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Rappresentante fiscale: giurisdizione e contratto

Con la sentenza Cass. Civ., Sez. U, n. 7620 del 18/03/2019, la Corte di Cassazione ha stabilito che la controversia tra una società estera e il suo rappresentante fiscale italiano, relativa a un rimborso per sanzioni fiscali pagate, rientra nella giurisdizione italiana. La Corte ha chiarito che, sebbene l’obbligazione tributaria verso lo Stato sia di natura legale, il rapporto tra la società e il suo rappresentante fiscale è di natura contrattuale (mandato). Pertanto, si applica il foro speciale previsto dall’art. 5 della Convenzione di Lugano per le obbligazioni contrattuali, radicando la competenza nel luogo di esecuzione della prestazione, cioè l’Italia.

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Il ruolo del rappresentante fiscale è cruciale per le aziende estere che operano in Italia, ma cosa succede se sorge una controversia tra loro? Chi ha il diritto di giudicare: il tribunale del Paese della società estera o quello italiano? Con la sentenza n. 7620/2019, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno offerto un chiarimento decisivo, stabilendo che la natura del rapporto è contrattuale, con importanti conseguenze sulla determinazione della giurisdizione.

I Fatti di Causa: una Controversia Transfrontaliera

Una società con sede in Svizzera aveva nominato un’azienda italiana come proprio rappresentante fiscale per gli adempimenti IVA in Italia. A seguito di un accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate, l’azienda italiana ha pagato una sanzione per conto della società svizzera. Successivamente, ha richiesto il rimborso di tale somma tramite un decreto ingiuntivo presso il Tribunale italiano.

La società svizzera si è opposta, sollevando un’eccezione di difetto di giurisdizione del giudice italiano. Secondo la sua tesi, l’obbligo di pagare le imposte e le relative sanzioni derivava direttamente dalla legge fiscale italiana (ex lege). Di conseguenza, si sarebbe dovuto applicare il principio generale della Convenzione di Lugano (art. 2), che individua il giudice competente in quello dello Stato di domicilio del convenuto, ovvero la Svizzera.

La Questione sulla Giurisdizione del Rappresentante Fiscale

Il cuore della disputa era stabilire la vera natura dell’obbligazione di rimborso. Era un’obbligazione di natura legale, scaturita dalla normativa fiscale sulla responsabilità solidale, oppure un’obbligazione di natura contrattuale, derivante dall’accordo volontario tra le due società?

Questa distinzione è fondamentale:

* Se l’obbligazione fosse legale, prevarrebbe il foro generale del convenuto (Svizzera).
* Se l’obbligazione fosse contrattuale, si applicherebbe il foro speciale dell’art. 5 della Convenzione di Lugano, che consente di citare il convenuto davanti al giudice del luogo in cui l’obbligazione dedotta in giudizio è stata o deve essere eseguita (Italia).

La Decisione della Cassazione: Prevale il Mandato Contrattuale

Le Sezioni Unite hanno respinto il ricorso della società svizzera, confermando la giurisdizione italiana. La Corte ha operato una distinzione cruciale tra il rapporto tributario e il rapporto interno tra le parti.

Le Motivazioni

La Corte ha argomentato che, sebbene l’obbligo di versare l’IVA allo Stato italiano sia imposto dalla legge, la nomina del rappresentante fiscale non è un atto dovuto ma una scelta volontaria e libera della società estera. Tale scelta si concretizza attraverso un atto di procura, che dà vita a un vero e proprio contratto di mandato con rappresentanza.

Di conseguenza, l’azione di rimborso intentata dal mandatario (il rappresentante italiano) contro il mandante (la società svizzera) non si fonda sulla legge fiscale, ma sul contratto di mandato stesso. L’obbligazione di rimborsare le spese sostenute dal mandatario nell’esecuzione dell’incarico è un’obbligazione tipica di tale contratto.

Essendo la controversia di “materia contrattuale”, trova applicazione l’art. 5 della Convenzione di Lugano. Poiché l’incarico è stato eseguito in Italia e il pagamento doveva avvenire in Italia, la giurisdizione spetta al giudice italiano.

Le Conclusioni

Questa sentenza consolida un principio di grande importanza pratica. Le società estere che scelgono di operare in Italia tramite un rappresentante fiscale devono essere consapevoli che stanno instaurando un rapporto contrattuale che radica la giurisdizione in Italia per eventuali dispute derivanti da tale incarico. Per i rappresentanti fiscali italiani, la decisione offre una maggiore certezza giuridica, confermando la possibilità di adire i tribunali nazionali per far valere i propri diritti nascenti dal mandato, senza dover affrontare complessi e costosi contenziosi all’estero.

1. In una controversia tra un’azienda estera e il suo rappresentante fiscale italiano, quale giudice è competente?
Di regola, è competente il giudice italiano. La Corte di Cassazione ha stabilito che il rapporto è di natura contrattuale, quindi si applica il foro speciale del luogo di esecuzione del contratto (Italia), come previsto dalla Convenzione di Lugano.

2. Il rapporto tra azienda estera e rappresentante fiscale è di natura legale o contrattuale?
È di natura contrattuale. Anche se la nomina serve per adempiere obblighi di legge (fiscali), la scelta di nominare un rappresentante è volontaria e si formalizza con un mandato, un contratto a tutti gli effetti. L’azione di rimborso si basa su questo contratto, non direttamente sulla legge fiscale.

3. Cosa stabilisce la Convenzione di Lugano per le controversie contrattuali?
L’art. 5 della Convenzione prevede un’eccezione alla regola generale del foro del convenuto. Stabilisce che, in materia contrattuale, una parte può essere citata in giudizio nel tribunale del luogo in cui l’obbligazione specifica oggetto della controversia è stata o avrebbe dovuto essere eseguita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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