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Regresso fideiussore: quando si può agire?

Una sentenza del Tribunale di Torino chiarisce i presupposti per l’azione di regresso del fideiussore. Dei garanti avevano ottenuto un decreto ingiuntivo contro il debitore principale (l’ex moglie del figlio) per canoni di locazione non pagati, senza però aver ancora saldato il debito al locatore. Il Tribunale ha revocato il decreto, stabilendo che il diritto di regresso del fideiussore sorge solo con l’effettivo pagamento del debito, non essendo sufficiente la mera sottoposizione a una procedura esecutiva. La mancata prova del pagamento ha reso infondata l’azione dei garanti.

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Regresso Fideiussore: Pagare Prima di Chiedere il Rimborso

L’azione di regresso del fideiussore è uno strumento cruciale per chi garantisce un debito altrui, ma quando sorge concretamente questo diritto? Una recente sentenza del Tribunale di Torino offre un chiarimento fondamentale: il diritto a richiedere il rimborso al debitore principale scatta solo dopo l’effettivo pagamento del debito, non essendo sufficiente la sola pendenza di un’azione esecutiva contro il garante. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti di Causa

La vicenda nasce da un contratto di locazione. I genitori dell’ex marito si erano costituiti fideiussori per garantire il pagamento dei canoni di affitto della casa coniugale. A seguito della morosità degli inquilini, i fideiussori ottenevano un decreto ingiuntivo nei confronti dell’ex moglie, co-debitrice, per recuperare le somme dovute al locatore. Tuttavia, al momento della richiesta, i garanti non avevano ancora saldato il debito, ma erano stati a loro volta destinatari di un’azione esecutiva (pignoramento presso terzi) da parte del proprietario dell’immobile. L’ex moglie si opponeva al decreto, sostenendo che i fideiussori non avessero titolo per agire non avendo ancora pagato.

La Riqualificazione dell’Azione da parte del Tribunale

Un aspetto processuale interessante è la riqualificazione dell’azione. La debitrice aveva formalmente proposto un’opposizione a precetto, ma il Tribunale, analizzando il contenuto della domanda, l’ha correttamente inquadrata come un’opposizione a decreto ingiuntivo. Poiché l’atto era stato notificato entro i termini di legge per contestare il merito del decreto, il giudice ha potuto esaminare nel profondo la fondatezza della pretesa creditoria dei garanti.

Analisi sul Diritto di Regresso del Fideiussore

Il cuore della controversia riguarda l’interpretazione dell’art. 1950 c.c., che disciplina il regresso del fideiussore. La norma stabilisce che il fideiussore che ha pagato ha diritto di regresso contro il debitore principale. La questione chiave è: cosa si intende per “ha pagato”? È sufficiente essere stati citati in giudizio o subire un pignoramento?
Il Tribunale di Torino, richiamando un consolidato orientamento della Corte di Cassazione (in particolare, Cass. n. 4835/89), ha dato una risposta netta: no. L’esperibilità dell’azione di regresso presuppone che il debito sia stato estinto dal garante. La semplice sottoposizione a un’esecuzione forzata non equivale al pagamento, finché il creditore non risulta effettivamente soddisfatto tramite l’attribuzione delle somme. L’onere di provare l’avvenuto pagamento grava sul fideiussore che agisce in regresso, in quanto il pagamento è il fatto costitutivo del suo diritto.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni del giudice sono lineari e basate su un principio di certezza giuridica. Poiché i fideiussori non hanno fornito la prova di aver estinto il debito verso il locatore, la loro pretesa di regresso è stata ritenuta infondata. La loro richiesta di pagamento, cristallizzata nel decreto ingiuntivo, era prematura perché il presupposto fondamentale – l’avvenuto pagamento – non si era verificato. Di conseguenza, il Tribunale ha concluso che l’azione di regresso non poteva essere esperita.

Le Conclusioni

La sentenza si conclude con l’accoglimento dell’opposizione e la revoca del decreto ingiuntivo. La decisione ha un’implicazione pratica di grande rilevanza: un fideiussore non può agire in via preventiva contro il debitore principale per tutelarsi da un’azione del creditore. Deve prima adempiere alla propria obbligazione di garanzia, ovvero pagare, e solo successivamente potrà rivalersi sul debitore garantito. Questo principio protegge il debitore dal rischio di dover pagare due volte lo stesso debito: una volta al garante che agisce in regresso e una seconda volta al creditore originario, qualora il garante non dovesse poi utilizzare le somme per estinguere il debito.

Un fideiussore può chiedere il rimborso al debitore prima di aver effettivamente pagato il creditore?
No. Secondo la sentenza analizzata, il diritto di regresso del fideiussore sorge solo dopo l’effettivo pagamento del debito. La semplice sottoposizione a una procedura di esecuzione forzata, come un pignoramento, non è sufficiente a far nascere tale diritto.

Cosa può fare il giudice se un’azione legale è presentata con un nome (es. opposizione a precetto) ma nei fatti ne contesta un’altra (es. decreto ingiuntivo)?
Il giudice ha il potere di “riqualificare” l’azione, ovvero di interpretarla in base al suo contenuto sostanziale e non alla sua denominazione formale. In questo caso, il Tribunale ha trattato la causa come un’opposizione a decreto ingiuntivo, permettendo un esame completo del merito della pretesa creditoria.

Chi deve provare che il pagamento è avvenuto in un’azione di regresso?
L’onere della prova grava sul fideiussore che agisce in regresso. È lui che deve dimostrare di aver saldato il debito, poiché il pagamento è il fatto costitutivo, cioè l’elemento essenziale, che fonda il suo diritto a chiedere il rimborso al debitore principale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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