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Remunerazione medici specializzandi: Cassazione chiarisce

Un medico specializzando ha richiesto un risarcimento per la mancata remunerazione durante la sua formazione negli anni ’80, basandosi su direttive europee. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che la remunerazione medici specializzandi è dovuta solo per i corsi esplicitamente elencati in tali direttive. Il medico, specializzatosi in cardiologia e diabetologia, non ha potuto beneficiare del risarcimento poiché i suoi corsi non figuravano negli elenchi e non ha fornito prova della loro equivalenza.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Remunerazione Medici Specializzandi: La Cassazione sui Corsi non in Elenco

La questione della remunerazione medici specializzandi per i corsi frequentati prima della piena attuazione delle direttive europee in Italia è un tema legale di lunga data. Con l’ordinanza n. 2284 del 2024, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: il diritto al risarcimento per la mancata retribuzione è strettamente legato all’inclusione del corso di specializzazione negli elenchi previsti dalle normative comunitarie dell’epoca. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Un medico si era specializzato frequentando la Scuola di specializzazione in Diabetologia e Medicina del ricambio (dall’anno accademico 1983/1984 al 1985/1986) e successivamente quella in Malattie dell’apparato cardiovascolare (anno 1986/1987). Anni dopo, ha agito in giudizio contro la Presidenza del Consiglio dei Ministri e altri Ministeri per ottenere un’adeguata remunerazione o un risarcimento, sostenendo che lo Stato italiano aveva recepito in ritardo le direttive UE (in particolare la 82/76/CEE) che imponevano tale retribuzione.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno respinto la sua domanda. La motivazione principale dei giudici di merito era chiara: i corsi di specializzazione seguiti dal medico non erano inclusi negli elenchi specifici delle direttive comunitarie (Dir. 75/362/CEE), che costituivano il presupposto per il diritto alla remunerazione.

La Questione Giuridica

Il caso è giunto in Cassazione sollevando una questione cruciale: il diritto alla remunerazione per i medici in formazione specialistica è un diritto generalizzato, basato sulla natura dell’impegno formativo (a tempo pieno o ridotto), oppure è un diritto condizionato, riservato solo a coloro che hanno frequentato corsi di specializzazione esplicitamente elencati nelle direttive europee?

Inoltre, il ricorrente sosteneva che i giudici di merito avrebbero dovuto indagare d’ufficio sull'”equipollenza” (equivalenza sostanziale) dei suoi corsi con quelli inclusi negli elenchi.

La Remunerazione Medici Specializzandi e il Legame con gli Elenchi UE

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, consolidando il proprio orientamento. I giudici hanno chiarito che il diritto al risarcimento del danno per l’inadempimento dello Stato non è generalizzato. Esso spetta unicamente ai soggetti che hanno frequentato un corso di specializzazione medica comune a tutti gli Stati membri, o almeno a due di essi, come specificato negli elenchi delle direttive.

La Corte ha spiegato che il riconoscimento transnazionale dei diplomi e il diritto a un’adeguata remunerazione sono due profili strettamente interconnessi. È proprio in virtù del mutuo riconoscimento di determinate specializzazioni che il legislatore europeo ha ritenuto di collegare a esse l’obbligo di retribuzione.

L’Onere della Prova sull’Equipollenza

Un punto fondamentale della decisione riguarda l’onere della prova. La Cassazione ha affermato che l’eventuale equipollenza di un corso non elencato è una questione mista di fatto e di diritto. Di conseguenza, non è un compito del giudice accertarla d’ufficio. È l’attore, ovvero il medico ricorrente, che deve allegare e provare le circostanze di fatto da cui emerge tale equivalenza.

Nel caso specifico, la Corte ha inoltre richiamato propri precedenti (come l’Ordinanza n. 25414/2022) che hanno espressamente escluso che le specializzazioni in Diabetologia e in Malattie dell’apparato cardiovascolare potessero essere considerate equipollenti a quelle previste dalle direttive europee per il periodo in questione.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha rigettato il ricorso basandosi su alcuni pilastri argomentativi. In primo luogo, il diritto al risarcimento è limitato ai corsi elencati nelle direttive. In secondo luogo, l’ampliamento del novero delle specializzazioni equipollenti era una facoltà per gli Stati membri, non un obbligo; pertanto, il mancato ampliamento da parte dell’Italia non costituisce un illecito. In terzo luogo, l’onere di provare l’equipollenza grava interamente sul ricorrente, che in questo caso non lo ha assolto. Infine, i decreti ministeriali italiani successivi (del 1991 e 1998) non sono applicabili retroattivamente, poiché il medico aveva completato la sua formazione in un’epoca anteriore, sotto una disciplina più restrittiva.

Conclusioni

Questa ordinanza della Corte di Cassazione conferma un’interpretazione rigorosa dei requisiti per ottenere il risarcimento per la mancata remunerazione medici specializzandi nel periodo antecedente al 1991. La decisione sottolinea che non è sufficiente aver frequentato un corso a tempo pieno, ma è necessario che la specializzazione fosse riconosciuta a livello europeo tramite l’inclusione negli appositi elenchi. Per i corsi non elencati, la strada del risarcimento è in salita e richiede una solida prova dell’equipollenza, un onere che spetta interamente al medico.

Un medico specializzando ha sempre diritto alla remunerazione per il tardivo recepimento delle direttive UE?
No, secondo la Cassazione il diritto al risarcimento spetta solo a chi ha frequentato un corso di specializzazione medica esplicitamente menzionato negli elenchi delle direttive comunitarie dell’epoca, in quanto comune ad almeno due Stati membri.

Cosa succede se una specializzazione non è nell’elenco UE ma è simile a una che lo è?
In questo caso, spetta al medico che agisce in giudizio l’onere di provare l'”equipollenza”, ovvero l’equivalenza sostanziale, tra il suo corso e uno di quelli presenti negli elenchi. Non è un accertamento che il giudice deve compiere di sua iniziativa.

Le specializzazioni in Diabetologia e Malattie Cardiovascolari frequentate negli anni ’80 danno diritto al risarcimento?
No. Sulla base di questa ordinanza e di precedenti conformi, la Corte di Cassazione ha espressamente escluso che, per il periodo storico di riferimento, queste due specializzazioni potessero essere considerate equipollenti a quelle previste dalle direttive UE, negando di conseguenza il diritto al risarcimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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