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Responsabilità amministratore: Cassazione su prospetti

La Corte di Cassazione ha confermato la sanzione irrogata da un’autorità di vigilanza a un amministratore (Vice Presidente del CdA) di un istituto bancario per l’omissione di informazioni cruciali nei prospetti informativi. Il caso verteva sulla mancata indicazione del fenomeno del ‘capitale finanziato’, ovvero prestiti erogati dalla stessa banca per l’acquisto delle proprie azioni. La Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo che la responsabilità dell’amministratore sussiste anche in assenza di deleghe operative specifiche, in virtù del dovere generale di agire informati e di vigilare attivamente. È stato inoltre confermato che, in questo tipo di illeciti, la colpa è presunta e spetta all’amministratore provare di aver agito con la dovuta diligenza.

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Responsabilità Amministratore e Prospetti Incompleti: La Cassazione Fa Chiarezza

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione torna ad affrontare il tema cruciale della responsabilità amministratore all’interno delle società, con particolare riferimento agli obblighi informativi verso il mercato. La decisione offre spunti fondamentali sul grado di diligenza richiesto a tutti i componenti del Consiglio di Amministrazione, anche a quelli privi di deleghe operative, e ribadisce la rigidità dei doveri di vigilanza nel settore bancario e finanziario.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una sanzione pecuniaria comminata da un’autorità nazionale di vigilanza finanziaria al Vice Presidente del Consiglio di Amministrazione di un importante istituto di credito. L’addebito contestato era l’omissione, nei prospetti informativi relativi a offerte di strumenti finanziari, di dati essenziali riguardanti il cosiddetto “capitale finanziato”. Si trattava, in sostanza, di finanziamenti che la stessa banca aveva erogato a clienti per consentire loro di sottoscrivere o acquistare le proprie azioni.

Secondo l’autorità, questa pratica alterava la reale rappresentazione della situazione patrimoniale e finanziaria della banca, ingannando i risparmiatori. L’amministratore sanzionato ha impugnato il provvedimento, sostenendo, tra le altre cose, la propria estraneità ai fatti in quanto non direttamente delegato alla redazione dei prospetti. Sia il ricorso in primo grado (presso la Corte d’Appello) che il successivo ricorso per cassazione sono stati rigettati.

L’Analisi della Corte: la Responsabilità Amministratore e i Doveri di Vigilanza

La Corte di Cassazione, nel confermare la decisione dei giudici di merito, ha chiarito diversi principi cardine in materia di responsabilità amministratore.

Il Dovere di Agire Informati

Il punto centrale della sentenza è il dovere di “agire informati” che grava su tutti gli amministratori, compresi quelli non esecutivi. La Corte ha stabilito che non è sufficiente ricevere passivamente le informazioni fornite dagli organi esecutivi. Ogni amministratore, in virtù della propria posizione e professionalità, ha l’obbligo attivo di informarsi, di chiedere chiarimenti e di attivarsi qualora sorgano segnali di allarme.

La presenza di deleghe non esonera gli altri consiglieri dal loro dovere di vigilanza sul generale andamento della gestione. Essi devono contribuire ad assicurare un governo efficace dei rischi e monitorare le scelte degli organi esecutivi. L’inerzia di fronte a potenziali irregolarità costituisce una condotta colposa.

La Presunzione di Colpa nell’Illecito Amministrativo

Un altro aspetto rilevante toccato dalla Cassazione riguarda l’elemento soggettivo dell’illecito. La Corte ha ribadito che, nelle sanzioni amministrative come quella in esame, vige una presunzione di colpa. Ciò significa che non è l’autorità di vigilanza a dover dimostrare il dolo o la colpa dell’amministratore, ma è quest’ultimo a dover fornire la prova di aver agito senza colpa, dimostrando di aver adempiuto con la massima diligenza ai propri doveri.

Inapplicabilità del “Favor Rei”

L’amministratore ricorrente aveva invocato l’applicazione di una normativa successiva, a suo dire più favorevole (principio del favor rei). La Corte ha respinto questa argomentazione, chiarendo che le sanzioni in materia di intermediazione finanziaria, pur avendo un carattere afflittivo, non sono equiparabili alle sanzioni penali. Di conseguenza, non si applica il principio del favor rei, ma quello del tempus regit actum, secondo cui l’illecito è disciplinato dalla legge in vigore al momento della sua commissione.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione sulla base di un’interpretazione rigorosa dei doveri imposti agli amministratori dal codice civile e dalla normativa speciale (Testo Unico della Finanza). Secondo i giudici, il ruolo di un consigliere di amministrazione, specialmente in una società bancaria, richiede un livello di diligenza particolarmente elevato. La conoscenza o la conoscibilità di un fenomeno così rilevante come il “capitale finanziato” avrebbe dovuto indurre qualsiasi amministratore diligente a richiedere l’integrazione del prospetto informativo. Il fatto che l’amministratore in questione fosse anche destinatario di una specifica delega, seppur non esercitata, per la gestione delle formalità relative all’aumento di capitale, è stato considerato un elemento che aggravava la sua posizione, aumentando il grado di diligenza da lui esigibile. La Corte ha quindi escluso che l’amministratore potesse invocare a propria discolpa un presunto disegno occulto dei vertici aziendali, poiché il suo dovere era proprio quello di vigilare e far emergere tali criticità.

Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un importante monito per tutti coloro che ricoprono cariche amministrative. La responsabilità amministratore non è un concetto astratto, ma si traduce in obblighi concreti e attivi di informazione e vigilanza. Non è possibile trincerarsi dietro la mancanza di deleghe specifiche o affidarsi passivamente alle informazioni provenienti dalle strutture operative. La Corte di Cassazione conferma un orientamento consolidato che impone un elevato standard di diligenza e un ruolo proattivo a tutela della società, del mercato e dei risparmiatori.

Un amministratore senza deleghe operative è responsabile per le omissioni in un prospetto informativo?
Sì. Secondo la Corte, tutti gli amministratori hanno un dovere attivo di informarsi e vigilare sulla gestione, a prescindere da specifiche deleghe. La loro responsabilità non è esclusa dalla presenza di amministratori delegati, specialmente in presenza di segnali di allarme su possibili irregolarità.

In una sanzione amministrativa per omessa informazione, chi deve provare la colpa?
L’onere della prova è invertito. Vige una presunzione di colpa a carico dell’amministratore. Spetta a quest’ultimo dimostrare di aver agito con la diligenza richiesta dal suo ruolo e di non essere in colpa, non all’autorità di vigilanza provare la sua negligenza o il suo dolo.

Se dopo la commissione di un illecito finanziario amministrativo viene introdotta una legge più favorevole, si applica al trasgressore?
No. La Corte ha stabilito che a queste sanzioni amministrative non si applica il principio del ‘favor rei’ (applicazione della legge più favorevole), tipico del diritto penale. Si applica invece il principio ‘tempus regit actum’, per cui l’illecito è sanzionato in base alla legge in vigore al momento in cui è stato commesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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