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Querela di falso: si possono chiedere i danni?

Una cittadina contesta un’ordinanza di demolizione di una veranda, basata su un verbale di accertamento che ritiene falso. Propone quindi una querela di falso, insieme a una domanda di accertamento dell’illegittimità dell’ordinanza e una di risarcimento danni. Mentre i giudici di merito ritengono inammissibili le domande aggiuntive, la Corte di Cassazione ribalta la decisione. La Suprema Corte stabilisce un importante principio: nel giudizio per querela di falso è ammissibile proporre contemporaneamente altre domande connesse, come quella per il risarcimento del danno, in nome del principio di economia processuale sancito dall’art. 104 c.p.c.

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Querela di Falso e Risarcimento Danni: Ora Nello Stesso Processo

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 8688 del 2 aprile 2024, ha introdotto un principio di notevole importanza pratica, superando un orientamento restrittivo del passato. La questione centrale è: se si contesta la veridicità di un documento con una querela di falso, è possibile chiedere anche il risarcimento dei danni nello stesso giudizio? La risposta della Suprema Corte è affermativa, in nome dell’economia processuale e dell’efficienza della giustizia.

I Fatti di Causa

Una cittadina si opponeva a un’ordinanza comunale di demolizione di una veranda, sostenendo che il verbale di accertamento su cui si basava l’atto contenesse dati errati e quindi fosse falso. Per questo motivo, avviava una causa civile proponendo tre diverse domande:
1. Una querela di falso per contestare la veridicità del verbale.
2. Una domanda per accertare l’illegittimità dell’ordinanza di demolizione.
3. Una richiesta di risarcimento per i danni subiti.

Tanto il Tribunale quanto la Corte d’Appello rigettavano le sue richieste, aderendo a un orientamento tradizionale secondo cui la causa per querela di falso proposta in via principale deve essere ‘isolata’ e non può essere cumulata con altre domande, nemmeno se connesse.

L’Analisi della Corte e la Svolta sulla Querela di Falso

La ricorrente si è rivolta alla Corte di Cassazione, lamentando la violazione delle norme processuali. Il suo terzo motivo di ricorso si è rivelato decisivo. La Suprema Corte ha colto l’occasione per rivedere criticamente la precedente giurisprudenza, che per anni aveva sostenuto l’improponibilità di altre domande nel giudizio di falso.

Questo vecchio orientamento si basava su due argomenti principali:
* La natura autonoma del giudizio di falso, volto unicamente ad accertare la verità di un documento.
L’efficacia erga omnes* (verso tutti) della sentenza, che la renderebbe incompatibile con domande dagli effetti limitati alle sole parti in causa.

La Cassazione ha smontato questi argomenti, definendoli ‘apodittici’ e ‘meramente tralatizi’, cioè ripetuti senza un reale fondamento normativo. I giudici hanno sottolineato come nessuna norma vieti espressamente di affiancare altre domande alla querela di falso.

Il Principio di Economia Processuale

Il cuore della decisione risiede nell’applicazione dell’articolo 104 del Codice di Procedura Civile. Questa norma permette di proporre nello stesso processo più domande contro la stessa parte, anche se non altrimenti connesse, per evitare la frammentazione dei giudizi. Isolare la querela di falso contrasta palesemente con questo principio di ‘giusto processo’ e di economia processuale, costringendo il cittadino a intentare più cause per ottenere una tutela completa, con un inutile dispendio di tempo e risorse.

La Corte ha evidenziato che non vi è alcuna incompatibilità istruttoria, e qualora sorgessero complicazioni, il giudice ha sempre la facoltà di separare le cause. Impedire a priori il cumulo delle domande rappresenta una restrizione illogica e non prevista dalla legge.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su una rilettura sistematica delle norme processuali. L’interpretazione precedente, che ‘isolava’ la querela di falso, viene definita come una disapplicazione ingiustificata dell’art. 104 c.p.c. La Suprema Corte ha affermato che l’interesse pubblico a evitare il frazionamento dei processi è tanto importante quanto quello di accertare la falsità di un documento con efficacia erga omnes. Le due esigenze non sono in conflitto. Il legislatore, se avesse voluto creare un’eccezione così peculiare per la querela di falso, lo avrebbe stabilito espressamente. In assenza di un divieto, vale la regola generale che favorisce il simultaneus processus, ovvero la trattazione congiunta di tutte le domande connesse.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo il seguente principio di diritto: ‘nel giudizio avente ad oggetto querela di falso proposta in via principale è ammissibile, ai sensi dell’articolo 104 c.p.c., la coeva proposizione da parte dell’attore nel medesimo giudizio di ulteriori domande nei confronti dello stesso convenuto’. Questa sentenza rappresenta una vittoria per l’efficienza della giustizia, consentendo ai cittadini di concentrare in un unico processo tutte le loro pretese legate alla falsità di un documento, inclusa la richiesta di risarcimento dei danni.

È possibile presentare una querela di falso e chiedere il risarcimento dei danni nello stesso processo?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che è ammissibile, ai sensi dell’art. 104 c.p.c., proporre contemporaneamente una querela di falso in via principale e altre domande connesse, come quella per il risarcimento dei danni, nei confronti della stessa parte.

Perché in passato questa possibilità era negata?
L’orientamento precedente riteneva che il giudizio di falso dovesse essere autonomo e ‘isolato’ a causa della sua finalità specifica (accertare la verità di un documento) e dell’efficacia erga omnes (valida per tutti) della sua sentenza. La Cassazione ha superato questa visione, ritenendola priva di un solido fondamento normativo.

Qual è il vantaggio principale di questa nuova interpretazione?
Il vantaggio principale è l’economia processuale. Permette di evitare la frammentazione dei giudizi, consentendo al cittadino di ottenere una tutela completa (accertamento del falso e risarcimento del danno) in un unico processo, risparmiando tempo e costi legali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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