LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Requisiti di non fallibilità: onere della prova

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una società dichiarata fallita, confermando che l’onere di provare i requisiti di non fallibilità spetta all’imprenditore. La Corte ha ritenuto inattendibili i bilanci depositati in ritardo o non approvati, sottolineando come la documentazione contabile debba essere tempestiva e completa. La mancata prova, anche solo per uno degli ultimi tre esercizi, legittima la dichiarazione di fallimento. Il ricorrente è stato anche sanzionato per abuso del processo.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Requisiti di Non Fallibilità: L’Onere della Prova Ricade sull’Imprenditore

L’onere di dimostrare la sussistenza dei requisiti di non fallibilità spetta esclusivamente all’imprenditore, e tale prova deve basarsi su una documentazione contabile tempestiva, approvata e regolarmente depositata. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito questo principio fondamentale, dichiarando inammissibile il ricorso di una società che contestava la propria dichiarazione di fallimento basandosi su bilanci presentati tardivamente.

I Fatti di Causa

Una società a responsabilità limitata veniva dichiarata fallita dal Tribunale su istanza di una ex dipendente, creditrice di una somma di circa 44.000 euro. La società presentava reclamo alla Corte d’Appello, sostenendo di possedere i requisiti per non essere soggetta a fallimento.

Tuttavia, la Corte d’Appello respingeva il reclamo, evidenziando gravi mancanze nella documentazione prodotta. Nello specifico, i bilanci degli esercizi 2019 e 2020 erano stati depositati solo dopo la dichiarazione di fallimento, mentre quello del 2018 non risultava affatto depositato. Inoltre, la documentazione contabile era stata giudicata insufficiente e inadeguata a rappresentare la reale situazione economica e finanziaria dell’impresa, anche a causa dell’assenza delle relative dichiarazioni fiscali.

La società decideva quindi di ricorrere in Cassazione, lamentando un’errata valutazione delle prove da parte dei giudici di merito.

La Decisione della Corte di Cassazione e i Requisiti di Non Fallibilità

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto la linea dei giudici di merito. Il punto centrale della decisione ruota attorno all’onere della prova. La legge stabilisce che per evitare il fallimento, un’impresa commerciale non deve superare determinate soglie dimensionali (patrimonio, ricavi, debiti) per ciascuno dei tre esercizi precedenti. La prova del mancato superamento di queste soglie è a carico dell’imprenditore che vuole sottrarsi alla procedura.

La Corte ha specificato che i bilanci, per essere considerati uno strumento probatorio attendibile, devono essere approvati e depositati tempestivamente presso il registro delle imprese. Il deposito tardivo, avvenuto dopo la dichiarazione di fallimento, mina la loro credibilità e non consente al giudice di tenerne conto.

L’importanza della prova e l’abuso del processo

La Corte ha inoltre sottolineato che il ricorso mescolava in modo irrituale diverse censure, tentando di ottenere un riesame dei fatti, compito che non spetta alla Corte di Cassazione. Per queste ragioni, oltre a dichiarare l’inammissibilità, la Corte ha condannato la società ricorrente al pagamento di una sanzione di 4.000 euro per abuso del processo, ai sensi dell’art. 96 c.p.c. Questa sanzione viene applicata quando una parte, pur essendo consapevole della probabile infondatezza delle proprie ragioni, insiste nel procedimento, aggravando il carico di lavoro della giustizia.

Le Motivazioni: Perché i Bilanci Devono Essere Depositati Tempestivamente?

Le motivazioni della Corte si fondano su principi consolidati. Il deposito puntuale dei bilanci non è una mera formalità, ma un requisito essenziale a tutela dei terzi (creditori, fornitori, dipendenti) che fanno affidamento su quei dati per valutare la solvibilità e l’affidabilità dell’impresa. Un bilancio depositato dopo l’apertura di una procedura concorsuale è intrinsecamente sospetto e non può costituire prova valida per dimostrare i requisiti di non fallibilità.

La Corte ha ribadito che, in assenza di bilanci attendibili, l’imprenditore rimane onerato di fornire la prova della sua condizione attraverso altri strumenti, che devono però essere altrettanto rigorosi e completi. Nel caso di specie, la documentazione alternativa prodotta è stata giudicata insufficiente. È cruciale comprendere che è sufficiente il superamento anche di uno solo dei parametri dimensionali, o la mancata prova per uno solo dei tre esercizi di riferimento, per non poter sfuggire al fallimento.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per le Imprese

Questa ordinanza offre una lezione fondamentale per ogni imprenditore: la gestione contabile e fiscale deve essere impeccabile e tempestiva. I bilanci devono essere redatti, approvati e depositati nei termini di legge, non solo per adempiere a un obbligo normativo, ma come principale strumento di difesa in caso di crisi. Trascurare questi adempimenti significa esporsi a un rischio concreto di fallimento, perdendo la possibilità di dimostrare la propria “non fallibilità”. Inoltre, l’insistenza in un contenzioso palesemente infondato può portare a sanzioni economiche significative per abuso del processo.

A chi spetta dimostrare i requisiti di non fallibilità?
L’onere della prova spetta interamente all’imprenditore che intende sottrarsi alla dichiarazione di fallimento. Deve dimostrare di non aver superato le soglie dimensionali previste dalla legge per ciascuno dei tre esercizi precedenti.

I bilanci non approvati o depositati in ritardo hanno valore probatorio?
No, secondo la giurisprudenza costante della Corte di Cassazione, i bilanci non approvati o depositati tardivamente (specialmente dopo la dichiarazione di fallimento) non sono considerati attendibili e il giudice può motivatamente decidere di non tenerne conto.

Cosa succede se un’impresa non riesce a provare i requisiti di non fallibilità in appello?
Se l’impresa non riesce a fornire una prova rigorosa e completa del possesso dei requisiti di non fallibilità, la dichiarazione di fallimento viene confermata. Inoltre, se il ricorso viene ritenuto un abuso dello strumento processuale, l’impresa può essere condannata al pagamento di una sanzione economica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati