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Responsabilità amministratore: Cassazione conferma

Un amministratore di una banca impugna una sanzione dell’Autorità di Vigilanza sui Mercati Finanziari, lamentando violazioni del diritto di difesa e assenza di responsabilità personale. La Corte di Cassazione respinge il ricorso, confermando la piena responsabilità dell’amministratore, il cui dovere è quello di agire in modo informato e proattivo, anche se privo di deleghe esecutive. La Corte chiarisce i principi sull’onere della prova e gli estesi doveri di diligenza che gravano su un consigliere non esecutivo di un istituto bancario.

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Responsabilità Amministratore non Esecutivo: la Cassazione fa il Punto sui Doveri di Vigilanza

L’ordinanza in commento offre un’importante occasione per approfondire il tema della responsabilità dell’amministratore di società, in particolare quando questi non sia dotato di deleghe operative. La Suprema Corte di Cassazione, nel confermare una sanzione irrogata dall’Autorità di Vigilanza sui Mercati Finanziari, ha ribadito la centralità del dovere di agire in modo informato, un principio che trasforma l’amministratore da mero spettatore a controllore attivo e responsabile della gestione societaria.

I Fatti del Caso

Un componente del Consiglio di Amministrazione di un noto istituto bancario veniva sanzionato dall’Autorità di Vigilanza per una serie di illeciti. Le violazioni contestate riguardavano la mancata adozione di procedure adeguate e la tenuta di comportamenti non conformi ai principi di correttezza, diligenza e trasparenza in diverse aree cruciali: la valutazione di adeguatezza delle operazioni per i clienti, la gestione degli ordini e il processo di pricing delle azioni di propria emissione. La sanzione, originariamente di 35.000 euro, veniva rideterminata in 15.000 euro dalla Corte d’Appello, che tuttavia confermava la sussistenza delle violazioni procedurali e la conseguente agevolazione di condotte irregolari a danno dei clienti.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’amministratore proponeva ricorso per cassazione affidandosi a cinque motivi. In sintesi, lamentava:
1. La violazione del principio del contraddittorio e dell’onere della prova, sostenendo che l’Autorità non avesse messo a disposizione tutta la documentazione necessaria alla sua difesa.
2. Una motivazione meramente apparente da parte della Corte d’Appello sulla questione procedurale.
3. L’omessa pronuncia su un punto specifico, ovvero che alcune delle condotte contestate si erano verificate dopo la cessazione della sua carica.
4. La decadenza del potere sanzionatorio dell’Autorità per decorrenza dei termini.
5. L’errata applicazione delle norme sulla responsabilità dell’amministratore privo di deleghe, il quale, a suo dire, sarebbe responsabile solo in presenza di segnali di allarme inequivocabili che lo avrebbero dovuto indurre a chiedere approfondimenti.

La Decisione della Corte e la Responsabilità dell’Amministratore

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, fornendo chiarimenti fondamentali su ciascuno dei punti sollevati. La decisione rafforza un’interpretazione rigorosa dei doveri che incombono su chi ricopre cariche amministrative in società, specialmente nel settore bancario.

Onere della Prova e Diritto di Difesa

La Corte ha chiarito che, nei procedimenti sanzionatori amministrativi, l’onere di provare la condotta illecita grava sull’Autorità. Tuttavia, una volta che l’Autorità ha fornito elementi sufficienti (anche presuntivi) a dimostrare l’omissione di un dovere, spetta al soggetto sanzionato provare di aver tenuto la condotta dovuta o l’esistenza di cause che rendevano inesigibile tale comportamento. La presunta mancata ostensione di un manuale procedurale non è stata ritenuta sufficiente a ledere il diritto di difesa, in quanto i contenuti essenziali erano stati comunque resi disponibili e analizzati dai giudici di merito.

Il Dovere di Agire Informato dell’Amministratore non Esecutivo

Il punto centrale della sentenza riguarda la responsabilità dell’amministratore senza deleghe. La Corte ha smontato la tesi difensiva secondo cui tale figura avrebbe un ruolo meramente passivo, attivabile solo da “segnali d’allarme”. Al contrario, i giudici hanno affermato che gli amministratori non esecutivi, in particolare in una società bancaria, hanno un dovere specifico e pregnante di agire in modo informato. Questo dovere non si esaurisce nell’attesa di informative da parte degli organi delegati, ma implica un ruolo proattivo.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su una consolidata interpretazione degli articoli 2381 e 2392 del codice civile. I consiglieri, anche non esecutivi, sono parte di un organo collegiale e devono contribuire ad assicurare un governo efficace dei rischi aziendali. Essi devono possedere e mantenere una conoscenza adeguata del business per poter monitorare efficacemente le scelte degli organi esecutivi.

Questo si traduce in un obbligo di:
* Chiedere informazioni e chiarimenti agli organi delegati ogni qualvolta necessario.
* Agire attivamente per prevenire o impedire eventi dannosi, anche attraverso la convocazione del consiglio, la richiesta di revoca di delibere illegittime o la segnalazione alle autorità di vigilanza.

La colpa dell’amministratore inerte, quindi, non consiste solo nell’ignorare segnali evidenti, ma anche nel non aver rilevato, per mancanza della diligenza richiesta dalla carica, segnali di gestione illecita, anche se non immediatamente palesi. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che gli esiti di un’ispezione precedente costituissero un presupposto sufficiente per attivare i poteri informativi e di intervento dell’amministratore, la cui inerzia è stata quindi giudicata colpevole.

Le Conclusioni

L’ordinanza rappresenta un monito importante per tutti gli amministratori di società. La carica non è una mera formalità, ma comporta doveri sostanziali di vigilanza e intervento. La responsabilità dell’amministratore non è esclusa dall’assenza di deleghe operative. Al contrario, proprio la funzione di controllo impone un atteggiamento diligente e proattivo. La sentenza ribadisce che l’inerzia, di fronte a una gestione non trasparente o a procedure inadeguate, costituisce di per sé un comportamento colpevole e sanzionabile, poiché espone la società e i terzi (in questo caso, i clienti della banca) a rischi che un amministratore diligente avrebbe il dovere di mitigare.

Un amministratore senza deleghe operative è comunque responsabile per le irregolarità gestionali della società?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, anche l’amministratore non esecutivo ha un dovere di agire in modo informato e di vigilare attivamente sulla gestione. La sua responsabilità sorge qualora, per mancanza della diligenza richiesta dalla carica, ometta di rilevare segnali di gestione illecita e di attivarsi per prevenire danni, anche se non ha deleghe operative dirette.

In un procedimento sanzionatorio, a chi spetta l’onere di provare l’illecito?
L’onere di dimostrare la responsabilità del trasgressore spetta all’Autorità sanzionatoria. Tuttavia, nel caso di condotte omissive (come la mancata adozione di procedure adeguate), una volta che l’Autorità ha provato l’omissione, spetta all’amministratore dimostrare di aver tenuto la condotta attiva che gli era richiesta o che una causa esterna gli ha impedito di farlo.

Cosa si intende per ‘dovere di agire informato’ per un consigliere di amministrazione?
Significa che il consigliere non può limitarsi a ricevere passivamente le informazioni fornite dagli amministratori delegati. Deve invece assumere un ruolo proattivo, chiedendo dati e chiarimenti, mantenendo una conoscenza adeguata del business e utilizzando i poteri a sua disposizione (come la richiesta di convocazione del CdA o la segnalazione alle autorità) per monitorare la gestione e prevenire condotte dannose.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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