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Recupero crediti garanzia pubblica: la Cassazione

Dei garanti si opponevano a una cartella esattoriale per un finanziamento aziendale assistito da garanzia pubblica. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che il credito, una volta escussa la garanzia, assume natura pubblicistica. Di conseguenza, il recupero crediti garanzia pubblica tramite iscrizione a ruolo è legittimo non solo verso il debitore principale ma anche nei confronti dei garanti. La Corte ha inoltre dichiarato inammissibile l’introduzione di nuove eccezioni nel corso del giudizio.

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Recupero crediti con garanzia pubblica: la Cassazione fa chiarezza

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9657 del 10 aprile 2024, ha fornito importanti chiarimenti sul tema del recupero crediti garanzia pubblica. La pronuncia stabilisce che l’ente gestore di un fondo di garanzia pubblico, dopo aver onorato il proprio impegno verso la banca finanziatrice, può legittimamente agire per il recupero delle somme tramite la procedura di iscrizione a ruolo e notifica della cartella esattoriale, non solo contro l’impresa beneficiaria ma anche contro i suoi garanti personali.

I fatti del caso

La vicenda trae origine dall’opposizione proposta da due fideiussori avverso due cartelle di pagamento. Tali cartelle erano state emesse dall’Agente della riscossione per conto di un istituto di credito gestore di un fondo pubblico, a seguito dell’escussione di una garanzia concessa a favore di una società, poi fallita. La garanzia assisteva un finanziamento bancario erogato per sostenere le attività produttive dell’impresa. I garanti sostenevano l’illegittimità della procedura di riscossione coattiva, ritenendo che il credito avesse natura privatistica e che, pertanto, dovesse essere recuperato con gli ordinari strumenti processuali civili. Contestavano inoltre di non essere debitori diretti dell’ente gestore del fondo. Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello avevano rigettato le loro istanze, confermando la legittimità dell’azione di recupero.

La decisione della Corte di Cassazione e il recupero crediti garanzia pubblica

La Suprema Corte ha respinto il ricorso dei garanti, confermando le decisioni dei giudici di merito. La decisione si fonda su alcuni principi cardine che definiscono la natura del credito e gli strumenti per il suo recupero. Gli Ermellini hanno chiarito che, sebbene il rapporto originario sia un finanziamento privato tra banca e impresa, nel momento in cui la garanzia pubblica viene escussa, il credito che sorge in capo all’ente gestore del fondo assume una connotazione pubblicistica. L’obiettivo non è più solo il recupero di una somma, ma il ripristino di risorse pubbliche destinate al sostegno dell’economia. Questo giustifica l’utilizzo di strumenti di riscossione più rapidi ed efficaci, tipici dei crediti erariali.

Le motivazioni

La Corte ha articolato il proprio ragionamento su tre pilastri fondamentali.

La natura pubblicistica del credito

Il punto centrale della decisione è la trasformazione della natura del credito. L’escussione della garanzia da parte dell’ente pubblico (nella fattispecie, l’istituto gestore del Fondo per le piccole e medie imprese) determina una surrogazione di detto garante nella posizione del creditore originario. Tuttavia, il diritto che ne scaturisce non è un semplice diritto di credito comune, ma un diritto di natura privilegiata, finalizzato a ‘riacquisire risorse pubbliche alla disponibilità del fondo’. Questa finalità di pubblica utilità giustifica l’applicazione di una procedura speciale come quella esattoriale, prevista dal D.Lgs. n. 46/1999.

L’applicabilità della procedura anche ai garanti

La Corte ha specificato che la procedura di recupero crediti garanzia pubblica è applicabile anche nei confronti dei ‘terzi prestatori di garanzie’, come i fideiussori nel caso di specie. L’azione dell’ente concedente trova fondamento non solo nella surrogazione, ma direttamente nell’atto di concessione della misura di sostegno. Di conseguenza, i garanti, che si sono impegnati a coprire le obbligazioni dell’impresa, sono direttamente esposti all’azione di recupero dell’ente pubblico, senza che possano opporre la natura originariamente privata del rapporto di finanziamento.

L’inammissibilità di nuove eccezioni in corso di causa

Un altro aspetto rilevante affrontato dalla Corte riguarda la procedura civile. I ricorrenti, nel corso del giudizio di primo grado, avevano tentato di introdurre nuove eccezioni relative alla presunta nullità dei contratti di mutuo e di fideiussione. La Cassazione ha confermato la decisione della Corte d’Appello nel ritenere tale mossa una ‘mutatio libelli’ non consentita, ovvero un’inammissibile modifica della domanda iniziale. Le nuove contestazioni, infatti, non sostituivano ma si aggiungevano a quelle originarie, ampliando il tema del contendere in una fase processuale non più idonea e ledendo il diritto di difesa della controparte.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un importante principio in materia di aiuti di Stato e garanzie pubbliche. Stabilisce in modo inequivocabile che le somme erogate da fondi pubblici, anche sotto forma di garanzia, devono essere tutelate con strumenti efficaci per assicurarne il rientro e il successivo reimpiego a favore del tessuto produttivo. Per le imprese e i loro garanti, ciò significa che l’attivazione di una garanzia pubblica comporta l’assoggettamento a procedure di riscossione coattiva, più rapide e incisive rispetto a quelle ordinarie. La decisione ribadisce inoltre il rigore processuale, impedendo alle parti di modificare la strategia difensiva introducendo domande completamente nuove a giudizio già avviato.

Un credito derivante dall’escussione di una garanzia pubblica su un finanziamento privato può essere riscosso con una cartella esattoriale?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, quando l’ente pubblico paga in virtù della garanzia, il suo credito per il recupero delle somme assume natura pubblicistica. Questo perché la finalità è ripristinare fondi pubblici destinati al sostegno delle attività produttive. Tale natura giustifica l’uso della procedura di riscossione mediante iscrizione a ruolo e cartella esattoriale.

I garanti (fideiussori) di un finanziamento aziendale coperto da garanzia pubblica possono essere soggetti alla stessa procedura di riscossione del debitore principale?
Sì. La Corte ha stabilito che la procedura di riscossione esattoriale è applicabile anche nei confronti dei ‘terzi prestatori di garanzie’. L’azione di recupero dell’ente pubblico si fonda sull’atto di concessione della garanzia stessa e si estende a tutti i soggetti obbligati, inclusi i fideiussori.

È possibile aggiungere nuove contestazioni, come la nullità del contratto di mutuo, nel corso di un giudizio di opposizione a una cartella esattoriale già iniziato?
No. La Corte ha chiarito che introdurre motivi di opposizione nuovi e diversi da quelli esposti nell’atto di citazione iniziale (come la nullità dei contratti di mutuo o fideiussione) costituisce una ‘mutatio libelli’ non consentita. Si tratta di una modifica inammissibile della domanda che altera l’oggetto del processo, e non di una semplice precisazione o modifica permessa dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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