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Prova del danno: la caduta non basta per il risarcimento

Un inquilino ha citato in giudizio l’ente gestore di un immobile per i danni subiti a seguito di una caduta sulle scale, attribuita alla rottura di un gradino. Il Tribunale di Firenze ha respinto la domanda. La decisione si fonda sulle numerose e insanabili contraddizioni nelle versioni dei fatti fornite dall’attore nel tempo (caduta all’indietro, caduta in avanti, caduta per scale bagnate). Tale incertezza ha impedito di stabilire la prova del danno e il nesso di causalità tra la presunta rottura del gradino e l’infortunio, elemento indispensabile per la responsabilità da cose in custodia (art. 2051 c.c.).

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Prova del Danno: Quando le Contraddizioni Annullano il Risarcimento

Subire una caduta in uno spazio condominiale e riportare lesioni è un evento spiacevole che solleva immediatamente la questione del risarcimento. Tuttavia, la strada per ottenerlo non è sempre lineare. Una recente sentenza del Tribunale di Firenze evidenzia come la prova del danno e, soprattutto, del suo legame con lo stato dei luoghi, sia un onere cruciale per il danneggiato. Se la narrazione dei fatti è incerta e contraddittoria, la domanda di risarcimento è destinata a essere respinta, anche di fronte a un danno fisico accertato.

I Fatti di Causa

Un inquilino di un alloggio di edilizia residenziale pubblica citava in giudizio l’ente gestore dell’immobile, chiedendo un risarcimento di oltre 38.000 euro per i danni subiti a seguito di una caduta. Secondo la sua versione iniziale, mentre conversava con una vicina sulle scale, nel tornare verso il suo appartamento, avrebbe poggiato il piede sull’angolo del primo gradino, che si sarebbe rotto, facendolo cadere e provocandogli la frattura del malleolo.

L’ente gestore si difendeva negando ogni responsabilità, sostenendo l’inverosimiglianza della dinamica e attribuendo l’accaduto a una condotta disattenta dell’attore.

L’Importanza della Prova del Danno e la Decisione del Tribunale

Il Tribunale ha rigettato la domanda, concentrando la sua analisi sulla debolezza e l’incoerenza dell’impianto probatorio offerto dall’attore. Il principio giuridico applicato è quello dell’art. 2051 c.c. sulla responsabilità da cose in custodia. Secondo tale norma, il danneggiato deve fornire la prova del danno subito e del nesso di causalità tra la cosa (in questo caso, la scala) e l’evento lesivo. Il custode, per liberarsi, deve invece provare il “caso fortuito”, ovvero un fattore esterno che ha interrotto quel nesso causale, che può essere anche la condotta imprudente del danneggiato stesso.

In questo specifico caso, il giudice ha rilevato una serie di insanabili contraddizioni che hanno reso impossibile ricostruire con certezza come si fossero svolti i fatti.

Le Narrazioni Contrastanti

Il vero punto debole della posizione dell’attore è emerso dall’analisi delle diverse versioni fornite nel tempo:

1. In atto di citazione: L’attore affermava di scendere le scale all’indietro, guardando verso l’alto, e di aver poggiato il piede sul primo gradino.
2. Nella lettera di messa in mora: Il legale parlava di una generica caduta “mentre scendeva le scale”.
3. In una perizia di parte: Il geometra descriveva l’attore mentre “saliva sul primo gradino” della rampa.
4. Al Pronto Soccorso: Nel referto medico, l’attore stesso aveva dichiarato di essere vittima di una “caduta accidentale dalle scale bagnate stamani”.

Questa ultima dichiarazione, resa nell’immediatezza dei fatti a un pubblico ufficiale e contenuta in un atto pubblico, è stata ritenuta dal giudice particolarmente significativa. Sebbene non coperta da fede privilegiata assoluta nella sua valutazione, essa costituisce una confessione stragiudiziale e si pone in netto e insanabile contrasto con la tesi del gradino rotto, minando alla base la credibilità della ricostruzione offerta in giudizio.

le motivazioni
Il Tribunale ha concluso che l’incertezza assoluta sulla dinamica dell’evento impedisce di ritenere integrata la prova del nesso causale. La giurisprudenza della Cassazione è chiara sul punto: l’onere della prova grava sull’attore, e l’incertezza su un elemento fondamentale come la causa dell’evento dannoso si risolve a suo svantaggio. Non è stato possibile stabilire se la caduta sia stata causata dalla rottura del gradino, da una disattenzione, da una manovra anomala (come scendere all’indietro) o, ancora, da scale bagnate. Le numerose incongruenze hanno reso di fatto impossibile ricollegare le lesioni subite a una responsabilità oggettiva del custode.

le conclusioni
Questa sentenza è un monito fondamentale: per ottenere un risarcimento per i danni da cose in custodia, non è sufficiente dimostrare di essersi fatti male. È indispensabile fornire una prova chiara, coerente e univoca del nesso di causalità tra la condizione della cosa e l’incidente. Le versioni contraddittorie, le dichiarazioni rese in altre sedi (come il Pronto Soccorso) e l’incertezza generale sulla dinamica dei fatti possono diventare ostacoli insormontabili, portando al rigetto della domanda e lasciando il danneggiato senza risarcimento. La coerenza e la precisione nella ricostruzione dei fatti sono, dunque, elementi tanto importanti quanto la dimostrazione del danno fisico stesso.

Se cado in un condominio e mi faccio male, il risarcimento è automatico?
No, non è automatico. È necessario fornire la prova del danno, dimostrando un nesso di causalità chiaro e inequivocabile tra la condizione della cosa in custodia (es. una scala rotta) e l’evento dannoso.

Cosa succede se fornisco versioni diverse di come è avvenuto l’incidente?
Fornire versioni contraddittorie dell’accaduto, come emerge in questo caso, rende di fatto impossibile per il giudice accertare il nesso di causalità. Questa incertezza sulla dinamica dei fatti va a svantaggio di chi chiede il risarcimento e può portare al rigetto della domanda.

Quanto vale la mia dichiarazione resa al Pronto Soccorso?
La dichiarazione resa al medico del Pronto Soccorso, riportata nel referto, ha valore di confessione stragiudiziale. Il giudice può valutarla liberamente e, se contrasta con la versione dei fatti presentata in tribunale, può essere un elemento decisivo per rigettare la richiesta di risarcimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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