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Pubblicità legale: Cassazione annulla sentenza TSAP

Un’associazione religiosa ha impugnato un bando di gara per una concessione idroelettrica. Successivamente, ha presentato motivi aggiunti contro il provvedimento di concessione, ma il Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche (TSAP) li ha dichiarati tardivi, considerando la pubblicazione online sul sito della Provincia come valida pubblicità legale. La Corte di Cassazione ha cassato questa decisione, stabilendo che la pubblicità legale online ha effetto solo se una norma di legge lo prevede espressamente. In assenza di tale norma, la semplice pubblicazione sul sito web dell’ente non fa decorrere i termini per l’impugnazione.

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Pubblicato il 25 agosto 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Pubblicità Legale Online: La Cassazione detta le regole per i termini di ricorso

Una recente ordinanza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione ha fatto luce su un tema cruciale del diritto amministrativo e processuale: il valore della pubblicità legale online. La Corte ha stabilito un principio fondamentale: la pubblicazione di un atto amministrativo sul sito web di un ente non è sufficiente a far decorrere i termini per l’impugnazione, a meno che una specifica norma di legge non lo preveda espressamente. Questa decisione ribalta una sentenza del Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche (TSAP) e chiarisce i requisiti per garantire la piena conoscibilità legale degli atti della Pubblica Amministrazione.

I Fatti di Causa

La controversia ha origine dal ricorso presentato da un’associazione religiosa contro una delibera della Giunta Provinciale di Bolzano e il relativo bando di gara. L’oggetto del contendere era l’affidamento di una concessione per la derivazione di acqua a scopo idroelettrico da un torrente locale. L’associazione lamentava l’illegittimità degli atti e ne chiedeva l’annullamento.

Durante il corso del giudizio, l’amministrazione provinciale ha proseguito con la procedura, rilasciando la concessione a una società energetica tramite un decreto. Venuta a conoscenza di questo nuovo atto, l’associazione ha notificato dei “motivi aggiunti” per impugnare anche il decreto di concessione e il parere ambientale favorevole.

La Decisione del TSAP e il Problema della Pubblicità Legale

Il Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche (TSAP), investito della questione, ha dichiarato i motivi aggiunti irricevibili per tardività. Secondo il TSAP, il termine di 60 giorni per impugnare la concessione era già scaduto. Il Tribunale ha ritenuto che il termine decorresse dalla data di pubblicazione del decreto di concessione sulla “Rete Civica dell’Alto Adige”, un portale online della Provincia. Questa pubblicazione, secondo il TSAP, equivaleva a una forma di pubblicità legale idonea a rendere l’atto conoscibile da chiunque.

Di conseguenza, dichiarando tardivi i motivi aggiunti, il TSAP ha ritenuto che il provvedimento di concessione fosse ormai definitivo, rendendo improcedibile anche il ricorso originario contro il bando di gara per carenza di interesse.

L’Impugnazione in Cassazione

L’associazione ha impugnato la decisione del TSAP dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo che la semplice pubblicazione online non potesse essere considerata una forma di pubblicità legale valida a far decorrere i termini perentori di impugnazione. La ricorrente ha evidenziato come la normativa di settore (il Testo Unico sulle acque, R.D. 1775/1933) preveda forme specifiche di pubblicazione, come la Gazzetta Ufficiale, per garantire la conoscenza legale dell’atto ai terzi.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, a Sezioni Unite, ha accolto il ricorso, cassando la sentenza del TSAP. I giudici supremi hanno chiarito che l’effetto della conoscenza legale di un atto amministrativo, opponibile erga omnes, deve fondarsi su una “espressa base positiva”. In altre parole, solo la legge può stabilire quale forma di pubblicazione ha valore di notifica per tutti i cittadini.

La Corte ha analizzato la legge provinciale di Bolzano n. 2/2015, che prevedeva la pubblicazione della concessione sulla Rete Civica, ma ha rilevato che tale norma non attribuiva a questa pubblicazione il valore ufficiale di pubblicità legale. In assenza di una tale qualificazione espressa, la pubblicazione online serve solo a garantire la trasparenza dell’azione amministrativa, ma non può far scattare presunzioni legali di conoscenza per i terzi ai fini della decorrenza dei termini di impugnazione.

I giudici hanno richiamato la giurisprudenza consolidata secondo cui i concetti di “esecutività” di un atto e di “conoscenza legale” non sono coincidenti. Un atto può diventare efficace (esecutivo) con la sua pubblicazione online, ma per far decorrere i termini di ricorso per i terzi è necessaria una forma di pubblicità qualificata dalla legge come “legale”, quale la Gazzetta Ufficiale o il Bollettino Ufficiale Regionale.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La decisione della Cassazione è di fondamentale importanza. Essa riafferma il principio di certezza del diritto e di effettività della tutela giurisdizionale (art. 24 della Costituzione). I cittadini e le imprese devono essere messi in condizione di conoscere con certezza il momento a partire dal quale possono esercitare il proprio diritto di difesa contro un atto amministrativo che li pregiudica.

L’ordinanza stabilisce che le amministrazioni non possono invocare la tardività di un ricorso basandosi su forme di pubblicità non espressamente qualificate come “legali” dalla normativa. La digitalizzazione della PA è un processo inarrestabile e positivo, ma deve essere accompagnata da un quadro normativo chiaro che definisca il valore giuridico delle pubblicazioni telematiche. Fino ad allora, per la decorrenza dei termini di impugnazione per i terzi, restano valide le forme tradizionali di pubblicità legale previste dalle leggi di settore.

La causa è stata quindi rinviata al TSAP, che dovrà riesaminare la questione partendo dal presupposto che i motivi aggiunti non erano tardivi.

La pubblicazione di un atto amministrativo sul sito web di un ente è sufficiente a far decorrere i termini per l’impugnazione?
No, secondo la Cassazione non è sufficiente. A meno che una specifica norma di legge non attribuisca espressamente a quella forma di pubblicazione online il valore di “pubblicità legale”, essa non può far decorrere i termini per l’impugnazione da parte di terzi non direttamente contemplati nell’atto.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la decisione del Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche (TSAP)?
La Corte ha annullato la decisione perché il TSAP ha erroneamente ritenuto che la pubblicazione della concessione idroelettrica sul sito della “Rete Civica” della Provincia Autonoma fosse una forma di pubblicità legale idonea a far partire il termine di 60 giorni per l’impugnazione, anche in assenza di una norma provinciale che le attribuisse tale valore.

Qual è la forma di pubblicazione richiesta dal Testo Unico sulle acque pubbliche (r.d. 1775/1933) per far decorrere i termini per i terzi?
Il r.d. 1775/1933, agli articoli 18 e 146, prevede che il termine di 60 giorni per l’impugnazione da parte di terzi non direttamente contemplati nell’atto decorra dalla pubblicazione di un estratto dell’atto nella Gazzetta Ufficiale o nel Foglio degli annunzi legali della provincia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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