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Responsabilità aggravata: quando l’azione è temeraria

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per responsabilità aggravata a carico di due società che avevano intentato una causa personale contro il commissario straordinario di una banca. L’azione è stata giudicata temeraria perché confondeva la responsabilità dell’istituto con quella personale del commissario, era priva di prove di dolo o colpa grave e, soprattutto, mancava della necessaria autorizzazione preventiva della Banca d’Italia, rivelando un palese abuso del processo.

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Responsabilità Aggravata: Agire contro il Commissario di una Banca Può Costare Caro

Avviare un’azione legale è un diritto, ma esercitarlo in modo improprio può avere conseguenze severe. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione offre un chiaro monito sui rischi della responsabilità aggravata, nota anche come lite temeraria, specialmente quando si decide di citare in giudizio non solo l’ente ma anche i suoi amministratori personalmente. Il caso in esame riguarda due società che, sentendosi danneggiate da una banca in amministrazione straordinaria, hanno citato in giudizio direttamente il commissario straordinario, ritenendolo personalmente responsabile. La decisione finale della Cassazione non solo ha respinto le loro pretese, ma ha confermato la loro condanna a risarcire i danni per aver abusato dello strumento processuale.

I Fatti di Causa

Due imprese, nel contesto di un ampio contenzioso economico con un istituto di credito posto in amministrazione straordinaria, decidevano di intentare una causa separata contro il commissario straordinario nominato per la gestione della banca. L’accusa era grave: il commissario avrebbe personalmente e dolosamente negato l’esistenza di un accordo che le società ritenevano fondamentale per le loro ragioni.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello hanno rigettato la domanda delle società. Non solo, le hanno condannate al pagamento di una somma a titolo di responsabilità aggravata ai sensi dell’art. 96 c.p.c., per aver agito in modo temerario. Secondo i giudici di merito, l’azione era palesemente infondata e pretestuosa. Le società, non soddisfatte, hanno quindi proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla Responsabilità Aggravata

La Corte Suprema di Cassazione ha dichiarato il ricorso delle due società inammissibile, confermando in toto la decisione dei giudici di merito. La Corte ha stabilito che il ricorso non riusciva a scalfire la ratio decidendi, ovvero il nucleo logico-giuridico, della sentenza d’appello. I giudici di secondo grado avevano infatti individuato molteplici e chiari profili di temerarietà nell’azione legale intrapresa, che andavano ben oltre una semplice infondatezza nel merito.

Le Motivazioni della Decisione

L’ordinanza della Cassazione si sofferma su diversi punti cruciali che chiariscono perché l’azione legale fosse viziata da una palese temerarietà, giustificando la condanna per responsabilità aggravata.

1. Confusione tra Responsabilità dell’Ente e Responsabilità Personale

Il primo e fondamentale errore delle società ricorrenti è stato confondere l’operato della banca in amministrazione straordinaria con la responsabilità personale del suo commissario. La Corte ha ribadito un principio elementare: gli atti compiuti dal commissario nell’esercizio delle sue funzioni, previste dal Testo Unico Bancario, sono imputabili all’ente che amministra (la banca), non alla persona fisica del commissario. Per poter affermare una responsabilità personale di quest’ultimo, sarebbe stato necessario dimostrare un illecito compiuto con dolo o colpa grave, al di fuori delle sue funzioni, prova che non è mai stata fornita.

2. L’Assenza di un Danno Specifico e Provato

Un altro elemento che ha evidenziato la pretestuosità dell’azione è stata la difficoltà delle società nel definire un danno concreto derivante dall’asserito illecito del commissario, se non le spese legali sostenute nel contenzioso principale con la banca. La Corte ha osservato che tali spese avrebbero dovuto essere gestite all’interno di quel processo, non diventare il pretesto per una nuova e separata azione legale.

3. La Mancata Autorizzazione della Banca d’Italia

Il punto forse più dirimente è di natura procedurale. L’articolo 72, comma 9, del Testo Unico Bancario (d.lgs. 385/1993) stabilisce che per intentare azioni civili contro i commissari straordinari per atti compiuti nell’esercizio del loro incarico è necessaria un’autorizzazione preventiva della Banca d’Italia. Questa norma è posta a presidio della corretta gestione delle crisi bancarie, per evitare azioni strumentali o minacciose. Le società ricorrenti non solo non hanno richiesto tale autorizzazione, ma hanno tentato di aggirare la norma sostenendo che gli atti contestati fossero ‘illeciti’ e quindi non rientranti nell’incarico. La Cassazione ha smontato questa tesi, chiarendo che escludere gli atti illeciti dall’obbligo di autorizzazione significherebbe svuotare completamente di senso la norma, dato che ogni azione di responsabilità presuppone, per definizione, un illecito.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa pronuncia della Cassazione è un importante promemoria sulle cautele necessarie prima di intraprendere un’azione legale, specialmente nei confronti di figure che operano in qualità di organi di procedure concorsuali o amministrazioni straordinarie. La condanna per responsabilità aggravata non è una sanzione da sottovalutare e scatta quando l’azione legale non è solo infondata, ma manifestamente pretestuosa e condotta in spregio delle più basilari regole procedurali e sostanziali. Prima di agire, è fondamentale distinguere tra la responsabilità della società o dell’ente e quella personale dei suoi amministratori, provando rigorosamente gli elementi soggettivi (dolo o colpa grave) di quest’ultima e rispettando tutti i requisiti procedurali, come le autorizzazioni preventive, quando previste dalla legge.

Quando un’azione legale può essere considerata temeraria e portare a una condanna per responsabilità aggravata?
Un’azione è temeraria quando è palesemente infondata e vi è un abuso del processo. Secondo la sentenza, elementi come confondere la responsabilità di un ente con quella personale del suo amministratore, non fornire prove di dolo o colpa grave, e ignorare requisiti procedurali obbligatori (come l’autorizzazione della Banca d’Italia) costituiscono ‘palesi, riprovevoli deficienze dell’azione’ che ne dimostrano la temerarietà.

È possibile agire legalmente contro il commissario straordinario di una banca per atti compiuti nel suo incarico?
Sì, ma a condizioni molto precise. L’azione è soggetta alla preventiva autorizzazione della Banca d’Italia, come previsto dall’art. 72, comma 9, del Testo Unico Bancario. Inoltre, per affermare una sua responsabilità personale, non è sufficiente contestare l’operato, ma bisogna dimostrare che abbia agito con dolo o colpa grave, causando un danno diretto.

Qual è la differenza tra l’azione legale contro la banca e quella contro il suo commissario straordinario personalmente?
L’azione contro la banca riguarda gli atti e le obbligazioni dell’istituto di credito in quanto tale. L’eventuale inadempimento contrattuale della banca è imputato alla banca stessa. L’azione contro il commissario come persona fisica è un’azione completamente diversa, che mira a far valere una sua responsabilità personale e diretta per un illecito doloso o gravemente colposo commesso nell’esercizio delle sue funzioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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