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Prova del credito: contratto scritto e data certa

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una società di gestione crediti che chiedeva l’ammissione al passivo di un fallimento. La decisione conferma che per la prova del credito non sono sufficienti estratti conto o documenti interni, ma è necessario produrre i contratti originali, che devono rispettare il requisito della forma scritta e avere una data certa opponibile alla massa dei creditori. Il ricorso è stato respinto anche per motivi procedurali, in quanto chiedeva un riesame dei fatti non consentito in sede di legittimità.

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Prova del Credito in Fallimento: L’Importanza di Contratto Scritto e Data Certa

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia fallimentare: la prova del credito vantato nei confronti di una società fallita richiede la produzione di contratti formalmente ineccepibili. Non basta dimostrare l’esistenza di un rapporto bancario tramite estratti conto o risultanze contabili interne. È indispensabile depositare il contratto originario, che deve possedere il requisito della forma scritta a pena di nullità (ad substantiam) e una data certa anteriore alla dichiarazione di fallimento. Approfondiamo questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Una società specializzata nella gestione di crediti deteriorati presentava domanda di ammissione al passivo del fallimento di una società immobiliare, vantando un credito di oltre tre milioni di euro. Tale credito derivava da due scoperti di conto corrente originariamente intrattenuti tra la società fallita e un istituto di credito.

Il giudice delegato, in prima battuta, non ammetteva il credito. Successivamente, anche il Tribunale, in sede di opposizione, rigettava la richiesta della società creditrice. La ragione? La documentazione prodotta era stata ritenuta del tutto insufficiente a fornire una valida prova del credito.

La Decisione dei Giudici di Merito

Il Tribunale ha sottolineato che la prova della costituzione, dello svolgimento e dell’entità di un credito bancario non può essere affidata ai soli estratti conto. È necessario produrre i contratti che hanno dato origine a tali rapporti, i quali, per legge (art. 117 T.U.B.), devono avere la forma scritta a pena di nullità.

Inoltre, per essere opponibili alla massa dei creditori, tali contratti devono essere muniti di data certa anteriore alla dichiarazione di fallimento. Nel caso specifico, i documenti depositati dalla società creditrice sono stati giudicati inadeguati: uno conteneva solo una dichiarazione di presa visione di una lettera di apertura del rapporto, mentre l’altro era una mera scheda di sintesi. Mancavano, quindi, i contratti veri e propri, completi e formalmente validi.

I Motivi del Ricorso e la Prova del Credito

La società creditrice ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando diversi errori da parte del Tribunale. In sintesi, sosteneva che:

1. I documenti prodotti erano idonei a integrare contratti di conto corrente validi.
2. Tali documenti possedevano il requisito della data certa, desumibile da un timbro apposto da un funzionario comunale.
3. L’eccezione sulla mancanza di data certa era stata sollevata tardivamente dalla curatela fallimentare, violando il principio del contraddittorio.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato tutti i motivi di ricorso inammissibili, basando la propria decisione su diverse ragioni logico-giuridiche concorrenti.

In primo luogo, il ricorso è stato ritenuto generico perché non illustrava in modo adeguato il contenuto dei documenti contestati, impedendo alla Corte di valutarne la rilevanza. Questo viola una precisa norma del codice di procedura civile (art. 366, n. 6).

In secondo luogo, e in modo ancora più decisivo, la Corte ha ribadito che il ricorso per cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di merito. La società ricorrente, criticando la valutazione dei documenti fatta dal Tribunale, stava in realtà chiedendo alla Corte di rivalutare i fatti e le prove, un compito che spetta esclusivamente ai giudici di merito. Il giudizio di legittimità serve a verificare la corretta applicazione delle norme di diritto, non a riesaminare le prove.

Infine, la Corte ha evidenziato che la decisione del Tribunale si fondava su una pluralità di rationes decidendi (ragioni della decisione) autonome e sufficienti. Il Tribunale aveva negato l’ammissione del credito sia per la mancata produzione dei contratti originari, sia per l’assenza di data certa nei documenti presentati. Poiché le censure mosse contro la prima ragione erano state giudicate inammissibili, diventava superfluo esaminare quelle relative alla seconda, in quanto la decisione sarebbe rimasta comunque valida.

Conclusioni

Questa ordinanza offre un monito chiaro a banche, società finanziarie e a chiunque vanti un credito basato su rapporti contrattuali di durata. Per ottenere l’ammissione al passivo di un fallimento, è cruciale fornire una prova del credito solida e formalmente ineccepibile. Gli estratti conto, le contabili interne o documenti parziali non sono sufficienti. È tassativo produrre i contratti originali, sottoscritti dalle parti e dotati di data certa, che dimostrino senza ombra di dubbio l’origine e l’entità dell’obbligazione. In assenza di tale rigore probatorio, il rischio di vedere il proprio credito escluso dalla procedura concorsuale è estremamente elevato.

Per ammettere un credito al passivo fallimentare sono sufficienti gli estratti conto?
No, la Corte ha stabilito che la prova dell’esistenza e dell’entità del credito non può basarsi sui soli estratti conto o sulle risultanze contabili interne della banca, ma richiede la produzione dei contratti originali.

Quali requisiti deve avere un contratto bancario per essere valido come prova del credito in un fallimento?
Il contratto deve avere la forma scritta ad substantiam (a pena di nullità), come prescritto dalla legge, ed essere munito di una data certa anteriore alla dichiarazione di fallimento per poter essere opponibile alla massa dei creditori.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare i documenti già valutati dal Tribunale?
No, non è possibile. Il ricorso per Cassazione non può trasformare il giudizio di legittimità in un nuovo grado di merito. La Corte non può rivalutare i fatti o le prove, ma solo verificare la corretta applicazione delle norme di diritto e la logicità della motivazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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