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Requisiti di non fallibilità: prova senza bilanci

Una società ottiene la revoca della dichiarazione di fallimento pur non avendo depositato i bilanci. La Cassazione conferma che i requisiti di non fallibilità possono essere provati con documenti alternativi, come dati fiscali o atti di altri procedimenti. Il ricorso del fallimento è stato dichiarato inammissibile, consolidando il principio che l’assenza di scritture contabili non determina automaticamente la fallibilità.

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Requisiti di non fallibilità: la Prova è Possibile Anche Senza Bilanci

L’assenza dei bilanci societari non preclude la possibilità di dimostrare i requisiti di non fallibilità e, di conseguenza, evitare la dichiarazione di fallimento. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione con una recente ordinanza, chiarendo che il giudice può e deve basare la sua decisione su fonti probatorie alternative, purché attendibili. Questa pronuncia consolida un orientamento volto a valutare la sostanza economica di un’impresa, piuttosto che fermarsi a un mero dato formale come la mancata tenuta delle scritture contabili.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla dichiarazione di fallimento di una S.r.l. da parte del Tribunale. La decisione era fondata principalmente su due elementi: l’omesso deposito dei bilanci degli ultimi tre esercizi e la presenza di un significativo debito nei confronti dell’Erario. L’amministratore della società proponeva reclamo presso la Corte d’Appello, la quale ribaltava la decisione di primo grado e revocava il fallimento.

La Corte territoriale, pur prendendo atto della mancanza dei bilanci, aveva analizzato una serie di documenti alternativi: prospetti contabili, libri fatture, atti di un procedimento penale a carico dell’amministratore e lo stato passivo provvisorio del fallimento. Da questa documentazione emergeva un quadro chiaro: la società era inattiva da anni, non aveva ricavi né un attivo patrimoniale rilevante e l’indebitamento, per quanto esistente, era inferiore alla soglia di 500.000 euro prevista dalla legge fallimentare. La società, in sostanza, era una ‘scatola vuota’ utilizzata per contenere debiti, ma non possedeva le dimensioni per essere assoggettata alla procedura concorsuale.

Contro questa decisione, la curatela fallimentare proponeva ricorso per Cassazione, lamentando, tra le altre cose, che la Corte d’Appello avesse errato nel non considerare decisiva la mancata tenuta delle scritture contabili.

La Decisione della Cassazione e i requisiti di non fallibilità

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto la decisione della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno smontato uno per uno i motivi del ricorso, ribadendo principi fondamentali in materia di prova dei requisiti di non fallibilità.

L’Onere della Prova e gli Strumenti Alternativi

Il punto centrale della decisione riguarda la prova. Se è vero che l’onere di dimostrare il possesso dei requisiti di non fallibilità grava sul debitore, è altrettanto vero che tale prova non è ‘legale’ o vincolata esclusivamente alla produzione dei bilanci. I bilanci regolarmente approvati e depositati sono una fonte probatoria ‘privilegiata’, ma non l’unica. In loro assenza, il giudice ha il potere-dovere di valutare qualsiasi altro elemento offerto dalle parti o acquisito d’ufficio che possa fornire una rappresentazione storica e veritiera dei dati economici e patrimoniali dell’impresa. Nel caso di specie, i dati della Guardia di Finanza, i registri IVA e gli atti del procedimento penale sono stati ritenuti sufficienti a dimostrare che la società rientrava nei limiti dimensionali per non essere dichiarata fallita.

Irrilevanza della Mancata Tenuta delle Scritture Contabili

La Cassazione ha sottolineato come la circostanza della mancata o irregolare tenuta delle scritture contabili non sia, di per sé, un fatto decisivo che impone la dichiarazione di fallimento. Se così fosse, si annullerebbe qualsiasi spazio per l’attività istruttoria, anche quella d’ufficio, che la legge fallimentare prevede proprio in un’ottica ‘deflattiva’, cioè per evitare di assoggettare a fallimento imprese di modeste dimensioni.

Le Motivazioni della Decisione

La ratio decidendi della Corte si fonda sulla distinzione tra prova privilegiata e prova esclusiva. La legge fallimentare indica i bilanci come lo strumento principale per la verifica dei requisiti dimensionali, ma non esclude che si possa giungere allo stesso risultato attraverso altre vie. Il prudente apprezzamento del giudice, sancito dall’art. 116 c.p.c., si estende a tutti gli ‘strumenti probatori alternativi’. Sarà il giudice di merito a valutarne l’attendibilità e a decidere se l’onere probatorio a carico del debitore sia stato assolto o meno.

La Corte ha inoltre specificato che l’approccio del giudice deve essere sostanziale. L’obiettivo è accertare l’effettiva dimensione economica dell’impresa nel triennio precedente la dichiarazione di fallimento. Pertanto, di fronte a prove documentali alternative (fiscali, penali, contabili parziali) che convergono nel dimostrare l’assenza di ricavi, un attivo patrimoniale irrisorio e un indebitamento sotto soglia, la revoca del fallimento è una conseguenza logica e giuridicamente corretta, anche se i bilanci ufficiali mancano.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza offre importanti spunti pratici. Innanzitutto, rafforza la tutela per le piccole imprese, confermando che l’obiettivo del legislatore è quello di concentrare la procedura fallimentare solo su realtà economiche di una certa dimensione. In secondo luogo, chiarisce che la mancata tenuta della contabilità, pur costituendo un illecito sotto altri profili, non si traduce in una presunzione assoluta di fallibilità. Infine, responsabilizza il giudice di merito, chiamato a un’analisi approfondita di tutto il materiale probatorio disponibile per ricostruire la reale situazione dell’impresa, andando oltre il mero dato formale della presenza o assenza dei bilanci.

La mancanza dei bilanci degli ultimi tre anni comporta automaticamente la dichiarazione di fallimento?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’assenza dei bilanci non è di per sé decisiva. Il giudice può e deve valutare altre fonti di prova per accertare se l’impresa superi o meno le soglie dimensionali previste per la fallibilità.

Come può un’impresa dimostrare i requisiti di non fallibilità senza i bilanci ufficiali?
L’impresa può utilizzare ‘strumenti probatori alternativi’. La sentenza ha ritenuto validi documenti come prospetti contabili prodotti dalla parte, libri delle fatture, atti di procedimenti penali, lo stato passivo fallimentare e le relazioni della Guardia di Finanza per dimostrare di essere al di sotto delle soglie di legge.

Su chi grava l’onere della prova dei requisiti di non fallibilità?
L’onere della prova grava sul debitore, il quale deve dimostrare di non superare le soglie dimensionali di attivo, ricavi e debiti. Tuttavia, questa pronuncia chiarisce che tale onere può essere assolto con qualsiasi elemento probatorio attendibile, non solo con i bilanci.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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