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Provvedimento d’urgenza: no se manca il periculum

Una società proprietaria di una stazione di servizio ha richiesto un provvedimento d’urgenza (ex art. 700 c.p.c.) per la restituzione immediata dell’impianto da parte del gestore, a seguito di un illecito commesso da un dipendente di quest’ultimo. Il Tribunale di Ancona ha rigettato il ricorso, stabilendo che non sussisteva il requisito del ‘periculum in mora’, ovvero il pericolo di un danno imminente e irreparabile. La decisione sottolinea che un episodio isolato in un rapporto commerciale di lunga data e un danno di natura puramente economica non sono sufficienti a giustificare una misura cautelare così incisiva.

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Provvedimento d’urgenza: L’importanza del Periculum in Mora

Quando un rapporto contrattuale viene violato, la prima reazione può essere quella di cercare una soluzione rapida e drastica. Il provvedimento d’urgenza previsto dall’articolo 700 del codice di procedura civile sembra lo strumento perfetto, ma la sua concessione non è affatto scontata. Un’ordinanza del Tribunale di Ancona ci offre un chiaro esempio dei rigorosi presupposti richiesti, in particolare del cosiddetto periculum in mora, ovvero il pericolo di un danno imminente e irreparabile.

I Fatti: Una Violazione al Distributore di Carburante

Il caso riguarda un contratto di gestione di una stazione di servizio, comprensiva di distribuzione carburanti, bar e autolavaggio. La società proprietaria dell’area contestava al gestore un gravissimo inadempimento: un suo dipendente era stato sorpreso dalla Guardia di Finanza mentre riempiva illecitamente una bombola di gas per uso domestico direttamente dalla colonnina del GPL. Questo evento aveva portato al sequestro penale della pompa e delle pistole erogatrici.
Ritenendo questa condotta una violazione intollerabile degli obblighi contrattuali e una fonte di grave pericolo, la società proprietaria si avvaleva di una clausola risolutiva espressa per terminare immediatamente tutti i contratti e chiedeva, tramite un ricorso d’urgenza, l’immediata riconsegna dell’intero impianto.

La Difesa del Gestore e la Posizione del Tribunale

Il gestore si è difeso sostenendo che si trattava di un episodio isolato, commesso da un dipendente a sua insaputa, all’interno di un rapporto commerciale pluridecennale e sempre corretto. Sottolineava inoltre che, dopo un breve periodo, l’autorità giudiziaria aveva disposto il dissequestro della pompa GPL, che aveva ripreso a funzionare regolarmente. Contestava quindi la sussistenza sia del fumus boni iuris (la fondatezza della risoluzione contrattuale) sia, soprattutto, del periculum in mora.

La Decisione: perché il provvedimento d’urgenza è stato negato

Il Tribunale di Ancona ha rigettato il ricorso della società proprietaria. La decisione si fonda su un punto cruciale: l’assenza del periculum in mora. Il giudice ha applicato il “principio della ragione più liquida”, decidendo la causa sulla base dell’argomento più evidente e decisivo, senza necessità di analizzare le altre complesse questioni (come la legittimità della risoluzione del contratto).

Le motivazioni

Il cuore della motivazione risiede nella definizione stessa di periculum in mora ai fini dell’art. 700 c.p.c. Non si tratta di un pericolo qualsiasi, ma di un pregiudizio che deve avere due caratteristiche fondamentali: imminenza e irreparabilità. Irreparabile è quel danno che non può essere adeguatamente ristorato tramite un successivo risarcimento in denaro.

Nel caso specifico, il Tribunale ha osservato che:

1. L’illecito era un fatto isolato: Un singolo episodio, per quanto grave, all’interno di un rapporto contrattuale che durava dal 1994, non era sufficiente a dimostrare un pericolo attuale e concreto di reiterazione di condotte rischiose.
2. Il pericolo era cessato: La revoca del sequestro e la ripresa regolare del servizio di erogazione del GPL dimostravano che la situazione di pericolo per la pubblica sicurezza era venuta meno. Questo, anziché rafforzare la tesi della ricorrente, la indeboliva, facendo cadere il rischio di provvedimenti sospensivi da parte della Pubblica Amministrazione.
3. Il danno era puramente patrimoniale: Le lamentele della società proprietaria riguardo al danno economico e di immagine (perdita di avviamento, mancato guadagno durante il sequestro) sono state considerate dal giudice come un pregiudizio di natura esclusivamente patrimoniale. Tale danno, per sua natura, è riparabile: può essere quantificato e richiesto come risarcimento in un normale giudizio di merito. Non integra, quindi, quel danno irreparabile che giustifica la tutela d’urgenza.

Le conclusioni

L’ordinanza del Tribunale di Ancona è un importante promemoria: il provvedimento d’urgenza è uno strumento eccezionale, non una scorciatoia per risolvere controversie contrattuali. Per ottenerlo, non basta dimostrare di avere probabilmente ragione (fumus boni iuris), ma è indispensabile provare l’esistenza di un pericolo concreto, attuale e, soprattutto, che il tempo necessario per un giudizio ordinario causerebbe un danno non altrimenti risarcibile. Un danno puramente economico, per quanto ingente, non rientra quasi mai in questa categoria. La strada maestra per tali pretese resta quella del giudizio a cognizione piena, dove ogni aspetto della controversia può essere approfondito e ogni danno patrimoniale ristorato.

Un singolo illecito commesso da un dipendente giustifica un provvedimento d’urgenza per rimuovere il gestore di un’attività?
No. Secondo questa ordinanza, un episodio isolato, specialmente all’interno di un rapporto commerciale di lunga data, non è sufficiente a dimostrare il pericolo attuale e concreto di reiterazione della condotta (‘periculum in mora’) necessario per ottenere un provvedimento d’urgenza.

Il danno economico, come la perdita di guadagno, è considerato ‘irreparabile’ ai fini di un provvedimento d’urgenza?
No. Il provvedimento in esame chiarisce che un pregiudizio di natura puramente patrimoniale non è considerato irreparabile, poiché può essere quantificato e compensato con un risarcimento in denaro in un successivo giudizio ordinario. Pertanto, non giustifica da solo la concessione di una misura cautelare ex art. 700 c.p.c.

Cosa significa che il giudice decide secondo ‘la ragione più liquida’?
Significa che il giudice può risolvere la controversia basandosi sull’argomento più palese e di più facile soluzione, senza dover analizzare tutte le altre questioni sollevate. In questo caso, il giudice ha rigettato il ricorso per la chiara mancanza del ‘periculum in mora’, senza dover stabilire se la risoluzione del contratto fosse legittima o meno.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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