LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Provvigione mediatore: quando è dovuta con mutuo?

Un’agenzia immobiliare ha richiesto il pagamento della commissione a una potenziale acquirente dopo il fallimento di una vendita. L’acquisto era subordinato all’ottenimento di un mutuo, che è stato negato. L’agenzia sosteneva che l’acquirente avesse agito in malafede, invocando la finzione di avveramento della condizione. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che in presenza di una ‘condizione mista’ come l’ottenimento di un mutuo, la mancata concessione del finanziamento non implica automaticamente malafede. Il diritto alla provvigione mediatore sorge solo al verificarsi della condizione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Provvigione Mediatore e Mutuo: Quando è Realmente Dovuta?

L’acquisto di una casa è spesso legato a un filo sottile: l’ottenimento di un mutuo. Ma cosa succede se il finanziamento non viene concesso e la vendita salta? L’agente immobiliare ha comunque diritto alla sua parcella? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su questo tema, delineando i confini del diritto alla provvigione mediatore quando il contratto è subordinato a una condizione sospensiva. Questo caso offre spunti fondamentali per tutelare sia gli acquirenti sia i professionisti del settore immobiliare.

I Fatti del Caso: Una Compravendita Sfumata

La vicenda ha origine da un decreto ingiuntivo emesso a favore di un’agenzia immobiliare per il pagamento di una provvigione di 3.900 euro. Una potenziale acquirente si era opposta a tale richiesta, sostenendo che la sua proposta d’acquisto, sebbene accettata dalla venditrice, era subordinata a una condizione sospensiva chiara: l’ottenimento di un mutuo bancario. Questa clausola era stata aggiunta a mano sul modulo prestampato.

L’acquirente aveva comunicato all’agenzia l’impossibilità di procedere con l’acquisto, poiché nessun istituto di credito le aveva concesso il finanziamento. La causa del diniego era legata alla provenienza donativa dell’immobile e alla presenza di un’ipoteca non cancellata. L’agenzia, di contro, sosteneva che il mancato avveramento della condizione fosse imputabile all’acquirente, la quale, a suo dire, si era comportata in malafede, e chiedeva l’applicazione della cosiddetta fictio iuris (finzione di avveramento) prevista dall’art. 1359 del codice civile.

La Questione Giuridica: Condizione Sospensiva e la Provvigione Mediatore

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione degli obblighi delle parti in pendenza di una condizione sospensiva. In particolare, il diritto alla provvigione mediatore matura anche se la compravendita, vincolata all’erogazione di un mutuo, non si conclude per il diniego della banca? Secondo l’agenzia, l’acquirente non si era attivata a sufficienza, perdendo interesse nell’affare e violando il dovere di buona fede. Il Tribunale di merito, riformando la decisione di primo grado, aveva dato ragione all’acquirente, revocando il decreto ingiuntivo. La questione è così giunta all’esame della Corte di Cassazione.

L’Analisi della Corte di Cassazione sulla Provvigione Mediatore

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’agenzia immobiliare, confermando la decisione del Tribunale e fornendo importanti chiarimenti. I giudici hanno stabilito che, quando un contratto preliminare è sottoposto alla condizione sospensiva dell’ottenimento di un mutuo, anche il diritto del mediatore alla provvigione è subordinato al verificarsi di tale evento, come previsto dall’art. 1757 c.c.

La Natura della ‘Condizione Mista’

La Corte ha qualificato la clausola come “condizione mista”, poiché il suo avveramento dipende in parte dalla volontà dell’acquirente (che deve attivarsi per richiedere il mutuo) e in parte da un fattore esterno (la decisione insindacabile della banca). In questi casi, per poter applicare la finzione di avveramento dell’art. 1359 c.c., non è sufficiente la mera inerzia della parte. È necessario dimostrare che quest’ultima abbia agito con un comportamento attivo e contrario a buona fede, finalizzato a impedire l’evento.

La semplice mancata attuazione dell’elemento potestativo (la richiesta di finanziamento) non è di per sé sufficiente, poiché il contratto stesso attribuisce alla parte il potere di agire o non agire. L’omissione diventa rilevante solo se viola un obbligo giuridico specifico, che non sussiste per l’elemento potestativo di una condizione mista.

Le Motivazioni della Decisione

Il Tribunale Supremo ha ritenuto che l’acquirente avesse agito in buona fede. Si era infatti rivolta a un primario istituto di credito a livello europeo, ricevendone una risposta negativa. Questo, secondo la Corte, è un elemento sufficiente a dimostrare l’impossibilità concreta di ottenere il finanziamento per quello specifico immobile, rendendo irrilevante l’ipotesi che un’altra banca avesse espresso un parere preliminare favorevole. Non è stato ravvisato alcun comportamento contrario a buona fede, né un interesse dell’acquirente a far fallire l’operazione. Di conseguenza, non sussistevano i presupposti per considerare la condizione come avverata e, pertanto, il diritto alla provvigione mediatore non è mai sorto.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Acquirenti e Mediatori

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale a tutela di chi compra casa: la clausola “salvo buon fine del mutuo” è una garanzia effettiva. Se l’acquirente si attiva diligentemente per ottenere il finanziamento ma la banca lo nega per motivi oggettivi, nessuna provvigione sarà dovuta al mediatore. Per le agenzie immobiliari, la decisione ribadisce che il loro compenso è strettamente legato alla conclusione effettiva dell’affare, che in presenza di condizioni sospensive si realizza solo con il loro avveramento. La prova della malafede dell’acquirente, necessaria per pretendere comunque la provvigione, ricade sul mediatore e deve basarsi su elementi concreti di un comportamento doloso volto a impedire la conclusione del contratto.

Quando sorge il diritto alla provvigione del mediatore in un contratto con condizione sospensiva?
Secondo la Corte, il diritto alla provvigione sorge solo nel momento in cui si verifica la condizione sospensiva. Se la condizione non si avvera, come nel caso della mancata concessione del mutuo, il contratto non diventa efficace e la provvigione non è dovuta.

Cosa si intende per “condizione mista” e quali obblighi comporta per l’acquirente?
Una “condizione mista” è una clausola che dipende sia dalla volontà di una parte (l’acquirente che deve chiedere il mutuo) sia da un fattore esterno (la banca che deve concederlo). L’acquirente ha l’obbligo di comportarsi secondo buona fede, attivandosi per ottenere il finanziamento, ma non ha un obbligo giuridico di riuscirci.

In quali casi si applica la “finzione di avveramento” della condizione (art. 1359 c.c.)?
La finzione di avveramento si applica quando la condizione non si verifica per una causa imputabile alla parte che aveva un interesse contrario al suo avveramento. Nel caso esaminato, la Corte ha escluso la sua applicazione perché l’acquirente non aveva un interesse contrario a ottenere il mutuo e si era attivata per richiederlo, dimostrando di non aver impedito l’avveramento della condizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati