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Prova testimoniale acquisto: chi paga se ritira un terzo?

Un professionista si opponeva al pagamento di materiali edili, sostenendo di non averli mai ordinati e che fossero stati ritirati da un idraulico a sua insaputa. La Corte di Cassazione, confermando le decisioni dei gradi precedenti, ha rigettato il ricorso basandosi sulla prova testimoniale. È stato accertato che il professionista aveva ordinato personalmente la merce per telefono, incaricando l’idraulico solo del ritiro materiale. La Corte ha stabilito che la valutazione dell’attendibilità dei testimoni spetta al giudice di merito e che l’ordine personale crea l’obbligo di pagamento, a prescindere da chi esegua il ritiro.

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Prova testimoniale acquisto: chi paga se ritira un terzo?

La conclusione di contratti verbali, specialmente in ambito commerciale, solleva spesso dubbi sulla loro validità e, soprattutto, su come dimostrarne l’esistenza in caso di contestazione. Un ruolo cruciale è svolto dalla prova testimoniale, come chiarito da una recente ordinanza della Corte di Cassazione. Il caso analizzato riguarda un acquisto di materiali edili ordinati telefonicamente da un professionista ma ritirati fisicamente da un idraulico. Quando la società venditrice ha chiesto il pagamento, il professionista si è opposto, negando di aver mai concluso quel contratto. La vicenda offre spunti fondamentali sul valore delle testimonianze e sull’imputabilità degli obblighi contrattuali.

I Fatti di Causa

Un’azienda di materiali edili otteneva un decreto ingiuntivo contro un avvocato per il mancato pagamento di una fornitura del valore di circa 6.800 Euro. L’avvocato proponeva opposizione, sostenendo di non aver mai effettuato tale ordine. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello rigettavano la sua opposizione, ritenendo provato l’acquisto sulla base delle deposizioni dei testimoni, dipendenti dell’azienda venditrice. Secondo le testimonianze, l’avvocato aveva ordinato la merce telefonicamente, specificando che un suo idraulico di fiducia sarebbe passato a ritirarla. Inoltre, quando contattato per sollecitare il pagamento, lo stesso professionista aveva assicurato che avrebbe provveduto.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’avvocato decideva di ricorrere in Cassazione, lamentando principalmente due aspetti:
1. Violazione delle norme sulla prova testimoniale: A suo dire, la Corte d’Appello aveva erroneamente basato la propria decisione su testimonianze de relato (per sentito dire) e inattendibili, senza considerare le contraddizioni emerse. Sosteneva che i giudici avrebbero dovuto dare maggior peso al fatto che la merce non era stata ritirata direttamente da lui.
2. Mancanza di motivazione sul rapporto giuridico: Il ricorrente criticava la sentenza per non aver adeguatamente analizzato la questione sotto il profilo del mandato con rappresentanza. Se l’idraulico aveva agito in suo nome, la società avrebbe dovuto provare l’esistenza di tale potere di rappresentanza, cosa che non era avvenuta.

Il Valore Decisivo della Prova Testimoniale

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo principi consolidati in materia di prova. In primo luogo, ha sottolineato che la valutazione dell’attendibilità dei testimoni e la scelta delle prove più convincenti sono compiti esclusivi del giudice di merito (Tribunale e Corte d’Appello). Il giudizio di legittimità non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio per riesaminare i fatti. Il ricorrente, secondo la Corte, non aveva denunciato un vizio di legge, ma tentava di ottenere una diversa e a lui più favorevole rilettura del materiale probatorio, attività preclusa in sede di Cassazione.

Le Motivazioni

Nel merito, la Corte ha chiarito il punto centrale della controversia. Le testimonianze, ritenute convergenti e credibili dai giudici di merito, non avevano dimostrato l’esistenza di un mandato con rappresentanza, bensì qualcosa di molto più semplice: l’avvocato aveva personalmente acquistato la merce tramite un ordine telefonico e aveva incaricato un terzo (l’idraulico) del solo ritiro materiale dei beni.

Questa distinzione è fondamentale. Non si trattava di un terzo che concludeva un contratto in nome e per conto altrui, ma di un acquirente che, dopo aver perfezionato l’accordo, delegava un mero aspetto esecutivo, cioè la consegna. Di conseguenza, tutte le argomentazioni sulla necessità di provare la contemplatio domini o i poteri di rappresentanza sono state giudicate irrilevanti. L’obbligo di pagare il prezzo sorgeva direttamente in capo all’avvocato al momento dell’ordine telefonico. La Corte ha inoltre evidenziato come la decisione fosse protetta dalla regola della “doppia conforme”, che impedisce di contestare in Cassazione l’accertamento dei fatti quando due sentenze di merito sono giunte alla medesima conclusione.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione offre un’importante lezione pratica: chi conclude un contratto, anche solo verbalmente, ne è direttamente responsabile, indipendentemente da chi venga delegato per gli aspetti materiali come il ritiro della merce. La prova testimoniale, se ritenuta coerente e attendibile dal giudice, è uno strumento pienamente valido per dimostrare l’esistenza e il contenuto di tali accordi. Pertanto, negare un ordine effettuato personalmente, solo perché l’esecuzione materiale è stata affidata a un collaboratore, è una strategia difensiva destinata a fallire se testimoni credibili possono confermare la dinamica reale dei fatti. La decisione finale ha visto il rigetto del ricorso e la condanna del professionista non solo al pagamento delle spese legali, ma anche a una sanzione per abuso del processo.

Se ordino della merce al telefono ma la faccio ritirare da un’altra persona, chi è obbligato a pagare?
Secondo la sentenza, l’obbligo di pagare sorge in capo alla persona che ha effettuato l’ordine, perfezionando il contratto di acquisto. Il fatto che un terzo sia stato incaricato del solo ritiro materiale della merce è irrilevante ai fini dell’individuazione del soggetto debitore.

La prova testimoniale dei dipendenti del venditore è sufficiente per dimostrare l’esistenza di un contratto verbale?
Sì. Se il giudice di merito ritiene le dichiarazioni dei testimoni (anche se dipendenti) convergenti, coerenti e attendibili, queste possono costituire prova sufficiente della conclusione del contratto e far sorgere l’obbligo di pagamento.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione dell’attendibilità dei testimoni fatta dal giudice di merito?
No, di norma non è possibile. La valutazione delle prove, inclusa l’attendibilità dei testimoni, è una prerogativa del giudice di merito. Il ricorso in Cassazione può essere proposto solo per violazioni di legge o vizi logici gravi nella motivazione, non per ottenere una semplice rilettura delle prove a proprio favore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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