deve fornire gli elementi di fatto che facciano presumere tale violazione. Di fronte a una condotta inerte che appare irrazionale, l’amministratore non può semplicemente trincerarsi dietro la discrezionalità, ma deve giustificare le sue decisioni (o non-decisioni).

Le Conclusioni

L’ordinanza n. 25260/2024 rappresenta un monito importante per gli amministratori di società. La discrezionalità gestionale non è illimitata e non copre l’inazione ingiustificata, soprattutto quando questa va a detrimento dello scopo sociale. Per le società, questa decisione rafforza gli strumenti di tutela, chiarendo che, di fronte a un’inerzia palesemente dannosa, è sufficiente fornire indizi gravi, precisi e concordanti della violazione del dovere di diligenza, spostando sull’amministratore l’onere di provare la correttezza del proprio operato. Si afferma quindi un principio di equilibrio: tutela della libertà d’impresa da un lato, ma anche garanzia di una gestione attiva e diligente nell’interesse della società dall’altro.

Un amministratore è sempre protetto dalla ‘business judgment rule’ se non compie scelte gestionali?
No. La Cassazione chiarisce che la ‘business judgment rule’ non si applica in caso di inerzia che appaia palesemente irragionevole, imprudente o arbitraria rispetto all’oggetto sociale. L’omissione di atti gestionali dovuti, come la messa a reddito di immobili per una società immobiliare, può costituire una violazione del dovere di diligenza.

In un’azione di responsabilità amministratore per inerzia, chi deve provare cosa?
La società che agisce in giudizio ha l’onere di allegare e provare gli elementi di fatto dai quali è possibile dedurre la violazione dell’obbligo di diligenza (es. la mancata locazione dei beni). Una volta provati questi fatti, spetta all’amministratore dimostrare le ragioni della sua scelta gestionale e che la sua condotta non è stata arbitraria ma fondata su una valutazione diligente.

L’uso personale di un bene sociale da parte di un amministratore può essere considerato mala gestio?
Sì. La sentenza evidenzia che l’utilizzo personale di immobili sociali, unito alla mancata messa a reddito degli stessi, è un elemento che deve essere approfondito dal giudice per stabilire se si tratti di una scelta gestionale prudente o di una violazione dei doveri dell’amministratore. Tale condotta, se non giustificata, integra un comportamento illecito fonte di responsabilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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