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Quietanza di pagamento: non prova la restituzione

L’erede di un uomo defunto ha citato in giudizio la persona che aveva materialmente ritirato una somma di denaro per conto del defunto. La Cassazione ha stabilito che la quietanza di pagamento firmata dal defunto libera la banca ma non prova che il terzo abbia poi restituito il denaro. La quietanza non inverte l’onere della prova a carico di chi ha ricevuto la somma.

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Quietanza di Pagamento: la Firma che Libera la Banca ma non Chi Incassa

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 14130/2024) fa luce su un aspetto cruciale delle transazioni finanziarie: il valore probatorio della quietanza di pagamento. Spesso si pensa che la firma del creditore su una ricevuta chiuda ogni questione, ma la Suprema Corte chiarisce che le cose non stanno sempre così, specialmente quando il denaro viene materialmente consegnato a una terza persona. Questo caso analizza la differenza tra liberare il debitore (la banca) e provare di aver effettivamente consegnato i soldi al legittimo proprietario.

I Fatti del Caso: un Prelievo Conteso

La vicenda ha origine dalla richiesta di restituzione di una cospicua somma di denaro, circa 60.700 euro, avanzata dall’erede di un uomo anziano. Negli ultimi mesi di vita, dopo la separazione dalla moglie, l’uomo era stato accudito da una vicina di casa. La figlia di quest’ultima aveva materialmente riscosso dalla banca la somma, derivante da un disinvestimento di titoli, per conto dell’anziano.

Al momento dell’operazione, la banca aveva rilasciato una ricevuta con due firme: quella della donna che incassava, sotto la dicitura “ritirati dalla sig.a…”, e quella dell’anziano proprietario del conto, in calce alla dicitura “per quietanza”. Dopo il decesso dell’uomo, la sua erede e vedova ha citato in giudizio la donna, sostenendo che la somma non fosse mai stata restituita al defunto.

Il Percorso Giudiziario e la Decisione della Corte d’Appello

Inizialmente, il Tribunale aveva dato ragione all’erede, condannando la convenuta alla restituzione della somma. Tuttavia, la Corte d’Appello ha ribaltato la decisione. Secondo i giudici di secondo grado, la firma “per quietanza” da parte del titolare del conto dimostrava che il prelievo era avvenuto sotto il suo diretto controllo e che egli aveva “appreso direttamente” la somma. Di conseguenza, la donna che aveva materialmente prelevato il denaro era stata solo un’esecutrice materiale e non aveva alcun obbligo di restituzione.

La Valenza della Quietanza di Pagamento Secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione, investita della questione, ha accolto il ricorso dell’erede, cassando la sentenza d’appello e stabilendo un principio di diritto fondamentale. I giudici supremi hanno chiarito che la quietanza di pagamento, ai sensi dell’art. 1199 del codice civile, ha un effetto specifico: attesta l’avvenuto adempimento da parte del debitore (in questo caso, la banca) e lo libera dalla sua obbligazione.

Questo, però, non significa automaticamente che il creditore abbia materialmente ricevuto il denaro, né tantomeno che il terzo (l’accipiens) che lo ha ritirato per suo conto abbia adempiuto al proprio obbligo di consegnarglielo.

Le Motivazioni: la Distinzione tra Due Rapporti Obbligatori

La Corte ha spiegato che nel caso di specie esistono due rapporti giuridici distinti e autonomi:
1. Il rapporto tra il cliente e la banca: La firma “per quietanza” del cliente ha liberato la banca dal suo obbligo di restituire le somme depositate. La banca ha correttamente eseguito l’ordine di pagamento a favore della persona indicata dal creditore.
2. Il rapporto tra il cliente (mandante) e la persona incaricata (mandatario): Il rapporto tra l’anziano e la donna che ha prelevato il denaro si configura come un mandato. In base a questo rapporto, la donna aveva l’obbligo, ai sensi dell’art. 1713 c.c., di rimettere al mandante tutto ciò che aveva ricevuto a causa dell’incarico.

L’errore della Corte d’Appello è stato confondere questi due piani. La quietanza estingue il primo rapporto, ma non offre alcuna prova sull’adempimento del secondo. La prova della liberazione della banca non equivale alla prova della restituzione del denaro da parte del mandatario al mandante.

Le Conclusioni: l’Onere della Prova e le Implicazioni Pratiche

La Cassazione ha concluso che, una volta dimostrato che una persona ha materialmente ricevuto una somma per conto di un’altra, spetta a chi ha ricevuto il denaro (l’accipiens) l’onere di provare di averla poi effettivamente consegnata al legittimo proprietario. La quietanza rilasciata alla banca non è sufficiente a invertire questo onere probatorio.

Questa decisione ha importanti implicazioni pratiche. Chiunque ritiri denaro per conto di terzi, anche in loro presenza, deve essere in grado di dimostrare, in caso di contestazione, di aver consegnato la somma. La semplice firma “per quietanza” del creditore sull’ordine di pagamento non costituisce una prova legale di tale consegna. La causa è stata quindi rinviata alla Corte d’Appello per una nuova valutazione basata su questo principio.

La firma “per quietanza” del creditore su un documento bancario prova che ha effettivamente ricevuto i soldi?
No. Secondo la Cassazione, la firma “per quietanza” prova solo che il debitore (la banca) è stato liberato dalla sua obbligazione di pagamento. Non costituisce, da sola, prova che il creditore abbia materialmente appreso la somma, specialmente se questa è stata consegnata a un terzo da lui indicato.

Chi deve provare di aver restituito una somma di denaro ritirata in banca per conto di un’altra persona?
L’onere della prova grava su chi ha materialmente ritirato il denaro (l’accipiens). Una volta dimostrato che ha incassato la somma, spetta a questa persona dimostrare di averla successivamente consegnata al legittimo proprietario (il mandante).

Qual è l’effetto giuridico di una quietanza quando il pagamento viene fatto a un terzo indicato dal creditore?
L’effetto giuridico è quello di liberare il debitore originario (ad esempio, la banca) dalla sua obbligazione. Tuttavia, la quietanza non ha alcun effetto sul distinto rapporto tra il creditore e il terzo incaricato di ricevere il pagamento, il quale rimane obbligato a rimettere la somma ricevuta al creditore stesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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