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Provvigione mediatore: quando è dovuta? Analisi Cass.

Una società immobiliare ha richiesto il pagamento della provvigione mediatore dopo la firma di un contratto preliminare. La Corte di Cassazione ha chiarito che, salvo patto contrario esplicito, il diritto alla provvigione sorge con la conclusione del preliminare, che costituisce un “affare” vincolante. Una clausola che lega il pagamento al rogito definitivo va interpretata come un semplice termine per l’adempimento e non come una condizione sospensiva che fa venire meno il diritto se il rogito non avviene.

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Provvigione Mediatore: Diritto al Compenso tra Preliminare e Rogito

Il momento in cui matura il diritto alla provvigione mediatore è una delle questioni più dibattute nel diritto immobiliare. Generalmente, il diritto sorge con la conclusione dell’affare, che la giurisprudenza identifica con la firma del contratto preliminare. Ma cosa succede se le parti inseriscono una clausola che lega il pagamento al rogito notarile e quest’ultimo non viene mai stipulato? Una recente sentenza della Corte di Cassazione fa luce sulla corretta interpretazione di tali accordi, distinguendo tra termine di pagamento e condizione sospensiva.

I Fatti di Causa

Una società di mediazione immobiliare otteneva un decreto ingiuntivo per il pagamento della provvigione nei confronti di un promissario acquirente. Quest’ultimo si opponeva, sostenendo che il compenso non fosse dovuto. La questione centrale verteva sulla clausola contrattuale relativa al pagamento della provvigione. Secondo l’acquirente, l’accordo subordinava il pagamento alla stipula del contratto definitivo di compravendita (rogito). Poiché il contratto preliminare era stato successivamente risolto a causa di inadempimenti della parte venditrice, il rogito non era mai stato concluso e, di conseguenza, nessuna provvigione era dovuta.

La Decisione della Corte d’Appello

In secondo grado, la Corte d’Appello accoglieva le ragioni dell’acquirente. I giudici ritenevano che le parti avessero voluto derogare alla regola generale (art. 1755 c.c.), condizionando il diritto stesso alla provvigione al verificarsi della stipula del rogito. Il mancato avveramento di questa ‘condizione’ avrebbe quindi determinato il venir meno del diritto al compenso per l’agenzia immobiliare.

La Provvigione Mediatore secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione d’appello, accogliendo il ricorso della società di mediazione. Gli Ermellini hanno stabilito che i giudici di secondo grado avevano errato nell’interpretare la volontà delle parti e le clausole contrattuali.
La Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale: l’affare, ai fini del diritto alla provvigione, si considera concluso quando tra le parti messe in contatto dal mediatore si costituisce un vincolo giuridico che le abilita ad agire per l’esecuzione del contratto. Tale vincolo si perfeziona con la stipula del contratto preliminare.

Termine di Adempimento vs. Condizione Sospensiva

Il punto cruciale della decisione risiede nella distinzione tra ‘termine di adempimento’ e ‘condizione sospensiva’.
– Una condizione sospensiva subordina la nascita stessa del diritto a un evento futuro e incerto (es. ‘la provvigione sarà dovuta se e quando verrà stipulato il rogito’).
– Un termine di adempimento si limita a posticipare il momento in cui un diritto, già sorto, può essere fatto valere (es. ‘la provvigione, dovuta oggi, sarà pagata alla data del rogito’).
Nel caso esaminato, la Cassazione ha ritenuto che la clausola dovesse essere interpretata come un mero differimento del termine di pagamento e non come una condizione che incidesse sulla nascita del diritto alla provvigione.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione sulla base di una valutazione complessiva degli atti. In particolare, è emerso che in un altro documento, la proposta d’acquisto, si specificava che la provvigione doveva essere versata ‘alla data prevista per la firma del contratto definitivo’. La presenza del termine ‘data’ è stata considerata decisiva per qualificare la clausola come un semplice termine di pagamento.
Secondo la Cassazione, per derogare alla regola generale che fa sorgere il diritto al preliminare, le parti avrebbero dovuto utilizzare espressioni inequivocabili, tali da manifestare chiaramente la volontà di condizionare l’esistenza stessa del diritto alla provvigione alla stipula del rogito. La semplice omissione della parola ‘data’ in uno dei moduli non era sufficiente a sostenere un’interpretazione così radicale.

Le Conclusioni

La sentenza viene cassata con rinvio alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare il caso attenendosi ai principi enunciati. La decisione rafforza la tutela del mediatore, confermando che il suo diritto al compenso sorge con la creazione di un vincolo giuridico effettivo tra le parti, quale è il contratto preliminare. Le parti possono pattuire diversamente, ma devono farlo in modo chiaro ed esplicito. In mancanza di una chiara volontà di subordinare il diritto a una condizione, le clausole che fanno riferimento al rogito vanno intese come una semplice modalità di esecuzione del pagamento di un diritto già maturato.

Quando sorge, in linea generale, il diritto alla provvigione per il mediatore immobiliare?
Secondo la sentenza, il diritto alla provvigione sorge nel momento in cui si conclude un “affare”, ovvero quando tra le parti messe in contatto dal mediatore si costituisce un vincolo giuridico che le abilita ad agire per l’esecuzione del contratto. Questo momento coincide tipicamente con la stipula del contratto preliminare di vendita.

Una clausola che prevede il pagamento della provvigione al momento del rogito definitivo impedisce al mediatore di chiedere il compenso se il rogito non avviene?
Non necessariamente. La Corte di Cassazione ha chiarito che una clausola di questo tipo deve essere interpretata. Se essa si limita a indicare il momento del rogito come data per il pagamento, si tratta di un semplice “termine di adempimento” e il diritto alla provvigione, già sorto con il preliminare, rimane valido. Solo se la clausola è formulata in modo inequivocabile come una “condizione sospensiva” (cioè, il diritto sorgerà solo se e quando avverrà il rogito), allora il mancato rogito fa venir meno il diritto al compenso.

Come si interpreta la volontà delle parti per capire se si tratta di un termine di pagamento o di una condizione?
L’interpretazione non può basarsi su un singolo modulo o una singola frase, ma deve considerare il comportamento complessivo delle parti e tutti i documenti sottoscritti. La presenza di espressioni come “alla data prevista per la firma” del contratto definitivo, come nel caso di specie, orienta l’interpretazione verso un termine di pagamento, poiché indica un momento certo o prevedibile, piuttosto che un evento incerto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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