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Prova presuntiva e insider trading: la Cassazione

La Corte di Cassazione conferma una sanzione della Consob per abuso di informazioni privilegiate, validando l’uso della prova presuntiva. Il caso riguarda la comunicazione di informazioni riservate relative a un’operazione di cessione societaria. La Corte ha ritenuto che una catena di indizi gravi, precisi e concordanti – come la presenza di un soggetto su un’imbarcazione dove si discuteva dell’affare e i successivi contatti telefonici e operazioni di borsa – sia sufficiente a dimostrare l’illecito, anche in assenza di prove dirette.

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Prova Presuntiva e Insider Trading: la Cassazione fa il punto

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di insider trading, offrendo chiarimenti cruciali sul valore della prova presuntiva nell’accertamento degli illeciti finanziari. La decisione conferma che, anche in assenza di una confessione o di prove dirette, una catena logica di indizi può essere sufficiente per fondare una condanna, a patto che il ragionamento del giudice sia rigoroso e ben motivato.

I Fatti del Caso: una Catena di Indizi

La vicenda trae origine da una sanzione amministrativa irrogata dall’autorità di vigilanza dei mercati finanziari a un operatore per la violazione del divieto di comunicazione illecita di informazioni privilegiate. Secondo la ricostruzione, un amico dell’operatore, entrato in possesso di informazioni riservate relative alla cessione di una quota di controllo di una società quotata, le avrebbe a lui comunicate.

L’operatore, a sua volta, avrebbe passato l’informazione al proprio fratello, il quale, agendo per conto di diversi portafogli di investimento, aveva tempestivamente acquistato un ingente pacchetto di azioni della società target, poco prima che la notizia dell’operazione diventasse pubblica.

La difesa del sanzionato si basava sulla presunta assenza di prove dirette della comunicazione dell’informazione privilegiata. Tuttavia, sia la Consob prima, sia la Corte d’Appello poi, hanno ritenuto provato l’illecito sulla base di un solido quadro indiziario.

La Decisione della Corte di Cassazione e la Prova Presuntiva

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la validità del ragionamento seguito dai giudici di merito. Il fulcro della decisione risiede nell’applicazione dell’art. 2729 del Codice Civile sulla prova presuntiva. I giudici hanno sottolineato come il procedimento logico per accertare un illecito di questo tipo debba articolarsi in due fasi:

1. Valutazione analitica: Ogni singolo indizio viene esaminato per verificarne la rilevanza.
2. Valutazione complessiva: Gli indizi rilevanti vengono considerati nel loro insieme per verificare se, combinati, portano a una conclusione logicamente probabile.

Nel caso specifico, gli indizi chiave erano:
– La presenza dell’amico del ricorrente su un’imbarcazione di proprietà di un esponente della società target, proprio nei giorni in cui si stava finalizzando l’accordo di cessione.
– L’acquisto anomalo, per tempistiche e modalità, di azioni da parte di questo amico subito dopo tale incontro.
– Una fitta serie di contatti telefonici tra l’amico e il ricorrente, e tra il ricorrente, il proprio fratello e la società di gestione patrimoniale, avvenuti in stretta prossimità temporale con l’acquisto massiccio di azioni.

Il Divieto di “Praesumptio de Praesumpto” Riesaminato

Un punto interessante affrontato dalla Corte è il presunto divieto di “presunzione su presunzione” (praesumptum de praesumpto). Il ricorrente sosteneva che il ragionamento dei giudici fosse viziato perché basato su una catena di fatti non certi, ma a loro volta presunti. La Cassazione ha chiarito che nel nostro ordinamento non esiste un divieto assoluto in tal senso. Ciò che conta non è il numero di passaggi logici, ma la solidità di ciascuna inferenza. Se ogni passaggio da un fatto “noto” a uno “ignorato” è supportato da criteri di gravità, precisione e concordanza, il fatto “ignorato” diventa a sua volta “noto” e può fungere da base per l’inferenza successiva. Si tratta di una serie ‘lineare’ di inferenze, dove la probabilità logica si trasmette da un anello all’altro della catena.

La Prova Presuntiva e lo Standard del “Ragionevole Dubbio”

La Corte ha inoltre precisato che, nel contesto delle sanzioni amministrative per abuso di mercato, l’inferenza non deve raggiungere la certezza assoluta, ma la “ragionevole probabilità”. Il giudice non deve dimostrare che l’evento si sia verificato come unica conseguenza possibile dei fatti noti, ma che la sua occorrenza sia altamente probabile secondo le regole di esperienza comune (il cosiddetto “id quod plerumque accidit”).

le motivazioni
La Corte ha ritenuto che il giudice di merito avesse correttamente applicato i principi sulla prova presuntiva. Il ragionamento induttivo, basato sulla concatenazione di eventi (presenza sull’imbarcazione, contatti telefonici, operazioni di borsa temporalmente allineate), è stato giudicato stringente e inappuntabile. La pluralità di eventi noti, sebbene singolarmente non decisivi, nel loro insieme creava un quadro probatorio di alta probabilità logica. La Corte ha quindi concluso che il ricorrente si era reso responsabile dell’illecito di trading secondario, avendo ricevuto e comunicato un’informazione privilegiata. La ricostruzione alternativa fornita dal ricorrente è stata giudicata infondata e non in grado di scalfire la coerenza del quadro accusatorio.

le conclusioni
Questa ordinanza consolida un importante principio: nella lotta agli abusi di mercato, la prova presuntiva è uno strumento fondamentale e pienamente legittimo. L’assenza di una “pistola fumante” non impedisce di sanzionare condotte illecite, a condizione che l’accusa sia costruita su un mosaico di indizi che, letti congiuntamente, compongono un quadro coerente e logicamente convincente. Per gli operatori del settore, ciò significa che la mera coincidenza temporale tra contatti personali e operazioni finanziarie anomale può essere sufficiente a generare una presunzione di colpevolezza difficile da superare.

È possibile essere sanzionati per insider trading basandosi solo su indizi e presunzioni?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che la prova di un illecito di abuso di informazioni privilegiate può essere fornita anche solo tramite presunzioni semplici, purché queste siano gravi, precise e concordanti. Non è necessaria una prova diretta come una confessione.

Cosa si intende per prova presuntiva e quali requisiti deve avere?
La prova presuntiva è un ragionamento logico che permette al giudice di risalire da un fatto noto (indizio) a un fatto da provare. Gli indizi devono essere ‘gravi’ (convincenti), ‘precisi’ (non vaghi) e ‘concordanti’ (non in contraddizione tra loro). La valutazione non va fatta sui singoli indizi, ma sulla loro forza probatoria complessiva.

È ammessa la cosiddetta “presunzione di secondo grado” (o a catena)?
Sì. La Corte ha chiarito che non esiste un divieto assoluto. Un fatto accertato in via presuntiva può costituire la premessa per un’ulteriore presunzione. L’importante è che ogni singolo passaggio logico della catena inferenziale sia rigoroso e fondato su un’adeguata probabilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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