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Prova versamento decimi: la quietanza non basta

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un socio che non è riuscito a fornire una prova adeguata del versamento dei decimi di capitale. La curatela fallimentare aveva richiesto il pagamento, e le prove fornite dal socio – un estratto conto della società, una quietanza del padre-amministratore e una scrittura contabile – sono state ritenute insufficienti. La sentenza sottolinea che la prova del versamento decimi deve essere inequivocabile e non può basarsi su documenti che non chiariscono l’origine e la causale dei fondi, specialmente in un contesto di fallimento e rapporti familiari.

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Prova Versamento Decimi: Perché la Quietanza Non È Prova Sufficiente Contro la Curatela

Nell’ambito del diritto societario e fallimentare, la questione della prova versamento decimi di capitale da parte di un socio assume un’importanza cruciale, specialmente quando la società si trova in stato di insolvenza. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 30408/2024) offre spunti fondamentali su quali prove siano considerate idonee e quali, invece, risultino insufficienti a dimostrare l’adempimento di tale obbligo. Il caso analizzato vede un socio tentare di difendersi dalla richiesta di pagamento della curatela fallimentare, senza tuttavia riuscire a convincere i giudici della validità delle sue argomentazioni.

I Fatti di Causa

Una società a responsabilità limitata viene dichiarata fallita. La curatela, nell’ambito delle sue funzioni di recupero dei crediti, agisce contro uno dei soci per ottenere il pagamento di una quota di capitale sociale sottoscritta e, a suo dire, mai versata. Il socio si oppone, sostenendo di aver già adempiuto al suo obbligo effettuando un versamento di 40.000 euro sul conto corrente della società.

A sostegno della sua tesi, il socio produce tre elementi di prova:
1. L’estratto del conto corrente della società, che riporta un accredito per l’importo indicato.
2. Una quietanza di pagamento rilasciata dal legale rappresentante della società (che, nel caso specifico, era anche suo padre).
3. L’annotazione del versamento nel libro giornale della società.
Tuttavia, sia il Tribunale di primo grado sia la Corte di Appello rigettano la sua opposizione, confermando l’obbligo di pagamento. Il socio decide quindi di ricorrere in Cassazione.

L’Analisi dei Giudici sulla prova versamento decimi

La Corte di Cassazione, nel dichiarare inammissibile il ricorso, conferma la linea dei giudici di merito, smontando pezzo per pezzo il valore probatorio degli elementi portati dal ricorrente. La decisione si basa su una valutazione rigorosa della idoneità delle prove in un contesto delicato come quello fallimentare.

L’Inefficacia delle Prove Addotte

1. Estratto Conto Societario: Secondo la Corte, l’estratto conto della società beneficiaria non è sufficiente. Esso dimostra solo che una certa somma è entrata nelle casse sociali, ma non prova né chi ha effettuato il versamento, né la causale dello stesso. Per una prova versamento decimi valida, il socio avrebbe dovuto produrre l’estratto del proprio conto corrente, una copia dell’assegno o un altro documento in grado di collegare in modo inequivocabile il suo patrimonio all’operazione.
2. Quietanza di Pagamento: La quietanza, sebbene in genere costituisca prova del pagamento, perde la sua efficacia in questo contesto per due ragioni. Primo, il forte legame di parentela (padre-figlio) tra chi la rilasciava (l’amministratore) e chi ne beneficiava (il socio) la rende sospetta. Secondo, e più importante, una quietanza rilasciata dal legale rappresentante della società fallita non è opponibile alla curatela, che agisce come un soggetto terzo a tutela della massa dei creditori e non è vincolata dalle confessioni stragiudiziali del fallito.
3. Scritture Contabili: Anche l’annotazione sul libro giornale viene ritenuta insufficiente. Una singola scrittura contabile, per avere pieno valore probatorio, deve essere supportata da altri documenti contabili coerenti (libro inventari, bilanci, conti mastro) che, nel caso in esame, non sono stati prodotti in giudizio.

Le Motivazioni della Cassazione: Inammissibilità del Ricorso

Oltre ad analizzare il merito delle prove, la Suprema Corte basa la sua decisione su ragioni prettamente procedurali. Il ricorso viene dichiarato inammissibile perché, di fatto, il socio non lamentava una violazione di legge, ma chiedeva alla Cassazione una nuova valutazione dei fatti e delle prove, un’attività che esula dalle competenze del giudice di legittimità.
Inoltre, la Corte rileva l’applicazione del principio della “doppia conforme”. Poiché la sentenza d’appello aveva confermato integralmente quella di primo grado, il ricorso per vizio di motivazione era precluso. Il ricorrente non era riuscito a dimostrare che le due decisioni si basassero su presupposti di fatto differenti, unico caso in cui tale preclusione non opera.

Conclusioni: L’Onere della Prova per il Socio

La decisione in esame è un monito per tutti i soci di società di capitali: l’onere di fornire la prova versamento decimi è a loro carico e richiede un rigore documentale assoluto. Per evitare contestazioni, soprattutto in caso di futura insolvenza, è indispensabile che il versamento sia tracciabile e inequivocabilmente riconducibile al patrimonio del socio. Documenti come la quietanza rilasciata da un amministratore legato da vincoli familiari o singole scritture contabili si rivelano strumenti fragili. La soluzione più sicura risiede nel conservare documentazione bancaria chiara (contabile del bonifico dal proprio conto, copia dell’assegno, ecc.) che attesti senza ombra di dubbio l’origine, la data e la causale del versamento.

Una quietanza di pagamento rilasciata dall’amministratore è sempre una prova valida del versamento dei decimi?
No. Secondo la sentenza, una quietanza può essere ritenuta inidonea a costituire prova valida nei confronti della curatela fallimentare, specialmente se esiste un rapporto di parentela tra l’amministratore che la rilascia e il socio che ne beneficia. La curatela è considerata una parte terza non vincolata da tale documento.

L’estratto conto della società che mostra un accredito è sufficiente a dimostrare il versamento da parte di un socio?
No. L’estratto conto della società prova unicamente l’entrata di una somma, ma non chiarisce né chi ha effettuato il pagamento né per quale causale. Per una prova efficace, il socio dovrebbe produrre un documento proveniente dal proprio patrimonio, come l’estratto del proprio conto corrente o la copia di un assegno.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile per “doppia conforme”?
Un ricorso in Cassazione per vizio di motivazione (art. 360, n. 5, c.p.c.) è inammissibile quando la sentenza d’appello conferma la decisione di primo grado sui medesimi fatti. Tale regola non si applica solo se il ricorrente dimostra che le ragioni di fatto poste a base delle due decisioni sono diverse tra loro, onere che nel caso di specie non è stato assolto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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