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Prova fideiussione: sì anche con presunzioni

Una compagnia assicurativa chiede il rimborso di una somma pagata in forza di una polizza fideiussoria, ma i debitori ne disconoscono le firme. La Corte di Cassazione stabilisce che la prova della fideiussione non è limitata al solo documento contrattuale, ma può essere fornita con ogni mezzo, incluse le presunzioni, come la corrispondenza tra le parti e l’ente beneficiario, anche se il documento principale è stato contestato.

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Prova Fideiussione: Non Solo il Contratto, ma Ogni Mezzo è Valido

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha riaffermato un principio fondamentale in materia di garanzie personali: la prova fideiussione non è legata indissolubilmente al solo documento contrattuale. Anche quando la firma sulla polizza viene disconosciuta, la volontà di prestare garanzia può essere dimostrata con qualsiasi altro mezzo, incluse le presunzioni. Questa decisione chiarisce i limiti del disconoscimento della sottoscrizione e valorizza l’insieme degli elementi probatori disponibili in un processo.

Il Fatto: Una Fideiussione per Oneri di Urbanizzazione

Il caso trae origine dalla richiesta di una compagnia di assicurazioni di recuperare una somma di circa 77.000 euro. L’importo era stato versato a un Ente Comunale in adempimento di una polizza fideiussoria, stipulata a garanzia del pagamento di oneri di urbanizzazione dovuti da alcuni privati per un permesso di costruire.

Dopo aver pagato il debito, la compagnia assicurativa ha agito in regresso contro i debitori principali per ottenere il rimborso. Tuttavia, questi ultimi si sono difesi in giudizio disconoscendo le proprie firme apposte sul contratto di fideiussione. La compagnia, a fronte di tale disconoscimento, non ha presentato un’istanza di verificazione per accertare l’autenticità delle sottoscrizioni.

Le Decisioni dei Giudici di Merito e la Prova Fideiussione

Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello hanno respinto le richieste della compagnia assicurativa. Secondo i giudici di merito, il disconoscimento delle firme, in assenza di una procedura di verificazione, aveva reso il documento contrattuale inutilizzabile come prova. La Corte d’Appello, in particolare, ha sostenuto che il contratto fosse “l’unico elemento” da cui poter desumere l’esistenza della garanzia. Di conseguenza, ha ritenuto irrilevanti anche gli altri documenti prodotti dall’assicurazione (come la corrispondenza con il Comune e le richieste di pagamento), poiché si basavano su una polizza la cui validità probatoria era venuta meno.

L’Analisi della Corte di Cassazione sulla Prova della Fideiussione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso della compagnia assicurativa, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa per un nuovo esame. Il ragionamento dei giudici si fonda sull’interpretazione dell’articolo 1937 del Codice Civile, che regola la forma della fideiussione.

Le Motivazioni

La Corte ha ribadito un principio consolidato in giurisprudenza: sebbene la volontà di prestare fideiussione debba essere “espressa” e manifestata in modo inequivocabile, la legge non impone la forma scritta a pena di nullità (ad substantiam). Questo significa che la prova fideiussione può essere fornita con ogni mezzo, compresi gli indizi e le presunzioni (prova presuntiva).

L’errore della Corte d’Appello è stato quello di “obliterare” tutti gli altri elementi probatori solo perché il documento principale era stato disconosciuto. Il disconoscimento della firma rende il documento inefficace come prova diretta contro chi lo ha disconosciuto, ma non cancella il fatto storico né impedisce di provare l’esistenza del rapporto di garanzia attraverso altre vie. La Cassazione ha sottolineato che documenti come le lettere inviate dal Comune alla compagnia e per conoscenza ai debitori, le diffide di pagamento e le note di svincolo della garanzia, se valutati complessivamente, avrebbero potuto costituire un quadro presuntivo sufficiente a dimostrare la volontà di garantire il debito.

Le Conclusioni

La decisione stabilisce che il giudice di merito deve valutare l’intero compendio probatorio a sua disposizione. Limitarsi a escludere il contratto disconosciuto senza analizzare gli altri documenti costituisce una violazione delle norme sulla valutazione delle prove (artt. 115 e 116 c.p.c.) e sulla prova per presunzioni (art. 2729 c.c.). Il caso è stato quindi rinviato alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare i fatti applicando il principio secondo cui la fideiussione può essere provata con qualsiasi mezzo idoneo a dimostrare in modo inequivocabile la volontà del garante, andando oltre la mera contestazione formale di una firma.

La validità di un contratto di fideiussione richiede obbligatoriamente la forma scritta?
No, l’articolo 1937 c.c. stabilisce che la volontà di prestare fideiussione deve essere espressa, ma non impone la forma scritta a pena di nullità. La prova può essere fornita con ogni mezzo.

Cosa succede se la firma su una polizza fideiussoria viene disconosciuta e non si chiede la verificazione?
Il documento perde la sua efficacia probatoria nei confronti di chi ha disconosciuto la firma. Tuttavia, ciò non impedisce di provare l’esistenza del rapporto di garanzia attraverso altri elementi, come corrispondenza, diffide o prove presuntive.

È possibile dimostrare una fideiussione attraverso prove indirette o presuntive?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che la prova della fideiussione può essere fornita anche con presunzioni, purché la volontà di garantire sia manifestata in modo inequivocabile. Il giudice deve valutare tutti gli elementi prodotti, non solo il contratto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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