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Regolamento di competenza: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per regolamento di competenza proposto da un condominio contro un’ordinanza del giudice dell’esecuzione. L’ordinanza chiarisce che il rimedio corretto per contestare la competenza in fase esecutiva è l’opposizione agli atti esecutivi (art. 617 c.p.c.) e non il ricorso diretto alla Suprema Corte, consolidando un importante principio di procedura civile.

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Regolamento di Competenza: Inammissibile contro l’Ordinanza del Giudice dell’Esecuzione

L’ordinanza in commento offre un importante chiarimento sulla corretta procedura da seguire quando si intende contestare la competenza del giudice in un procedimento di esecuzione forzata. Con una decisione netta, la Corte di Cassazione ha ribadito che il regolamento di competenza non è lo strumento idoneo a impugnare direttamente l’ordinanza del giudice dell’esecuzione, delineando un percorso processuale ben preciso che le parti devono obbligatoriamente seguire.

I Fatti del Caso: un’eccezione di incompetenza nel pignoramento

La vicenda trae origine da un pignoramento presso terzi avviato da un’impresa individuale nei confronti di un condominio per il recupero di un credito di circa 12.000 euro. Durante il procedimento esecutivo dinanzi al Tribunale, il condominio debitore ha sollevato un’eccezione di incompetenza territoriale. Sosteneva che, in qualità di consumatore, la causa dovesse essere trattata dal giudice del luogo in cui il condominio aveva sede, invocando le norme a tutela del cosiddetto ‘foro del consumatore’.

Il giudice dell’esecuzione, tuttavia, non ha accolto tale eccezione e ha rigettato anche l’istanza di sospensione del procedimento. Ritenendo errata questa decisione, il condominio ha deciso di rivolgersi direttamente alla Corte di Cassazione, proponendo un ricorso per regolamento di competenza.

La Questione Giuridica: quando è ammesso il regolamento di competenza?

Il cuore della questione sottoposta alla Suprema Corte era stabilire se un’ordinanza emessa dal giudice dell’esecuzione, con cui si afferma o si nega la propria competenza, potesse essere immediatamente impugnata tramite il ricorso previsto dall’art. 42 del codice di procedura civile. La risposta della Corte è stata un secco ‘no’, basandosi su un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato.

Le Motivazioni della Cassazione: Il Rimedio Corretto è l’Opposizione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente inammissibile. I giudici hanno spiegato che il sistema processuale prevede un percorso specifico e inderogabile per contestare le decisioni sulla competenza in fase esecutiva. Tale percorso non è il ricorso diretto in Cassazione.

Il rimedio corretto, indicato dalla Corte, è l’opposizione agli atti esecutivi, disciplinata dall’art. 617 del codice di procedura civile. Questa opposizione è lo strumento generale per contestare la regolarità formale degli atti del processo esecutivo, inclusa l’ordinanza con cui il giudice decide sulla propria competenza.

In pratica, la parte che si ritiene lesa deve prima avviare un giudizio di opposizione. Solo la sentenza che definisce quel giudizio di opposizione, e che quindi si pronuncia sulla questione di competenza, può essere a sua volta impugnata con il regolamento di competenza necessario davanti alla Cassazione.

Questo meccanismo garantisce un doppio grado di controllo sulla questione prima di arrivare al vaglio della Suprema Corte, evitando che quest’ultima venga investita di questioni che devono prima essere definite nel merito attraverso gli appositi strumenti processuali.

Le Conclusioni: Inammissibilità e Conseguenze Pratiche

L’ordinanza ha quindi dichiarato l’inammissibilità del ricorso del condominio. Questa decisione comporta conseguenze significative. In primo luogo, l’esecuzione forzata prosegue senza ulteriori ostacoli. In secondo luogo, a causa della manifesta inammissibilità del ricorso, il condominio è stato condannato al pagamento di una somma di 5.000 euro in favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 96, quarto comma, del codice di procedura civile per i casi di abuso del processo.

Questa pronuncia serve da monito per le parti e i loro difensori: la scelta dello strumento processuale corretto non è una mera formalità, ma un requisito fondamentale per la validità dell’azione legale. Tentare di ‘saltare’ i passaggi previsti dalla legge, come in questo caso, porta non solo al rigetto dell’istanza, ma anche a sanzioni economiche.

È possibile impugnare direttamente con regolamento di competenza un’ordinanza del giudice dell’esecuzione che decide sulla competenza?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che tale ordinanza non è direttamente impugnabile con il regolamento di competenza. Il ricorso proposto in via diretta è manifestamente inammissibile.

Qual è lo strumento corretto per contestare la decisione sulla competenza del giudice dell’esecuzione?
Lo strumento corretto è l’opposizione agli atti esecutivi, ai sensi dell’art. 617 del codice di procedura civile. Solo la sentenza che decide su tale opposizione potrà, eventualmente, essere impugnata con regolamento di competenza.

Cosa succede se si propone un ricorso per regolamento di competenza in un caso in cui non è ammesso?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Inoltre, come avvenuto nel caso di specie, il ricorrente può essere condannato al pagamento di una somma in favore della Cassa delle ammende ai sensi dell’art. 96, quarto comma, c.p.c., per abuso del processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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