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Prova erogazione: onere probatorio in fallimento

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società creditrice che non ha fornito la prova dell’erogazione di un finanziamento per l’ammissione al passivo fallimentare. La corte ha sottolineato che una generica affermazione di aver depositato documenti, senza una precisa identificazione degli stessi, non è sufficiente a contestare la valutazione di fatto del giudice di merito sull’assenza di prova dell’effettivo versamento delle somme.

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Prova Erogazione Finanziamento: Onere della Prova e Insinuazione al Passivo

Quando un creditore cerca di far valere le proprie ragioni nei confronti di un’azienda fallita, la chiarezza e la completezza della documentazione sono fondamentali. La prova erogazione finanziamento non è un dettaglio formale, ma il cuore della pretesa creditoria. Un’ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce questo principio, chiarendo che non basta affermare di aver fornito le prove, ma è necessario dimostrarlo in modo specifico e inequivocabile.

Il Caso in Esame: Un Credito Contestato

Una società di gestione crediti, subentrata a un istituto bancario, aveva proposto opposizione allo stato passivo del fallimento di un’impresa di costruzioni. La sua richiesta di ammissione al passivo per un ingente credito, derivante da un contratto di finanziamento con garanzia ipotecaria, era stata respinta sia in primo grado che in appello. Il motivo della reiezione era tanto semplice quanto cruciale: la società creditrice non era riuscita a fornire una prova adeguata dell’effettiva erogazione delle somme oggetto del finanziamento.

Nonostante il contratto di mutuo prevedesse il versamento delle somme su un conto corrente specifico, la Corte d’Appello aveva rilevato che la creditrice non aveva prodotto alcun documento, come un estratto conto, che attestasse l’avvenuto accredito. In sostanza, mancava la prova del passaggio di denaro dal mutuante al mutuatario.

La Decisione della Corte e la Prova Erogazione Finanziamento

La società creditrice ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che i giudici di merito avessero omesso di esaminare un fatto decisivo: a loro dire, era stato allegato un saldaconto con certificazione notarile che provava l’erogazione. Tuttavia, la Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile.

La Cassazione ha chiarito che la contestazione della creditrice si risolveva in una critica alla valutazione dei fatti e delle prove, un’attività riservata esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado e non sindacabile in sede di legittimità. Il giudice d’appello aveva chiaramente affermato che ‘difettava qualsiasi prova dell’effettiva erogazione del finanziamento’.

L’Onere della Prova a Carico del Creditore

La decisione si fonda su un principio cardine del nostro ordinamento, sancito dall’articolo 2697 del Codice Civile: chi vuole far valere un diritto in giudizio deve provare i fatti che ne costituiscono il fondamento. Nel caso di un contratto di mutuo, il creditore (mutuante) non deve solo provare l’esistenza del contratto, ma anche l’avvenuta consegna del denaro al debitore (mutuatario). Senza questa prova, il contratto, seppur valido, non produce il suo effetto principale, che è l’obbligo di restituzione.

La censura mossa dalla ricorrente è stata giudicata, inoltre, ‘palesemente generica’. Affermare di aver prodotto un documento senza indicarne gli elementi identificativi e senza specificare in quale atto processuale fosse stato depositato nei precedenti gradi di giudizio equivale a una mera asserzione, insufficiente a scalfire la decisione impugnata.

Le Motivazioni

La Corte ha sottolineato che la valutazione del giudice d’appello era stata netta: dopo aver esaminato la documentazione, aveva concluso per l’assenza totale di prova. La ricorrente, nel suo ricorso, ha tentato di ribaltare questo giudizio di fatto senza però fornire alla Corte gli strumenti per farlo. Non è compito della Cassazione andare a ricercare tra gli atti dei precedenti gradi di giudizio un documento che la parte ricorrente menziona in modo vago e non circostanziato. L’inammissibilità del motivo principale ha comportato anche l’assorbimento del secondo motivo, relativo alla condanna al pagamento delle spese legali.

Conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica per tutti i creditori, in particolare per banche e società finanziarie. Per ottenere l’ammissione al passivo fallimentare, non è sufficiente depositare il solo contratto di finanziamento. È imperativo fornire una prova chiara, diretta e facilmente identificabile dell’effettiva prova erogazione finanziamento. Documenti come estratti conto certificati, contabili di bonifico o quietanze di pagamento sono essenziali e devono essere specificamente indicati e prodotti nel corso del giudizio di merito. Affidarsi ad affermazioni generiche in sede di legittimità è una strategia destinata al fallimento.

Perché la richiesta della società creditrice è stata respinta?
La richiesta è stata respinta perché la società non ha fornito alcuna prova documentale che dimostrasse l’effettiva erogazione e il versamento della somma di denaro prevista dal contratto di finanziamento alla società fallita.

Cosa deve dimostrare un creditore per essere ammesso al passivo per un credito da finanziamento?
Il creditore deve dimostrare non solo l’esistenza di un valido contratto di finanziamento, ma anche e soprattutto di aver materialmente consegnato o accreditato la somma di denaro al debitore. La sola esistenza del contratto non è sufficiente.

Per quale motivo la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché contestava una valutazione di fatto (l’assenza di prove), che non può essere riesaminata in Cassazione, e perché l’argomento della ricorrente era troppo generico, poiché faceva riferimento a un documento probatorio senza identificarlo con precisione né indicare quando fosse stato depositato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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