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Qualifica di consumatore: no al socio garante

La Corte di Cassazione nega la qualifica di consumatore al socio che presta garanzie personali per la propria azienda. La sentenza chiarisce che la presenza di un ‘collegamento funzionale’, come una quota societaria rilevante o un ruolo amministrativo, esclude l’accesso alle procedure di sovraindebitamento riservate ai consumatori, poiché il debito è legato all’attività imprenditoriale.

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Socio Garante di Società: Quando si Perde la Qualifica di Consumatore?

Un socio, amministratore di una società, che presta una garanzia personale (fideiussione) per i debiti dell’azienda può essere considerato un consumatore? Questa domanda è cruciale per accedere alle procedure di ristrutturazione del debito previste per chi agisce per scopi privati. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito una risposta netta, negando la qualifica di consumatore a chi ha un forte legame funzionale con l’impresa garantita.

I Fatti del Caso: Dalla Fideiussione alla Ristrutturazione del Debito

Il caso esaminato riguarda una persona fisica che aveva proposto un piano di ristrutturazione dei debiti del consumatore. La maggior parte dei suoi debiti derivava da fideiussioni prestate a favore di due società di cui era stata socia di maggioranza (con quote dell’80% e 60%) e amministratrice per un lungo periodo. Le garanzie erano state rilasciate poco dopo la cessazione dei suoi incarichi amministrativi, ma mentre era ancora socia di maggioranza.

Il Tribunale di primo grado aveva omologato il piano, ma un creditore aveva proposto reclamo, contestando proprio la qualifica di consumatore della debitrice. La Corte d’Appello aveva accolto il reclamo, revocando l’omologa, sulla base del fatto che i debiti non erano estranei all’attività imprenditoriale, ma direttamente collegati alle garanzie prestate per le sue società. La questione è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione.

L’Analisi della Corte e la qualifica di consumatore

Il punto centrale della controversia è stabilire se la debitrice abbia agito come ‘consumatore’ o come ‘imprenditore’ nel momento in cui ha assunto le obbligazioni. La difesa della ricorrente sosteneva che le garanzie erano state rinnovate quando la sua attività imprenditoriale era già cessata e le società erano prossime al fallimento, al solo scopo di proteggere il proprio patrimonio personale.

Tuttavia, la Cassazione ha respinto questa tesi, confermando la decisione della Corte d’Appello. La giurisprudenza, sia nazionale che europea, è chiara: per determinare la natura di un’obbligazione di garanzia, non si può guardare solo alla qualifica formale delle parti. Bisogna invece valutare se il garante abbia agito per scopi legati alla sua attività professionale o sulla base di ‘collegamenti funzionali’ con la società garantita.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte Suprema ha ribadito che due sono i presupposti chiave da valutare:
1. L’eventuale qualità di amministratore della società garantita.
2. La detenzione di una partecipazione non trascurabile al capitale sociale.

Nel caso di specie, la ricorrente era stata per lungo tempo socia di maggioranza e amministratrice. Anche se aveva cessato la carica di amministratrice pochi giorni prima del rilascio delle fideiussioni, il legame con le società era ancora strettissimo e inequivocabile. Le garanzie non erano quindi un atto di generosità o un’operazione estranea alla sua sfera imprenditoriale, ma un’azione ‘funzionale’ all’interesse delle società stesse.

La Corte ha inoltre precisato che la definizione di consumatore contenuta nel nuovo Codice della Crisi e dell’Insolvenza (CCII) non modifica la sostanza rispetto alla normativa precedente e al Codice del Consumo. Di conseguenza, tutto il consolidato orientamento giurisprudenziale che nega la qualifica di consumatore al fideiussore ‘imprenditore di riflesso’ rimane valido. L’atto di garanzia, quando rafforza l’attività d’impresa altrui e intercetta un interesse economico diretto del garante (come la salvaguardia del valore delle proprie quote), rientra pienamente nella nozione di ‘collegamento funzionale’ e perde la natura consumeristica.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un principio fondamentale: la tutela riservata al consumatore non è estensibile a chi, pur agendo come persona fisica, opera in un contesto strettamente legato a un’attività d’impresa. Un socio di maggioranza o un amministratore che presta una fideiussione a favore della propria azienda non agisce per scopi privati, ma per un interesse economico e professionale. Di conseguenza, non può beneficiare delle procedure di sovraindebitamento destinate ai consumatori. Questa decisione ha importanti implicazioni pratiche, poiché chiarisce i confini della tutela consumeristica e sottolinea la necessità di un’analisi sostanziale, e non meramente formale, del rapporto tra il garante e l’impresa garantita.

Un socio che presta una fideiussione a garanzia dei debiti della propria società può essere considerato un consumatore?
No. Secondo la sentenza, se esiste un ‘collegamento funzionale’ tra il garante e la società, come una partecipazione non trascurabile al capitale sociale o ruoli amministrativi, la qualifica di consumatore viene esclusa perché l’atto è legato all’attività imprenditoriale.

Cosa si intende per ‘collegamento funzionale’ nel contesto di una fideiussione?
Si intende un legame sostanziale che collega l’atto di garanzia all’attività imprenditoriale o professionale. La sentenza indica come esempi concreti la carica di amministratore della società garantita e la detenzione di una partecipazione societaria rilevante (nel caso specifico, maggioritaria).

La nuova definizione di consumatore nel Codice della Crisi e dell’Insolvenza (CCII) ha cambiato le regole per i soci garanti?
No, la sentenza chiarisce che la definizione nel CCII non differisce nella sostanza da quella precedente e da quella del Codice del Consumo. Pertanto, l’orientamento giurisprudenziale che esclude la qualifica di consumatore per il socio con un forte legame funzionale con la società rimane pienamente valido.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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