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Regresso fideiussore: inammissibile ricorso errato

Un co-fideiussore, dopo aver pagato una parte del debito garantito, ha agito in regresso contro un altro garante per ottenere la sua quota. Quest’ultimo ha proposto ricorso in Cassazione contestando la validità del debito originario verso la banca, anziché le regole sull’azione di regresso. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, poiché non criticava la ‘ratio decidendi’ della sentenza d’appello, che verteva proprio sul diritto di regresso fideiussore.

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Regresso Fideiussore: L’Importanza di Impugnare la Corretta ‘Ratio Decidendi’

L’azione di regresso fideiussore è uno strumento cruciale che permette a chi ha garantito e pagato un debito altrui di recuperare le somme dai co-garanti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci ricorda una lezione fondamentale del diritto processuale: per avere successo in un ricorso, è indispensabile contestare il cuore giuridico della decisione che si impugna, la cosiddetta ratio decidendi. Vediamo come un errore di strategia processuale ha portato alla dichiarazione di inammissibilità di un ricorso.

I Fatti del Caso: La Co-fideiussione e il Pagamento Parziale

La vicenda trae origine da un contratto di conto corrente tra una società e un istituto di credito. A garanzia delle obbligazioni della società, tre soggetti avevano prestato altrettante fideiussioni. A fronte di un saldo passivo di circa 295.000 euro, la banca aveva intimato il pagamento sia alla società debitrice sia ai tre garanti.

Due dei garanti proposero opposizione. Uno di essi, tuttavia, decise di transigere la sua posizione, pagando alla banca la somma di 230.000 euro. A seguito di questo pagamento, la banca lo surrogò nei propri diritti creditori verso la società debitrice e gli altri due garanti, limitatamente all’importo versato.

Il Percorso Giudiziario e il Principio del Regresso Fideiussore

Forte della surrogazione, il garante che aveva pagato avviò un’azione legale contro uno degli altri co-fideiussori per recuperare le somme. I giudici di merito, sia in primo che in secondo grado, si concentrarono sulla natura del rapporto tra i garanti.

La Corte d’Appello, in particolare, ha qualificato l’azione come un’azione di regresso fideiussore ai sensi dell’art. 1954 c.c. Secondo tale norma, il fideiussore che ha pagato ha diritto di regresso contro gli altri fideiussori per la loro rispettiva porzione. La Corte ha quindi stabilito che il garante pagatore poteva richiedere all’altro garante non l’intera somma versata, ma solo la sua quota di competenza, calcolata in un terzo dell’importo pagato (circa 76.666 euro).

I Motivi del Ricorso in Cassazione: Un Errore di Prospettiva

Il co-fideiussore soccombente ha proposto ricorso per cassazione, basando le sue difese su argomenti relativi al rapporto originario tra la banca e i garanti. In particolare, ha sostenuto che la banca fosse decaduta dal suo diritto di escutere la garanzia ai sensi dell’art. 1957 c.c., per non aver agito contro il debitore principale entro sei mesi dalla scadenza dell’obbligazione.

L’appellante ha inoltre contestato l’interpretazione di alcune clausole contrattuali, sostenendo che queste non derogassero ai termini di decadenza previsti dalla legge. In sostanza, tutta la sua difesa mirava a dimostrare che la pretesa iniziale della banca era illegittima.

La Decisione della Corte: Perché il Ricorso sul Regresso Fideiussore è Inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile, senza neppure entrare nel merito delle questioni sollevate. La ragione è tanto semplice quanto fondamentale in termini processuali.

La Mancata Censura della Ratio Decidendi

Il punto cruciale della decisione della Corte d’Appello non era la validità del debito originario verso la banca, ma la regolamentazione dei rapporti interni tra i co-fideiussori. La ratio decidendi della sentenza impugnata era il diritto del garante pagatore di agire in regresso fideiussore contro gli altri per la loro quota.

Il ricorrente, invece di contestare questo specifico principio o la sua applicazione al caso concreto, ha incentrato i suoi motivi di ricorso su un rapporto giuridico diverso (quello tra garante e creditore), che i giudici di merito avevano considerato superato o irrilevante ai fini della decisione sulla lite tra co-garanti. Non avendo attaccato il vero fondamento giuridico della sentenza d’appello, il ricorso è risultato privo del suo oggetto principale.

La Novità dei Motivi di Ermeneutica Contrattuale

La Corte ha inoltre sottolineato che i motivi relativi all’interpretazione delle clausole contrattuali erano in parte nuovi rispetto a quelli presentati in appello e, in ogni caso, miravano a ottenere dalla Corte di Cassazione una nuova valutazione dei fatti, attività preclusa in sede di legittimità.

Le Motivazioni

La Corte Suprema ha motivato l’inammissibilità evidenziando che nessuno dei motivi di ricorso si confrontava con la ratio decidendi centrale della sentenza impugnata. Quest’ultima verteva sul diritto di regresso pro quota del fideiussore che ha pagato una parte del debito nei confronti degli altri co-fideiussori. Le censure del ricorrente, focalizzate sulla presunta violazione dell’art. 1957 c.c. e sull’interpretazione del contratto di garanzia, erano irrilevanti rispetto alla questione dirimente del rapporto interno tra i garanti. L’impugnazione, quindi, non criticava il ragionamento giuridico che sosteneva la decisione della Corte d’Appello, rendendola inefficace e, di conseguenza, inammissibile.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica: in un processo, e in particolare in sede di impugnazione, è essenziale identificare con precisione la ratio decidendi della sentenza che si intende contestare. Rivolgere le proprie critiche a questioni secondarie o a rapporti giuridici diversi da quello oggetto della decisione equivale a mancare il bersaglio. Per il co-fideiussore che paga, si conferma il diritto di agire in regresso verso gli altri, ma è fondamentale che ogni eventuale contestazione si concentri sulle regole che governano tale azione e non su questioni ormai superate dal pagamento effettuato.

Quando un co-fideiussore paga il debito, cosa può richiedere agli altri?
In base al principio del regresso fideiussore, chi ha pagato una parte del debito può agire contro gli altri garanti per ottenere il rimborso della quota di spettanza di ciascuno.

Perché il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile in questo caso?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi proposti contestavano la validità del debito originario verso la banca, invece di criticare la ‘ratio decidendi’ (il principio giuridico fondante) della sentenza d’appello, che riguardava esclusivamente l’azione di regresso tra i co-fideiussori.

Cosa significa che un motivo di ricorso non censura la ‘ratio decidendi’?
Significa che l’argomentazione legale del ricorso non attacca il ragionamento giuridico centrale su cui si fonda la decisione del giudice precedente, ma si concentra su questioni diverse o secondarie, rendendo di fatto l’impugnazione inefficace e non pertinente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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