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Recesso contratto d’opera: la data certa non è un must

Un professionista ha richiesto il pagamento dei suoi compensi a una società poi fallita, sostenendo che il contratto fosse stato interrotto per recesso della committente prima della dichiarazione di fallimento. Il tribunale aveva rigettato la richiesta basandosi sulla mancanza di un atto scritto con data certa che provasse il recesso. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, stabilendo che per il recesso contratto d’opera professionale, data la libertà di forma, la prova può essere fornita con ogni mezzo, inclusi fatti concludenti, rendendo inapplicabile la regola della data certa (art. 2704 c.c.) all’atto di recesso in sé.

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Recesso Contratto d’Opera: Non Serve la Data Certa per la Prova

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha chiarito un punto fondamentale riguardo al recesso contratto d’opera professionale e alla sua prova in caso di fallimento della società committente. La decisione sottolinea che, per i contratti a forma libera, il recesso non necessita di un documento con ‘data certa’ per essere dimostrato, potendo essere provato anche tramite ‘fatti concludenti’. Questa pronuncia offre importanti tutele ai professionisti che si trovano a dover recuperare i propri crediti da aziende in crisi.

I Fatti di Causa

Un ingegnere aveva ricevuto da una società immobiliare un incarico per la progettazione esecutiva, direzione lavori e collaudo di un vasto complesso da costruire. Il professionista svolgeva parte del suo incarico, ma il progetto si interrompeva a causa delle difficoltà economiche della committente, che chiudeva il cantiere e, successivamente, veniva dichiarata fallita.

L’ingegnere chiedeva quindi di essere ammesso al passivo del fallimento per i compensi maturati, sostenendo di aver adempiuto ai suoi obblighi fino a quando la committente non aveva, di fatto, manifestato la volontà di recedere dal contratto interrompendo i lavori. Il suo credito, a suo dire, doveva essere calcolato tenendo conto del recesso avvenuto prima della dichiarazione di fallimento.

La Decisione del Tribunale Fallimentare

In un primo momento, il Tribunale aveva respinto la tesi del professionista. Secondo i giudici di merito, affinché il recesso fosse opponibile alla massa dei creditori, era necessaria la prova di una dichiarazione scritta avente ‘data certa’ anteriore al fallimento, come previsto dall’art. 2704 del Codice Civile. In assenza di tale documento, la semplice sospensione dei lavori non era stata ritenuta una prova sufficiente e inequivocabile del recesso.

Il Principio del Libero Recesso Contratto d’Opera secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha ribaltato completamente questa visione, accogliendo il ricorso del professionista. La Suprema Corte ha operato una distinzione cruciale tra il negozio giuridico (l’atto di recesso) e il documento che lo prova (la scrittura privata).

L’art. 2704 c.c. riguarda l’opponibilità della data di una scrittura privata a terzi, non l’efficacia del negozio stesso. Poiché il contratto d’opera professionale è un contratto a forma libera, anche l’atto risolutorio, come il recesso, segue lo stesso principio. Non è necessaria, quindi, alcuna forma specifica (scritta o altro) perché il recesso sia valido ed efficace.

La Prova del Recesso tramite Fatti Concludenti

Di conseguenza, la prova del recesso contratto d’opera può essere fornita con qualsiasi mezzo, anche presuntivo. Un comportamento che manifesti in modo inequivocabile la volontà di sciogliere il contratto è sufficiente. Nel caso specifico, la chiusura del cantiere e la successiva richiesta di ammissione al concordato preventivo da parte della società committente erano stati considerati fatti concludenti, idonei a dimostrare l’intenzione di recedere dal rapporto professionale ben prima della dichiarazione di fallimento.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che il Tribunale aveva errato nell’applicare l’art. 2704 c.c. all’atto di recesso. La ratio decidendi del decreto impugnato era viziata perché postulava la necessità di un atto scritto, requisito non previsto dalla legge per questa tipologia contrattuale. Il contratto di prestazione professionale è governato dal principio di libertà della forma; pertanto, anche il recesso unilaterale, che ne è un negozio risolutorio, gode della medesima libertà. Un comportamento, anche omissivo, come l’inadempimento o l’abbandono del progetto, può essere interpretato come espressione della volontà di recedere. Il Tribunale aveva trascurato di valutare fatti decisivi, come la ‘cristallizzazione delle passività’ dichiarata dalla stessa società nella domanda di concordato, che dimostravano in modo inequivocabile l’intenzione di interrompere ogni attività e, di conseguenza, anche il rapporto con il professionista.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rappresenta un’importante vittoria per i professionisti. Stabilisce chiaramente che, in caso di fallimento del cliente, la prova del recesso dal contratto non è legata a rigidi formalismi documentali. Un professionista può dimostrare che il contratto si è interrotto prima del fallimento utilizzando elementi fattuali (come la chiusura di un cantiere, comunicazioni, la richiesta di concordato del cliente), che nel loro complesso indicano la volontà di non proseguire il rapporto. Ciò consente di calcolare correttamente il compenso dovuto fino al momento dell’effettiva interruzione, tutelando il diritto del professionista al giusto corrispettivo per il lavoro svolto.

Il recesso da un contratto d’opera professionale richiede un atto scritto con data certa per essere valido nei confronti del fallimento?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che, se il contratto non richiede una forma specifica, anche il recesso è a forma libera. La sua esistenza può essere provata con ogni mezzo, inclusi comportamenti concludenti, e non è necessaria una scrittura con data certa ai sensi dell’art. 2704 c.c.

Cosa sono i “fatti concludenti” che possono provare un recesso?
Sono comportamenti che, pur non essendo dichiarazioni esplicite, manifestano in modo inequivocabile la volontà di interrompere il rapporto contrattuale. Nel caso esaminato, la chiusura del cantiere e la presentazione di una domanda di concordato preventivo da parte della società committente sono stati considerati fatti concludenti.

L’articolo 2704 del Codice Civile, sulla data certa, si applica all’atto di recesso o al documento che lo attesta?
La Corte ha specificato che l’art. 2704 c.c. si applica alla prova della data di un documento scritto nei confronti di terzi. Non riguarda l’efficacia o la validità dell’atto giuridico del recesso in sé, il quale, se a forma libera, può essere provato anche in assenza di un documento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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