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Qualità di consumatore: quando si applica?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 4734/2024, ha stabilito che non può essere riconosciuta la qualità di consumatore a un imprenditore che stipula un contratto per scopi connessi alla propria attività professionale. Nel caso specifico, un imprenditore agricolo si era opposto a un decreto ingiuntivo eccependo la competenza del foro del consumatore. La Corte ha accolto il ricorso del professionista, affermando che la natura del rapporto, finalizzato a pratiche edilizie per l’azienda agricola, escludeva l’applicazione del Codice del Consumo, ripristinando la competenza del tribunale originariamente adito.

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Qualità di Consumatore: La Cassazione Chiarisce Quando Non Si Applica

Determinare la qualità di consumatore di una delle parti contrattuali è un passo cruciale nel contenzioso civile, poiché da essa dipende l’applicazione di tutele speciali, tra cui la competenza territoriale del tribunale del luogo di residenza del consumatore. Con la recente ordinanza n. 4734 del 22 febbraio 2024, la Corte di Cassazione è tornata a fare luce su questo tema, specificando i criteri per escludere tale qualifica quando il contratto è legato, anche solo accessoriamente, a un’attività imprenditoriale.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un decreto ingiuntivo ottenuto da un professionista nei confronti di un imprenditore agricolo per il pagamento di compensi relativi a consulenze e assistenze in pratiche edilizie. Il debito era stato formalizzato in una scrittura privata di transazione. L’imprenditore si opponeva al decreto, sostenendo di aver agito come privato cittadino e, quindi, in qualità di consumatore. Di conseguenza, chiedeva che la causa fosse trasferita al tribunale del suo luogo di residenza, come previsto dal Codice del Consumo. Il Tribunale di primo grado accoglieva la sua eccezione, declinando la propria competenza.

Il professionista, ritenendo errata tale decisione, proponeva ricorso per Cassazione, argomentando che le prestazioni professionali erano state rese a favore dell’azienda agricola gestita dall’imprenditore (insieme al padre, nel frattempo deceduto) e che, pertanto, il rapporto contrattuale rientrava a pieno titolo nell’ambito dell’attività d’impresa.

La Decisione della Cassazione sulla Qualità di Consumatore

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del professionista, cassando la sentenza impugnata e dichiarando la competenza del tribunale originariamente adito. I giudici di legittimità hanno ribaltato la decisione di merito, affermando che l’imprenditore agricolo non poteva beneficiare delle tutele previste per i consumatori, poiché il contratto era sorto per soddisfare esigenze strettamente legate alla sua attività professionale.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha fondato la sua decisione su un principio consolidato: per stabilire se un contratto sia stato concluso da un consumatore, non si deve guardare alla qualifica soggettiva della persona (se sia o meno un imprenditore), ma allo scopo del negozio. Il punto centrale è verificare se l’atto sia stato compiuto per finalità estranee all’attività imprenditoriale o professionale.

Nel caso di specie, le motivazioni della Corte si sono sviluppate sui seguenti punti:

1. Scopo del Contratto: L’attività professionale del ricorrente era palesemente finalizzata all’esecuzione di interventi su immobili utilizzati per l’esercizio dell’impresa agricola. Di conseguenza, il contratto non poteva considerarsi estraneo a tale attività.
2. Irrilevanza della “Non Spendita” del Nome: La Corte ha sottolineato che non è necessario che l’imprenditore specifichi formalmente di agire in nome e per conto della sua impresa. Ciò che conta è il legame funzionale tra il contratto e l’attività svolta.
3. Criterio dello Scopo Prevalente o Connesso: La giurisprudenza citata dalla Corte stabilisce che la qualità di consumatore è esclusa non solo quando lo scopo è esclusivamente professionale, ma anche quando il contratto è diretto a soddisfare interessi anche solo connessi o accessori allo svolgimento dell’attività imprenditoriale. La tutela del consumatore si applica solo se lo scopo professionale è del tutto marginale o secondario, circostanza non riscontrata nel caso in esame.
4. Indizi Fattuali: La stessa scrittura privata menzionava debiti contratti dalle “ditte” dell’imprenditore e del padre, un chiaro riferimento al carattere imprenditoriale del rapporto sottostante. Inoltre, la documentazione prodotta attestava l’esistenza di un’azienda agricola attiva.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un principio fondamentale con importanti implicazioni pratiche. Un imprenditore o un professionista non può invocare le tutele del Codice del Consumo, come il foro competente presso la propria residenza, se il contratto stipulato è funzionale, anche in via non esclusiva, alla propria attività economica. Questo orientamento fornisce maggiore certezza giuridica ai professionisti e alle imprese che forniscono beni o servizi a soggetti che sono, a loro volta, operatori economici, anche se agiscono come persone fisiche. La valutazione deve essere sempre condotta sulla base dello scopo oggettivo del contratto, al di là delle formalità utilizzate dalle parti.

Quando una persona che è anche un imprenditore può essere considerata un “consumatore”?
Secondo la Corte, può essere considerata consumatore solo quando conclude un contratto per scopi interamente estranei alla sua attività imprenditoriale o professionale. Se lo scopo è anche solo connesso o accessorio all’attività d’impresa, la qualità di consumatore è esclusa, a meno che tale scopo non sia del tutto marginale.

La firma di un contratto a titolo personale, senza menzionare la propria impresa, è sufficiente per essere classificati come consumatori?
No, non è sufficiente. La Corte ha chiarito che non rileva la mancata “spendita” formale della qualità di imprenditore, ma lo scopo effettivo del negozio. Se il contratto è funzionale alle esigenze dell’attività imprenditoriale, non si applica la disciplina del consumo.

Qual è il criterio decisivo per escludere l’applicazione della normativa a tutela del consumatore?
Il criterio decisivo è lo scopo del contratto. Se il contratto è diretto a soddisfare interessi connessi o accessori allo svolgimento dell’attività imprenditoriale o professionale, anche se non in via esclusiva, la tutela del consumatore non si applica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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