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Responsabilità amministratore: doveri e colpa

La Corte di Cassazione ha confermato la sanzione a un amministratore non esecutivo di un istituto di credito per l’omissione di informazioni rilevanti nei prospetti di un aumento di capitale. La sentenza chiarisce la responsabilità amministratore, sottolineando che l’assenza di deleghe specifiche non esonera dal dovere di agire informati e di attivarsi in presenza di ‘segnali di allarme’. La Corte ha ribadito che la colpa può essere desunta dalla mancata reazione a tali segnali, invertendo l’onere della prova a carico dell’amministratore.

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La Responsabilità Amministratore: Doveri e Colpa Anche Senza Deleghe

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale nel diritto societario e bancario: la responsabilità amministratore non viene meno solo perché non si detengono deleghe operative specifiche. Questo pronunciamento chiarisce che i consiglieri, anche quelli definiti ‘non esecutivi’, hanno un dovere attivo di informazione e vigilanza, la cui violazione può portare a sanzioni personali. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una sanzione pecuniaria irrogata dall’autorità di vigilanza del mercato finanziario (Consob) nei confronti di un membro del Consiglio di Amministrazione (CdA) di un noto istituto di credito cooperativo. La contestazione riguardava l’omissione di informazioni rilevanti nei prospetti informativi relativi a due aumenti di capitale deliberati dalla banca.

Secondo l’autorità, i prospetti non rappresentavano in modo veritiero e corretto dati essenziali per gli investitori, quali le modalità di determinazione del prezzo delle azioni, il fenomeno del cosiddetto ‘capitale finanziato’ (finanziamenti concessi dalla stessa banca per sottoscrivere le proprie azioni) e le difficoltà nella vendita dei titoli. L’amministratore sanzionato ha impugnato il provvedimento, sostenendo, tra le altre cose, di essere un consigliere privo di deleghe e quindi non direttamente responsabile della redazione delle informative.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’amministratore, confermando in toto la validità della sanzione. La decisione si fonda su un’interpretazione rigorosa dei doveri che gravano su tutti i componenti di un organo amministrativo, indipendentemente dalla ripartizione interna delle deleghe.

L’analisi della responsabilità amministratore e il Ruolo Attivo dell’Amministratore non Esecutivo

Il fulcro della motivazione risiede nel concetto che la posizione di amministratore non esecutivo non è sinonimo di passività. Citando l’art. 2381 del codice civile e la normativa di settore bancario, la Corte sottolinea che tutti gli amministratori hanno l’obbligo di agire in modo informato. Questo non significa solo ricevere passivamente le informazioni fornite dagli organi esecutivi, ma implica un dovere attivo di acquisire conoscenza sulla gestione e sull’organizzazione aziendale.

In particolare, nel settore bancario, questo dovere è rafforzato per garantire una sana e prudente gestione. Gli amministratori non esecutivi devono contribuire efficacemente alla supervisione strategica, e possono farlo solo se sono pienamente consapevoli della realtà aziendale.

La responsabilità amministratore: i ‘Segnali d’Allarme’ e la Colpa

La Corte ha ritenuto che, nel caso di specie, non mancassero ‘inequivocabili segnali di allarme’ che avrebbero dovuto indurre l’amministratore a un maggiore attivismo. Tra questi:

1. Interventi in assemblea: Un socio aveva esplicitamente denunciato le carenze nei criteri di determinazione del prezzo delle azioni.
2. Operazioni di finanziamento anomale: Era noto il fenomeno dei finanziamenti concessi dalla banca per l’acquisto delle proprie azioni.
3. Richieste di vendita: Vi era un’enorme quantità di richieste di cessione dei titoli da parte della clientela, sintomo di una crescente sfiducia e di problemi di liquidità del titolo.

La colpa dell’amministratore (nella sua forma ‘omissiva’) non consiste nell’aver redatto un prospetto falso, ma nel non essersi attivato di fronte a questi campanelli d’allarme. Avrebbe dovuto chiedere chiarimenti, sollecitare approfondimenti in CdA e vigilare affinché le informative al pubblico fossero complete e veritiere.

La Presunzione di Colpa

Un altro aspetto giuridico rilevante è l’applicazione dell’art. 3 della Legge n. 689/1981, che in materia di sanzioni amministrative pone una presunzione di colpa a carico di chi commette la violazione. Questo significa che non è l’autorità di vigilanza a dover provare la colpa dell’amministratore, ma è quest’ultimo a dover dimostrare di aver agito senza negligenza, provando di aver fatto tutto il possibile per adempiere ai propri doveri.

le motivazioni

Le motivazioni della Corte si concentrano sulla natura dei doveri degli amministratori, specialmente quelli senza deleghe, nel contesto di una società bancaria. La Corte ha stabilito che la responsabilità non deriva da una generica omessa vigilanza, ma dal mancato impedimento di ‘fatti pregiudizievoli’ di cui l’amministratore era a conoscenza o avrebbe dovuto essere a conoscenza usando l’ordinaria diligenza. L’obbligo di ‘agire informati’, sancito dal codice civile, impone un ruolo proattivo, non meramente recettivo. Di fronte a segnali di allarme evidenti – come le denunce di un socio in assemblea, la conoscenza di finanziamenti anomali per l’acquisto di azioni e l’enorme richiesta di vendita di titoli illiquidi – l’amministratore aveva il dovere di attivarsi, richiedere ulteriori informazioni e assicurarsi che i prospetti riflettessero la reale situazione della società. Il non averlo fatto costituisce la ‘colpa omissiva’ che giustifica la sanzione, secondo il principio della presunzione di colpa previsto dalla legge sulle sanzioni amministrative.

le conclusioni

In conclusione, questa ordinanza della Cassazione lancia un messaggio chiaro a tutti i membri dei consigli di amministrazione: la carica comporta oneri e responsabilità significativi, non meri onori. La mancanza di deleghe operative non è uno scudo dietro cui nascondersi. La diligenza richiesta a un amministratore è proattiva e critica. È necessario informarsi, chiedere, approfondire e, se necessario, dissentire, specialmente quando emergono segnali che mettono in dubbio la correttezza della gestione o della comunicazione al mercato. La passività, di fronte a evidenti criticità, equivale a colpa e può comportare severe sanzioni personali.

Un amministratore senza deleghe specifiche ha responsabilità per le informazioni omesse nei prospetti societari?
Sì. Secondo la Corte, l’assenza di deleghe non esonera dal dovere generale di agire informati e di vigilare. L’amministratore ha la responsabilità di attivarsi per ottenere informazioni complete, specialmente in presenza di ‘segnali di allarme’ che indicano possibili irregolarità.

In cosa consiste la ‘colpa’ di un amministratore non esecutivo in questi casi?
La colpa consiste nella negligenza omissiva, ovvero nel non aver agito pur in presenza di evidenti segnali di criticità (come denunce di soci, conoscenza di finanziamenti anomali o un eccesso di richieste di vendita di titoli). L’amministratore avrebbe dovuto usare la diligenza richiesta dalla carica per approfondire tali segnali e assicurare una corretta informativa al mercato.

Chi deve provare la colpa o l’assenza di colpa in un procedimento sanzionatorio amministrativo di questo tipo?
La legge (art. 3, L. 689/1981) stabilisce una presunzione di colpa a carico dell’autore della violazione. Pertanto, spetta all’amministratore sanzionato l’onere di provare di aver agito senza colpa, dimostrando di aver adempiuto diligentemente a tutti gli obblighi imposti dalla sua carica e dalla normativa di settore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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